In Champions spariscono i freni. Il dolce paradosso della Roma

La Repubblica (F.Bocca) – Lo stato di grazia di Stephan El Shaarawy – 25 anni appena compiuti, carissimo talento esploso al Genoa, illusosi al Milan di arrivare chissà dove, caduto nel dimenticatoio e poi rinato alla Roma – ha qualcosa di mistico e trascendentale. Toccato con l’indice da Eusebio Di Francesco, che lo ha così scelto e indicato tra gli altri infondendogli forza e ispirazione, l’attaccante ha azzeccato la partita della vita con due gol che riempiono la stagione della Roma e la lanciano addirittura al primo posto del girone di Champions.

Sorteggiata come vaso di coccio in un gruppo di ferro, la Roma è ora addirittura prima nella classifica, a un soffio dalla qualificazione, mentre Chelsea e Atletico Madrid fanno pessima figura e si vedono imbarazzantemente sorpassate da chi avrebbero dovuto eliminare e invece le ha colte di sorpresa. A ispirare le imprese giallorosse c’è soprattutto, evidentemente, il Chelsea di Antonio Conte, allenatore bravissimo ma che con la Champions ha anche un rapporto conflittuale, il suo grande cruccio. Dopo questa batosta saranno giorni durissimi per lui. Contro la Roma l’ex ct azzurro è entrato in fibrillazione, a Londra la sua difesa ha steso tappeti rossi a Dzeko (due gol), mentre a Roma Alonso, Luiz & C. hanno trascurato El Shaarawy (altri due gol), e non solo lui.

Un classico: ti spaventa Dzeko, vuoi evitarne la doppietta, raddoppi la marcatura sul potente spilungone e finisci col dare delle praterie a quel fantastico puledro che è Stephan El Shaarawy. Indicativo il primo gol segnato a freddo dopo appena 38’’ a un Chelsea imbambolato: Kolarov lancia lungo, Dzeko salta in area, Luiz e Rüdiger gli vanno addosso, El Shaarawy trova lo spazio aperto, ma Marcos Alonso arranca, e l’esterno destro è potente, spettacolare e soprattutto implacabile. Col Bologna El Shaarawy aveva fatto gol di violento piattone sinistro, convincendo in quello stesso momento Di Francesco a giocarsi il jolly del Faraone in Champions. L’ispirazione è stata illuminante visto che El Shaarawy di gol ne ha fatto anche un altro – stavolta su lancio lungo di Nainggolan – e stavolta la difesa di Conte ha fatto anche peggio. L’ex Rüdiger ha lasciato correre assurdamente il pallone, mentre Azpilicueta si è fatto beffare dall’attaccante in velocità.

La Roma forte e chiusa in difesa, ma anche troppo cinica e asfittica nel gioco e nella produzione di gol (i tre 1-0 seguiti in campionato al pareggio di Londra) ha lasciato il posto a una squadra spettacolare, veloce, micidiale nel contropiede. Nel conto la Roma ha messo anche un gol di Perotti e altri avrebbe potuto farne, stupendosi forse essa stessa per la sua condizione esaltante in Champions. I 55.000 dell’Olimpico hanno dedicato una standing ovation al ragazzo arrivato mesto e un po’ calpestato un anno e mezzo fa dal Monaco. El Shaarawy nel gennaio 2016 era una scommessa da 14 milioni, che in questi anni folli è cifra quasi insignificante. «È una di quelle serate che ricorderai tutta la vita. È la mia prima doppietta in Champions. Quando c’è stato il sorteggio c’era tanto scetticismo, ma stiamo facendo grandi partite. È un momento speciale per me». La cresta prepotente è ormai scomparsa, il segnale per la Nazionale, per Ventura e per il play off con la Svezia è fortissimo.

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