Il Toro e un’altra rifondazione. Due mesi per convincere Mazzarri: giocatori sotto esame dopo il ko di Roma

La Stampa (G.Buccheri)Questione di testa, gambe o cuore, la stagione del Toro si è fermata. O, meglio, si annuncia priva di obiettivi quando deve ancora scoccare la primavera. «Non voglio andare in vacanza già ad aprile», la riflessione amara di Rincon, generale (così lo hanno sempre soprannominato) senza truppe e senza più gradi. Il Toro si è fermato, dunque. Una frenata che, ad ascoltare il patron Urbano Cairo, è figlia di un cambio in panchina inevitabile e senza futuro nell’immediato. «Siamo felicissimi di avere Mazzarri, ma non ha la squadra che ha fatto lui, con gli uomini adatti al suo modulo: non gli possiamo chiedere di continuare il progetto di Mihajlovic, andando in Europa League», così il presidente granata ai microfoni di «Deejay Football Club».

STAGIONE ANONIMA Cairo, il giorno dopo il ko di Roma, racconta come i sogni europei del Toro siano naufragati due volte nella stessa stagione: prima per gli errori di Mihajlovic, poi con la scelta di un nuovo tecnico a cui concedere metà campionato per studiare. Così, ora, non resta che dedicarsi al lavoro di ristrutturazione di un gruppo destinato a essere ridisegnato fra poche settimane. «Sono qui da due mesi – dice Mazzarri -, adesso voglio capire su chi potrò contare in prospettiva». Dietro l’angolo c’è un esame, per tutti, nessuno escluso. Cairo pensa ai giovani: «Ne abbiamo di interessanti, è giusto metterli alla prova. Chi? Bonifazi, Lyanco, lo stesso Berenguer. E, poi, Milinkovic-Savic in porta», sottolinea il patron. Al netto delle prossime variabili di mercato (nessuno è incedibile, il punto di partenza), ad oggi, per il club, fra i più apprezzati ci sono Sirigu, Nkoulou e, naturalmente, Belotti, non quello attuale si intende. Cominciando dalla difesa, Moretti, Molinaro e Burdisso sono in uscita perché così dicono i rispettivi contratti in scadenza (non si rinuncerà, comunque, all’esperienza tutto di un colpo), Ansaldi è ostaggio di una fase di regressione e De Silvestri, ultimo a mollare in ogni occasione, potrebbe pagare il modulo Mazzarri.

SPAZIO AI GIOVANI – Là in mezzo, a Baselli viene spesso cambiato ruolo e posizione: sarà uno degli osservati speciali da qui a maggio. Le qualità non si discutono, Mazzarri vuole testarne duttilità e continuità di prestazione. Rincon, equilibratore e non solo, può pericolosamente ritrovarsi in discussione per quella mancanza di leadership attesa. E in attacco? Il destino di Ljajic appare segnato: a fine stagione dovrebbe calare il sipario sull’avventura del serbo a Torino. Niang potrebbe seguirne l’esempio, mentre a favore di Berenguer giocano l’età e la voglia di metterne alla prova una tecnica ancora inespressa. Rifondazione ennesimo atto: questo è il Toro che ci aspetta. «Paghiamo il mancato progetto Mihajlovic. Ci ha tolto punti importanti», ripete Cairo. Una stagione che finisce quando non è ancora primavera non può essere spiegata solo così.

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