Baldini: “Il mio Luis incontaminato…”

Franco Baldini usa Roma Channel per salutare tutti i tifosi della Roma. Il giorno dopo la bellissima prestazione contro il Bologna, il direttore generale della società giallorossa parla al canale tematico del club del presente e del futuro della squadra, in netto miglioramento negli ultimi anni, specialmente dopo i 6 punti ottenuti, in trasferta, contro Napoli e Bologna. Queste le sue parole:

I RISULTATI POSITIVI – “E’ un momento positivo, ma non ci allarghiamo. Avevo visto delle cose positive anche a Udine e Firenze, il risultato ha questa capacità magica di dare la percezione dei fatti che avvengono sotto una luce positiva. E’ chiaro che il risultato, un risultato poi così positivo come quello ottenuto a Napoli, che è un avversario fortissimo Il risultato dà la percezione che qualcosa di buono sia stato fatto, anche se ottenuto con un pizzico di fortuna. Pure però quando il risultato non veniva, come a Udine e Firenze, a parer mio si poteva vedere l’identità di squadra e di gioco, che è l’obiettivo che si voleva ottenere, e questa si sta rivelando una base buona su cui continuare ad investire”.

LUIS ENRIQUE ITALIANIZZATO – “Luis Enrique si sta italianizzando? Bisogna vedere che cosa vuol dire, gli italiani giocano in maniera molto diversa. Se si intende un gioco “catenacciaro” non credo si possa pensare una cosa del genere, se invece si parla del fatto che nelle sfide con Juventus e Napoli ci sia stato un possesso palla inferiore rispetto agli avversari dico che in campo ci stanno anche gli avversari, e queste due squadre che ho citato sono molto forti.
Da quello che vedo io Luis Enrique sta cercando di fare lo steso gioco dall’inizio della stagione. E’ rimasto incontaminato, mi sembra abbastanza evidente, i terzini sono sempre molto alti. Poi è chiaro che anche lui sta facendo un percorso di crescita, non dimentichiamoci che anche per lui si tratta della prima esperienza in una panchina importante. Sta confermando comunque tutte le buone impressioni che avevamo, anzi, forse sta anche andando meglio di quanto ci aspettassimo, perchè ha retto molto bene l’impatto con Roma, che è una cosa molto difficile. Ci sono molte differenze tra Luis Enrique e Capello. Con Capello bisogna costruire una squadra per l’immediato, mentre con Luis Enrique si va verso una direzione diversa, qua alla Roma serviva costruire una cosa dal basso, serviva del sangue fresco, dove di freschezza non ce ne era tanto, trovare il giusto mix e costituire un’dentità di gioco diverso, visto che alla gente anche questo interessa. O trovi un gioco godibile o porti alla vittoria immediata, e non avendo noi la possibilità di farlo con sicurezza, noi abbiamo cercato di rendere attraente il nostro gioco, dare un’identità e poi, con i dovuti innesti, nel tempo renderla non solo bella, ma vincente“.

IL RITORNO A ROMA – “Il mio primo istinto nel ritorno a Trigoria è stato un istinto di sopravvivenza, non mi sono lasciato prendere dall’emozione, mi sono costretto a pensare alla risoluzione dei problemi, cioè alla ricerca della soluzione dei problemi. Ce ne sono ancora molti, non ci lasciamo impressionare dai risultati che iniziano ad arrivare.

LA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE – “Il giorno della mia conferenza poi c’è stato un incredibile diluvio su Roma, sembrava fosse quasi un segno del destino, ma non mi sono lasciato impressionare, sono riuscito ad arrivare a Trigoria ugualmente, magari poteva essere una pioggia che cacciava quanto di negativo ci fosse vicino alla Roma. Quella conferenza non è stata un’esperienza bellissima, ero molto emozionato, ho sempre avuto la percezione che qua è sempre meglio prima fare e poi parlare, però l’importanza del ruolo ti costringe anche a fare certe cose che vorresti rimandare. Fare delle promesse mi sembra quasi uno spot elettorale, appartiene ad una logica in cui non mi rivedo”.

INIZIATIVE PER I TIFOSI – “Ci sono più cosa da fare che da dire. Delle cose piccole sono anche già state fatte e spesso non sottolineate: per esempio la possibilità di acquistare i biglietti  da qui fino alla fine del campionato senza dover andare in biglietteria, l’e-commerce, la vendita on-line dei biglietti, la riapertura del botteghino la domenica allo stadio. Sono tante piccole cose, ma che vorremmo possano ridare al calcio la propria fruibilità, la sicurezza, ciò che nel resto del mondo è la normalità. Personalmente me ne sono accorto quando ho lasciato l’Italia, andando in Spagna, e, ancora di più, quando sono andato in Inghilterra, si vive in un mondo in cui il giorno della partita è una festa. Quando ti accorgi che è così devi cercare di riproporlo anche nel luogo in cui lavori”.

I MOTIVI DEL RITORNO – “Ancora non riesco a trovare la vera motivazione per cui sono tornato a Roma, è stata istintiva, ma non serve trovarla, è solo la volontà di fare ciò che si vuole”.

