Il primo amore non si scorda mai. La Val di Sangro in coro: “Vai Di Fra, uno di noi!”

Pagine Romaniste (L.Sambucci) – Come un fiume in piena. Fa strano sentirlo dire in questo periodo di siccità, ma il fiume Sangro, che scorre lungo la valle che ne porta il nome, lo è, come chi da quelle parti parla di Di Francesco. Proprio lui, il nuovo allenatore della Roma. Perché in molti non sanno che il tecnico abruzzese, oltre ad esserci nato in quella regione, ha anche iniziato lì la sua seconda vita calcistica. I primi passi senza gli scarpini ai piedi li ha mossi nella Val di Sangro, squadra che oggi milita nella Promozione abruzzese. Girone B per essere precisi. Eppure non era un allenatore, bensì un direttore sportivo. Il tecnico era Pierini, la sua ombra, l’uomo che, da quel momento, non lo ha più abbandonato, seguendolo ovunque, fino a sfociare nella capitale. Dal 2010 è il suo fidato collaboratore tecnico, quasi un vice, e lo sarà anche a Roma. Ma in quel paese, piccolo e orgoglioso, dove si gioca a calcio e si dirige la società nel tempo libero, non lo ha dimenticato nessuno. Anzi, tutti gonfiano il petto d’orgoglio a sentirne il nome «perché è uno di noi». Come l’attuale direttore sportivo del club, Nicola Travaglini, all’epoca accompagnatore ufficiale della squadra. Ma il Di Francesco è la punta di diamante di una favola meravigliosa qual è la Val di Sangro, una squadra d’oratorio, arrivata nel calcio che conta.

La squadra è stata fondata nel 1961 da don Luciano Cicchitti, parroco di Monte Marcone, e il club prese il nome di Libertas Monte Marcone. Con il passare del tempo si è cercato di allargare le vedute ed è passata ad essere Val di Sangro. L’idea iniziale era quella di abbracciare tutta la vallata. Purtroppo la cosa non si concretizzò, ma la Val di Sangro ha fatto il suo grande percorso. Essendo Monte Marcone una frazione del comune di Atessa, con appena 1500 abitanti, ci siamo tolti la soddisfazione di fare ben 13 anni di interregionale, di cui 10 consecutivi, e 3 anni di serie C2. Dopodiché la favola è finita, ma vogliamo ricominciare a scriverla“.

Gli anni 2000 hanno rappresentato l’età dell’oro per la Val di Sangro…
Sono stati anni stupendi, con Amerigo Pellegrini alla guida del club. Era un presidente che ci dava tutto il sostegno possibile e che ci lasciava fare. Abbiamo avuto la fortuna di avere un grande allenatore come Vincenzo Cosco, purtroppo scomparso giovanissimo, che ha portato un’impronta ed una cattiveria calcistica senza precedenti qui. Ci siamo presi grandi soddisfazioni, prima in interregionale dove arrivammo secondi il primo anno, dietro una grande realtà qual era il Gallipoli, poi vincendo il campionato. Una storia bellissima. Da tutte le parti si parlava di questa piccola realtà. Quando si andava a giocare fuori casa venivamo trattati in modo signorile. Ad esempio vincemmo a Gela 3-1, e loro lottavano per la vittoria del campionato. Non ci dissero nulla. Vincemmo, ci facemmo la doccia, ci offrirono la frutta e venimmo a casa.

In serie C si offre la frutta agli avversari. In Europa si offrono 220 milioni per un giocatore. Quanto fa male al gioco del calcio tutto questo?
Oggi si vedono i vari Messi, Neymar e Ronaldo. Il calcio dilettantistico è scomparso. Noi lo facciamo con tanti sacrifici personali, senza avere una cifra alle spalle. Fa tanto parlare Neymar, ma a me fa scalpore un’altra cosa. Gli ingaggi faraonici che vengono dati a giocatori come lui. Purtroppo non vince più chi è più bravo o meglio organizzato. Vince chi ha più soldi. Io sono qui perché abbiamo tirato su questa squadra di promozione, fatta di amici. Ci divertiamo, giochiamo con 7, 8 fuoriquota ogni domenica e non importa se si vince o si perde. E’ un divertimento. Certo, nei periodi della serie C era stressante, ma anche bellissimo.

Da Neymar a Totti, ultima bandiera del calcio italiano. Ha visto il suo addio?
Cosa posso dire di Totti…E’ stato fedele a quella maglia fino all’ultimo, una persona stupenda. Se fosse andato via avrebbe avuto molti soldi in più, ma tanta felicità in meno. Io non sono romanista, ma juventino (ride, ndr), ma l’ammirazione per Francesco è immensa. Come uomo e come calciatore. Io mi ricordo quando fece il gesto “4 e a casa” in un Roma-Juventus, l’ho accettato perché era scherzoso e lo sapeva fare. Non era volgare ne sfottente. Quello è il vero calcio.

Da Francesco a Di Francesco. Eusebio era qui negli anni d’oro della Val Di Sangro. Che persona è?
Di Francesco è una persona umile, nonostante abbia giocato in Nazionale e in squadre importanti come la Roma. Una persona stupenda. Mai una parola fuori posto. Cercava sempre di aggiustare le cose che non andavano con estrema dolcezza. Non gli ho mai sentito alzare la voce. Riusciva a farsi capire anche parlando a voce bassa. Una persona squisita.

