Immobile: Lazio, sì! Spalletti, zero tituli

TuttoSport (M.Bo) – Derby con tre b: sì, romaneschissimo… Dopo 19 mesi la Curva Sud della Roma torna a essere gremita con l’abbattimento delle barriere voluto fortissimamente dai tifosi, e così Totti e compagni, titolari e riserve, si piazzano da una bandierina del corner all’altra per applaudire nel pre-gara, guardando in faccia il proprio popolo, caricando le batterie con energia giallorossa. Un minuto da brividi. Dall’altra parte la Curva Nord laziale, strapiena pure questa, bilancia la spinta emotiva con urla che quasi cancellano lo speaker romanista dello stadio. Le premesse per una battaglia gladiatoria ci sono tutte, i due covi parlano anche con i colori sventolati, e la sfida parte subito con il piede a fondo corsa dell’acceleratore.

A TUTTO GAS – Le premesse invitano a immaginare la squadra di Spalletti iper-offensiva (4-2-3-1) all’attacco e quella di Inzaghi protesa più che altro a difendere la porta di Strakosha con il prudente 3-5-1-1. Invece subito botte calcistiche, da orbi. Col passare dei minuti però è la Roma a prendere il sopravvento anche se crea poche occasioni da gol rispetto a ciò che macina. Troppo lento il giro palla dei padroni di casa. In più Salah non è quasi mai messo nella condizione di azionare il turbo: la Lazio è compattissima. Sulla destra poi non può beneficiare della tecnica di Peres, rimasto in panchina in favore di un Rudiger anonimo. Alla mezzora i numeri sono clamorosi: 70% possesso palla Roma, molto più reattiva sulle seconde palle. Ma il calcio, si sa, è sadico a volte e così al 37′ la Lazio passa in vantaggio dopo una dormita di Manolas che permette a Immobile di sparare una bordata respinta da vicino da Allison, ma sulla deviazione Milinkovic-Savic finalmente batte un colpo. La mazzata laziale stordisce i giallorossi che vanno all’intervallo sull’1-1 grazie a El Shaarawy, abile di prima a battere di destro Strakosha con un rasoterra in area. Nella ripresa Spalletti inserisce Peres al posto di Juan Jesus per dare maggiore spinta ma niente da fare, la Roma patisce come all’andata il contropiede laziale e infatti Ciro Immobile fa urlare la Curva Nord dopo 11 minuti. A quel punto la finale di Coppa Italia non è più in discussione mentre le scelte di Spalletti aprono il fuoco della critica giallorossa. La doppietta che seguirà di Salah, con rete della vittoria inutile allo scadere, non fa altro che aumentare il rammarico per una semifinale giocata con troppo poca personalità.

IL PROLOGO – A questo derby di ritorno che vale la finale, di fatto da giocare in casa – la Coppa Italia si alzerà al cielo la sera del 2 giugno proprio all’Olimpico contro chi sarà più bravo tra Napoli e Juve che replicano stasera dopo il 3-1 dei bianconeri a Torino – la Roma ci arrivava dopo aver battuto la Sampdoria 4-0 e piegato di misura il Cesena mentre la Lazio era reduce dal sonoro 4-2 al Genoa e il più risicato 2-1 all’Inter. Le statistiche dicono che in campionato i giallorossi segnano molto di più dei cugini, 66 gol a 52 grazie anche a 429 tiri a 347, ricorrendo con più frequenza ai cross, 247 a 183, correndo molto meno, una media di 105 km a gara, (solo Milan, Genoa e Samp sono più fermi) rispetto al dinamismo laziale di 108 km (solo Napoli e Chievo sudano di più). La classifica premia la squadra di Spalletti, seconda con 8 punti in più della Lazio, ma entrambe sono unite dal sogno Champions League. Per ribaltare il risultato dell’andata la Roma avrebbe dovuto cambiare registro e correggere quelle lacune che avevano permesso a Immobile e compagni di ipotecare il passaggio del turno nella stracittadina disputata il primo marzo col contropiede. Però la lupa romana non perde il vizio, bensì la finale di Coppa Italia. E probabilmente pure Spalletti.

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