Gazzetta dello Sport – Lame, scontri e tanti agguati. Il triste primato della Capitale

«Stab city», città delle coltellate. È l’accusa con cui negli anni passati i tabloid inglesi hanno più volte condannato Roma e che da ieri (dopo l’aggressione ai tifosi del Tottenham a Campo de’ Fiori) è tornata a rimbalzare sui titoli di molti giornali e siti british. In passato è successo soprattutto in occasione delle partite internazionali della Roma, quelle giocate nelle stagioni scorse contro Middlesbrough (nello stesso pub, il Drunken Ship), Manchester United e Arsenal, quando la tifoseria anglosassone di turno è sempre tornata a casa con qualche «puncicata» sul groppone. Da marzo del 2006 ad oggi, in tutto, il bilancio a Roma degli accoltellati legati a partite di calcio sfiora la cinquantina di persone. Oltre l’80% (circa 40) sono da ricondurre alla tifoseria della Roma, il resto alla Lazio.

ANNI PESANTI – C’è stato un momento, tra il 2006 e il 2008, in cui quasi tutte le partite a rischio del giallorossi finivano con un bollettino di guerra: è successo nelle sfide con Juventus (nell’amichevole di Pescara, dove nel frattempo è già scattato l’allarme rosso per la sfida di domenica prossima), Inter, Catania (due volte), Parma (in trasferta), Genoa, Reggina e Atalanta. E poi i derby, ovviamente, dove la parte calda delle tifoserie di Roma e Lazio per anni ha pensato solo a darsele di sana pianta (non come oggi, dove l’odio e l’avversione contro le forze di polizia ha portato anche a più di un’alleanza strategica). E anche le sfide europee, quelle con le inglesi su tutte, ma anche con gli ucraini dello Shakthar Donetsk, i blancos del Real Madrid (uno spagnolo che viveva a Roma) e con i greci dell’Olympiacos (per vendicare un agguato subito ad Atene ci furono due giorni di caccia al greco). I luoghi delle aggressioni? Quasi sempre gli stessi, nelle aree circostanti l’Olimpico: Ponte Duca d’Aosta, Piazza Mancini fino a Ponte Milvo. Un po’ la stessa area dove per Lazio-Panathinaikos di quindici giorni fa la polizia ha sequestrato circa una quarantina di armi improprie (coltelli, tirapugni, spranghe e mazze da baseball).

ESCALATION DI VIOLENZA – Ma Roma è diventata una città violenta? A vederla così sembrerebbe di sì, anche se poi gli episodi vanno analizzati nella loro specificità, senza generalizzare. Di certo c’è che (per fortuna) non siamo ancora ai livelli della Chicago Anni Venti, ma anche l’ultimo dossier del Viminale, da questo punto di vista, non è certo incoraggiante: +8% nel 2011 di reati rispetto al 2010 (al cospetto di un dato nazionale che riporta +5,4%), con un +71% di omicidi e un totale di 257.434 delitti denunciati (in Italia dietro solo a Milano). Una fotografia che testimonia un virus di violenza in crescita esponenziale, con il calcio che diventa uno dei terreni fertili dove scaricare violenza, frustrazioni, insicurezze e disagi sociali. A tal punto che, sempre dall’Inghilterra, prima della finale del 2009 di Champions League Manchester United-Barcellona il «Times» lanciò l’allarme: «Togliete la finale a Roma o dobbiamo aspettare che un tifoso inglese torni dentro una bara?». Del resto, l’odio con le tifoserie inglesi risale addirittura al 1984, ai tempi della finale dell’allora Coppa dei Campioni Roma-Liverpool. Mercoledì notte ha raggiunto un punto senza fine, è giunta l’ora che Roma torni ad essere una città più sicura.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese

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