LE ESPERIENZE ALL’ESTERO – “Sono stato molto fortunato, ho potuto lavorare in un club importantissimo come il Real Madrid e una federazione come quella inglese, ho colto queste opportunità. Al Real Madrid, Fabio Capello è stato sul punto di essere esonerato verso gennaio, poi grazie ad alcune decisioni, fatte tra gli altri anche da me, si è riuscito a preservarlo sulla panchina e, grazie a lui, è arrivata la vittoria del campionato. Con l’Inghilterra il momento migliore è stato il cammino di qualificazione ai Mondiali, mentre quello negativo è stata l’eliminazione dal Campionato del Mondo contro la Germania. L’esperienza all’estero è stata molto positiva, qui in Italia è sempre tutto più difficile. Questo è un posto dove non esistono mezze misure. Roma ti devasta, non hai mai un ora libera, appena ne trovi uno succede sempre qualcosa, con l’Inghilterra avevo molto tempo a mia disposizione. Il giudizio sul calcio italiano ancora non posso darlo, vedo solo la realtà del club Roma. Devo dire ultimamente la squadra viene accolta sempre bene, con simpatia, sarà perchè non siamo ancora competitivi. Gli attegiamenti del tecnico e della squadra, il loro fair play forse ci fa apparire più simpatici“.

CAPELLO – “Con Capello abbiamo parlato più volte e credo che non tornerà in Italia, ha avuto già alcune offerte, anche ultimamente, e le ha sempre rifiutate. Poi nel calcio è sempre fondamentale dire “mai dire mai””.

GLI ARBITRI – “Il fatto di non parlare degli arbitri è fondamentale per costruire qualcosa di importante. Dalle altre parti è così. Cerchiamo di fare un calcio ‘depolimicizzato’ il più ‘svelenito’ possibile, se gli arbitri avranno meno responsabilità sarà anche più facile per loro”.

IL RAPPORTO CON FRANCO SENSI – “Quando è morto il presidente Sensi la prima cosa che ho fatto è stato prendere un aereo e venire a Roma per rendere omaggio alla sua salma. Se sono un dirigente è tutto merito suo: appena ho finito la mia carriera da giocatore ho iniziato a fare l’agente. Poi dopo aver fatto un paio di operazioni di mercato con la Roma (Paulo Sergio e Konsel), è iniziato un rapporto che mi ha portato a fare il dirigente e a laurearmi, visto che non sopportavo il fatto di dover correggere tutti coloro che mi davano del “dottore”, visto che qua a Roma si dà del “dottore” e dell’idiota con la stessa disinvoltura e naturalezza. Di Franco Sensi conservo cose meravigliose”.

CALCIOPOLI – “Di Calciopoli voglio parlare solo nelle sedi opportune”.

LA SOCIETA‘ – “La mentalità americana è stata fondamentale nella mia scelta. Dopo i colloqui che ho avuto ho sentito subito questo feeling e questa voglia di fare qualcosa di nuovo”.

I CAMBIAMENTI AL VERTICE DELLA ROMA – “Questo cambiamento all’interno della Roma con la crescita del ruolo di Pallotta non è stata una cosa fuori programma, lo si sapeva dall’inizio, quantomeno io lo sapevo da subito. DiBenedetto è stato il collante, colui che ha trovato dei soci per acquistare la Roma, lui è il presidente e bisogna sottolinearlo. I tempi sono quelli prestabiliti, non c’è mai stata la più lontanissima ipotesi che DiBenedetto non andasse più bene per questo ruolo. Poi se gli altri soci avessero voluto partecipare maggiormente con il lavoro nella società avrebbero potuto farlo, e Jim Pallotta l’ha fatto, inserendo nel Cda due suoi uomini”.

LA NORMALITA‘ -” Normale è rendere le cose meno importanti di quelle che possono sembrare. Se riusciamo a portare questa realtà, le cose miglioreranno”.

FRANCESCO TOTTI – E’ assurdo che io possa essere tacciato di non essere indulgente in maniera straordinaria verso il talento, e quando si parla di Totti si possono solo alzare le mani. Non posso essere descritto come uno che non è innamorato della classe visto che, come dico spesso, ho acquistato Cassano dopo essere stato a cena con lui tre volte”.

DANIELE DE ROSSI – “De Rossi l’ho trovato molto maturo. Un ragazzo che nonostante l’idolatria ha conservato la propria personalità, una persona che fa bene al calcio e alla Roma in particolare, io l’ho lasciato che era un ragazzino che poteva prendere qualsiasi direzione, e l’ho ritrovato uomo intelligente. Daniele è diverso da Gerrard e Lampard, e la partita contro la Juventus ha dimostrato che lui, a differenza degli altri due, può giocare ovunque. Sul suo contratto però preferisco non rispondere”.

PROMESSE PER L’ANNO PROSSIMO – “L’anno prossimo faremo delle cose”.

GLI AUGURI – “Auguro buon Natale a tutti i tifosi della Roma, e a tutte le loro famiglie, che vogliamo riportare allo stadio”.

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