Il segno di Zlatan: Ibra scatenato trascina il Milan

La Repubblica (M. Pinci) – È durato meno di due ore il primo posto solitario del Napoli. A rimettere il Milan sulla locomotrice del campionato è stato il gol più vecchio mai segnato allo stadio Olimpico in una partita di Serie A. E di chi, se non di Zlatan Ibrahimovic? A una settimana dal derby che misurerà l’ambizione della squadra di Pioli, Ibra è tornato a mettere in scena il suo Dorian Gray, opera che per riuscire davvero ha bisogno delle migliori cornici possibili.

E quale meglio di una notte col primato da riconquistare in uno stadio torrido e nell’incontro con l’amico-nemico Mourinho, che l’aveva scaricato per costruire un’Inter da Champions? Il palco ideale per l’ultimo immortale. Che in quel catino fremente di attesa – la Roma non vince uno scontro diretto da due anni, escluso il derby di maggio, e il digiuno si sta facendo ossessione – s’è permesso di violare persino il mito di Totti, che l’ultimo gol in campionato nel suo stadio l’aveva segnato due settimane prime di compiere 40 anni.

Un record durato cinque anni e franato ieri. Perché Ibra, a 40 compiuti da quasi un mese, ha ancora la forza per scagliare un bolide da fermo, su punizione, nell’angolo più lontano della porta romanista, contando sull’imprevedibilità di una traiettoria perfida, nella sua precisione. Il timbro numero 150 nella nostra Serie A e 400 in tutti i campionati. Una storia vista e rivista: con quello di ieri i gol segnati alla Roma sono diventati 13, più di qualsiasi altra squadra in Italia, e Rui Patricio il 6° portiere giallorosso a cui è toccata questa sorte.

Storia di un’inimicizia che i tifosi hanno deciso di sottolineare nel modo peggiore, urlandogli a pienissima voce, e in due momenti diversi, “Sei uno zingaro”: chissà se (insieme a qualche “buu”a Kessié subito coperto da fischi) finirà nell’archivio delle vergogne rimaste senza conseguenze che la Procura federale sta collezionando da inizio stagione o se almeno stavolta qualcuno si deciderà a far qualcosa.

Giustizia se l’è fatta da sé Ibrahimovic: come quando da ragazzino a scuola colpiva col disco da hockey l’insegnante che voleva umiliarlo, ha prima allargato le braccia, a sfidare i bulli della curva. E poi calato il sipario sullo spettacolo romano: due volte, addirittura. Perché se il gol del 2-0 glielo ha cancellato il Var Mazzoleni, nemmeno il monitor ha potuto togliergli il rigore conquistato e ceduto a Kessié per il bis. Concesso due volte da un disastroso arbitro Maresca, dal vivo e dopo averlo rivisto.

Ma la protesta non giustifica una Roma fragilissima. Il minestrone di attaccanti con cui Mou ha farcito la squadra nella ripresa – fino a sei tutti insieme, compreso l’amuleto di Cagliari, il 18enne Felix Afena – ha avuto l’effetto di intonare il finale con la notte di Halloween. E il Milan le streghe le ha viste davvero, se dopo il gol del 2-1 di El Shaarawy al 93’ c’è stato ancora tempo per un brivido: un tocco Kjaer-Pellegrini nell’area del Milan, probabilmente da rigore, avrebbe potuto riscrivere il finale della partita. E di questa giornata di campionato

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