Il primo cavaliere

AS Roma Match Program (T.Riccardi)Daniele De Rossi è tornato sul terreno di gioco. Lo ha fatto contro il Milan, il 3 febbraio 2019. Da “allenatore in campo”, per usare la definizione del tecnico Di Francesco. A 35 anni e mezzo, con “l’infortunio più serio della mia carriera” messo alle spalle dopo oltre tre mesi di calvario. “Ha rischiato anche di smettere, io so quanto ci è mancato”, ha aggiunto Eusebio dopo la sfida pareggiata con i rossoneri. È stato il migliore della Roma, De Rossi. Ha combattuto sulla linea mediana, ha sradicato palloni, ha dato equilibrio e vinto il 100% dei contrasti (3 su 3). Ma la sua presenza ha significato anche altro. È stato semplicemente capitano. Con Kolarov prima e dopo la partita, supportandolo in un contesto ambientale non semplice (“Fratello mio”, ha scritto ad Aleks su Instagram). Con Zaniolo dopo il gol, abbracciandolo in un ideale passaggio di testimone tra presente e futuro. Daniele e Nicolò hanno sedici anni di differenza. 16, come il numero di maglia di De Rossi dal 2005. I due hanno anche un altro punto in comune: entrambi, hanno esordito in contesti ufficiali con la Roma in Champions League. De Rossi nel 2001 contro l’Anderlecht, Zaniolo nel 2018 a dispetto del Real Madrid.

La storia, comunque, attende De Rossi ad un altro varco cruciale. Venerdì sera, a Verona, può diventare il trentesimo calciatore più presente nella storia della Serie A, eguagliando un tale di nome Roberto Baggio a 452 partite. Ad oggi, il centrocampista è fermo a 451 apparizioni nel massimo campionato (debuttò sul neutro di Piacenza il 25 gennaio 2003, oltre 5855 giorni fa). È in trentunesima posizione nella particolare graduatoria guidata da Paolo Maldini con 647 gettoni. Ed è decimo nella classifica dei giocatori che hanno vestito una sola maglia in carriera dopo Maldini, Totti, Zanetti, Bergomi, Del Piero, Facchetti, Baresi, Costacurta, Pellissier. Il traguardo di raggiungere il “Divin Codino” lo potrebbe tagliare – come già scritto – con il ChievoVerona. Lo stesso Chievo che sarebbe potuta essere la sua squadra nell’estate del 2003. La vicenda ormai è nota: nell’ambito dell’operazione Legrottaglie, il Chievo avrebbe ingaggiato l’allora ventenne di Ostia in prestito. Non andò così. Legrottaglie non venne a Roma, De Rossi restò a casa e non se ne sarebbe più andato. Negherà tanti corteggiamenti, altrettante lusinghe. In Italia e all’estero lo hanno voluto e cercato in tanti. Lui ha sempre detto no, ammettendo solo di essere solleticato dall’idea di andare un giorno al Boca Juniors. “Un Boca-River lo avrei voluto vivere”. Non più, ormai. “Ho bisogno della Roma per giocare a pallone in una certa maniera”, dichiara il giorno del rinnovo a vita con la società giallorossa nel febbraio 2012.

Non nascondendo, peraltro, l’ambizione di ottenere un ingaggio in linea con un professionista del suo livello: “C’è un mercato e bisogna basarsi su quello. È così in tutti gli ambiti della vita, è giusto che sia così anche nel calcio”. Lealtà. De Rossi è capitano designato della Roma dall’inizio della stagione 2017-2018. Atalanta-Roma 0-1 del 20 agosto 2017 fu la prima gara con tutti i crismi e i gradi necessari per essere lui il proprietario legittimo della fascetta al braccio. Dopo l’addio di Francesco Totti datato 28 maggio 2017, c’è stato lui. De Rossi. Capitan futuro e poi presente. “Le spalle di Daniele sono un posto sicuro”, l’incoronazione dell’immortale 10 a fine carriera. Totti e De Rossi hanno giocato insieme in Serie A più di 1000 partite cumulative. Festeggiarono la suggestiva cifra tonda insieme, in Roma-Palermo 4-1 del 23 ottobre 2016. Palermo, Sicilia, la spedizione dei mille. Capitani e bandiere. De Rossi sta per centrare un altro punto da “milestone”. 200 partite da capitano. 200 gare con quel pezzo di stoffa al braccio. Oggi ne ha 198 ed è già un dato enorme. La numero uno fu in Coppa UEFA, quando ancora non si chiamava Europa League. Roma-Middlesbrough 2-1, ritorno degli ottavi di finale, 15 marzo 2006. Si vinse, ma non bastò per accedere ai quarti. 2006, l’anno in cui diventerà campione del mondo con l’Italia, a ventitré anni. Che altro aggiungere? Per descriverlo basterebbero le parole del “brate”, Kolarov: “In carriera ne ho visti pochi così tifosi e così attaccati alla squadra in cui gioca. Io ora do tutto per la Roma, ma non posso mai dire di essere più romanista di De Rossi. Non ho mai visto uno così attaccato alla maglia”. 606 volte “attaccato” alla maglia della Roma. La maglia. “È come se mettessi un’armatura: non sempre è vincente, ma è quello che sento io”. DDR.

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