Alla Val di Sangro Pierini era l’allenatore e Di Francesco lavorava dietro le quinte. Oggi si sono invertiti i ruoli. Se lo aspettava?
Pierini ha allenato in C2 ed era il massimo che poteva fare. Era l’inverso di Di Francesco. Eusebio era pacato, calmo e riflessivo. Pierini no, era irruento. Pierini fu esonerato dalla Val di Sangro a Natale del 2007, dopo una partenza brillantissima: 5 vittorie consecutive. Ma a queste sono seguite 9 sconfitte di fila e si prese la decisione di allontanarlo, seppur a malincuore. Di Francesco lo seguì, rinunciando a soldi e all’opportunità di continuare con noi. Per rispetto di Pierini è andato via. Dai consigli che dava e da come seguiva gli allenamenti, avevo capito che l’allievo avrebbe superato il maestro. Non mi sono sbagliato. Di Francesco è arrivato dove è arrivato, Pierini lo ha seguito e lo deve ringraziare, altrimenti sarebbe rimasto nell’ombra, forse in C1 o C2, ma non di certo ai livelli di oggi. Mi fa piacere, comunque, che siano insieme alla Roma.

Lo ha più sentito Di Francesco?
No. Ci sono stato a cena insieme nel suo ristorante a Pescara, ma da quel giorno non ho avuto più modo di sentirlo. So che l’ex presidente, Pellegrini, è ancora in ottimi rapporti con Eusebio. Pellegrini è anche socio del Pescara ed ha avuto modo di continuare a frequentarlo anche quando Di Francesco allenava i biancazzurri.

Cosa direbbe a Di Francesco se lo avesse davanti ora?
Sarebbe un’emozione grandissima incontrarlo di nuovo. Gli direi di rimanere sé stesso. Di stare calmo anche in una grossa piazza, con tanta pressione. So che a Roma spesso la stampa attacca gli allenatori e i giocatori, come dice Spalletti (ride ndr). Deve stare tranquillo. Con il lavoro i risultati arrivano, perché lui è bravo, paziente e capisce il calcio. La cosa principale è che lui mastica calcio. Ai tifosi, invece, voglio dire solo di non contestare Di Francesco, perché con lui la Roma farà un grande campionato.

Di Di Francesco ne parla con affetto anche chi all’epoca era solo un tifoso della Val di Sangro, e che oggi invece ne è presidente, Francesco Rucci, dopo aver chiarito gli obiettivi stagionali del suo club:

Cercheremo di rientrare nelle prime 5 e di qualificarci nei playoff. Siamo ripartiti dalla promozione e dopo due anni di secondo posto, nel 2015, siamo tornati in Eccellenza. Purtroppo nel campionato successivo non ce l’abbiamo fatta a mantenere la categoria. Nella nostra squadra c’è un gruppo di giovani valido, accompagnato da 6, 7 adulti. Inoltre, abbiamo preso un paio di giocatori importanti e un nuovo allenatore, Angelo Bisci. Manca ancora qualcosina, forse un centrocampista, ma stiamo cercando di rimediare“.

Dalla Val di Sangro alla Roma, un salto notevole. E’ pronto Di Francesco per questa avventura?
Sicuramente sì. Gli ultimi anni passati a Sassuolo con successi a livello nazionale ed internazionale, dimostrano che lui è più che pronto. La sua professionalità, la sua pacatezza, il suo attaccamento alle persone, vedi Pierini dai tempi della Val di Sangro, sono tutti punti di forza che lo porteranno lontano. Farà decisamente bene.

Cosa si sente di dire a Di Francesco da tifoso?
Ho seguito Di Francesco solo come tifoso. All’epoca non ero presidente, lo sono solo da 5 anni. Dall’esterno percepivo la grande professionalità da direttore sportivo di Eusebio e posso dire che ha fatto solo che del bene a questa piazza, nonostante le cose non siano andate benissimo. Ma quella ventata di professionalità portata da Di Francesco è stata unica e gliene siamo ancora grati. Da parte mia, della società, dei tifosi e di tutti quelli che gli hanno voluto bene, vorrei fare un grosso in bocca al lupo affinché possa raggiungere grandi successi a Roma, sia a livello nazionale che internazionale.

Ne è passata di acqua sotto i ponti. Da quando Di Francesco e Pierini sono andati via, sulla panchina della Val di Sangro si sono avvicendati diversi allenatori. Oggi c’è Angelo Bisci, pugliese doc, fedelissimo del 3-5-2. Una sorta di credo calcistico. E’ talmente sicuro dell’efficacia di questo sistema di gioco che, un giorno, provò a convincere persino l’attuale tecnico della Roma:

Quando allenavo il Termoli, incontrai Di Francesco quando venne in città a fare un aggiornamento sul modulo del 4-4-2. Io gli chiesi dove faceva prendere palla al difensore basso esterno nelle ripartenze e lui mi disse «sulla linea del fallo laterale». Ma il difensore, sul fallo laterale, aveva solo due soluzioni. Invece col mio modulo il difensore aveva 5 o 6 soluzioni. Lui confermò, alla fine dell’aggiornamento, che solo con me avrebbe potuto avere un confronto. Per me fu una soddisfazione personale, perché la mia idea era giusta. Ho visto che anche in alcune situazioni con il Sassuolo ha usato la difesa a 3. Può darsi che, come me che vado a vedere gli allenamenti di terza categoria per apprendere qualcosa in più, anche Eusebio abbia imparato qualcosa da me. Ognuno ha il suo modulo e crede in quello che fa, ma quella cosa mi è rimasta impressa”.

A distanza di qualche anno, dunque, gli addetti ai lavori e i tifosi della Val di Sangro non hanno mai dimenticato Di Francesco. Così come quelli della Roma, che si augurano che il suo ritorno in giallorosso sia da subito straripante. Proprio come un fiume in piena.

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