Il Romanista – “Siamo tutti ebrei romani”

Prendendo spunto dal pezzo che scrive qui accanto Massimo Izzi, gridiamo e invitamo a gridare: “Siamo tutti ebrei romani”. Lo facciamo oggi, dopo quanto accaduto nel derby da parte laziale, perché feriti nella nostra identità di cittadini, di esseri umani, di tifosi. Probabilmente non tutti gli sciagurati che hanno lanciato quello slogan “Romanista ebreo” conoscono i terribili risvolti dell’antisemitismo: della storia non sanno nulla. Usano i termine ebreo come un insulto, come altri dicono all’avversario: “zingaro, frocio, napoletano”. È questa banalizzazione che lo rende ancor più grave: privato dalla sua aberrante ideologia esso diviene parte di un linguaggio quotidiano che si nutre del disprezzo per il diverso da te. Inocula lentamente, attraverso il linguaggio, il veleno dell’odio e della violenza. Avremmo scritto le medesime cose se i cori ci fossero stati da parte nostra, anche perché in passato ci sono stati. In questi giorni in cui è diffusa l’equiparazione tra tifo e violenza, tutti i tifosi per bene, a qualunque squadra appartengano, dovrebbero unirsi per espellere per sempre dagli stadi ogni forma di violenza, anche quelle del linguaggio. È una battaglia culturale che questo giornale farà. Perché non trovarsi tutti (tifosi, dirigenti delle società, politici, cittadini) in un luogo e in un giorno, decisi dalla comunità ebraica romana con un unico cartello: “Siamo tutti ebrei romani?”.
Il Romanista – Carmine Fotia

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