Inter, ora è nata una squadra. Roma affondata e superata

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La Stampa (R.Condio) – L’altalena al vertice continua e a guadagnarne è la bellezza del campionato. Ora c’è di nuovo l’Inter al comando e l’1-0 sulla Roma (6° stagionale) non vale un sorpasso lungo solo una notte come dopo l’1-0 di Bologna. Mal che vada oggi la raggiungeranno, ma ieri è forse nata una squadra più consapevole e matura. Senza Icardi là davanti, votata al sacrificio ma anche terribilmente concreta e solida dietro. Per capirci, la Roma segnava da 21 partite di campionato. L’hanno fermata Sant’Handanovic e l’Inter più convincente dell’anno. Che ha castigato Garcia proprio come il francese aveva punito sei giorni prima la Fiorentina: al diavolo il possesso-palla, concentrazione massima e cinismo in attacco.

Solo due italiani – Non è una novità, ma fa sempre effetto rilevare come nel clou della Serie A gli italiani titolari siano appena due (e 6 sui 46 a referto!). L’Inter schiera D’Ambrosio, positivo nonostante fosse ai primi minuti stagionali; la Roma senza Totti e De Rossi ha lo spento Florenzi e basta. Lassù sono esterofile al 90% anche Napoli e Fiorentina: orfana della Juve ancora abbastanza autarchica, la lotta per questo scudetto avrà un accento straniero da record. A meno che non faccia miracoli il Sassuolo e il Milan non si scateni. Nel frattempo, le protagoniste sono altre.

Approccio giusto – Incuriosiva, ieri, l’approccio tra un’Inter che non segna mai prima del 31’ e una Roma al contrario tremenda nelle partenze con 3 delle precedenti 4 sfide sbloccate entro il 6’. In effetti, i nerazzurri hanno cominciato a costruire il loro successo subito. Tenendo bassi i ritmi per 15’ di nulla assoluto; soffrendo il giusto (e ringraziando il solito Handanovic) quando la Roma è entrata in partita; ripartendo con la qualità del loro inedito attacco tutto slavo; segnando guarda caso proprio al 31’ con la più improbabile delle soluzioni. Mai visto il Pitbull Medel tirare da 25 metri: forse per questo Rudiger lo ha lasciato fare e Szczesny s’è buttato con clamoroso ritardo. E dire che il cileno stava per uscire per problemi alla schiena: ha tenuto duro fino al 51’, poi se n’è andato tra i cori di gratitudine dei suoi tifosi. Mancini bravo e fortunato, dunque. Proprio lui aveva sparigliato le carte con una formazione che sembrava un classico scherzetto da notte di Halloween. Tutto vero, invece: fuori Icardi, capitano e capocannoniere della scorsa stagione, intristito in panchina; inedito tridente col suffisso «ic» e D’Ambrosio-Nagatomo coppia di terzini passati da emarginati a titolari nel big-match. Perisic e Ljajic, di fatto, hanno più difeso che attaccato in un 4-3-3 che pareva più un 4-5-1. Ma quando salivano a dialogare con Jovetic creavano grattacapi. Prima di prendere il gol, la Roma aveva dato l’impressione di poter passare se soltanto ci avesse messo più intensità e velocità. Parate di Handanovic a parte, ha pagato la mollezza di Salah e Dzeko e le troppe imprecisioni nei passaggi anche degli insospettabili Nainggolan e Pjanic.

Reazione inutile – Ha cambiato passo, la Roma, nella ripresa. Ha messo le tende nella metà campo nerazzurra ma ha continuato a sbattere contro un muro organizzatissimo e a difettare nella mira. E quando ha centrato il bersaglio ha trovato un portiere pigliatutto. Poi, già ammonito per stupide proteste, Pjanic ha fatto «mani» sulla trequarti e in 10 Garcia ha subito rischiato il bis di Perisic. L’1-0 di Medel, però, è bastato per ricacciarlo indietro.

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