Il piano

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Mezz’ora sotto la pioggia in mezzo ai tifosi. Eusebio Di Francesco si è reso disponibile, strappando applausi a cento tifosi rifugiati sotto gli ombrelli. Due o tre spunti interessanti, parlando di mercato e di Totti, della Roma che verrà. Il nuovo allenatore giallorosso è partito proprio da Francesco, che ieri ha gettato le basi per la sua nuova avventura da dirigente. Di Francesco gli ha dato il suo benvenuto: «Totti è la Roma e la Roma è Totti, il mio desiderio e quello della dirigenza è avere Francesco nella dirigenza con un ruolo ben definito».

GARANTISCE PER IL TURCO – Poi ha presentato il nuovo acquisto Ünder, in arrivo oggi a Roma: «E’ un ragazzo molto interessante, è turco, dovrà imparare il prima possibile la lingua. L’adattamento dei giocatori turchi in Italia non è stato sempre ottimale. Qui da noi troverà un calcio di erente, ma ha qualità notevoli, ve lo assicuro». E poi aspetta Florenzi, un sicuro titolare quando starà bene : « Ha avuto tanta sfortuna, ma sarà un giocatore molto importante per noi». Si dice che non abbia abbastanza pelo sullo stomaco per conquistare una piazza difficile come Roma. Eusebio conta di farlo con la forza del suo calcio: «A Roma va bene solo chi fa vincere, lo capisco, io vengo qui con l’obiettivo di poter vincere, se si riesce a vincere mettendo in pratica un buon calcio è meglio». Lui lo scudetto lo ha vinto, sa cosa si prova: «E’ stata un’esperienza bellissima, anche se non sono stato un protagonista assoluto a causa di un infortunio, però sapevo interagire con i compagni nello spogliatoio».

ASPETTA UN CAMPIONE – Un tifoso da lontano gli urla che servono i campioni e Di Francesco gli ha risposto sicuro: «Cercheremo di prendere un campione, me lo aspetto». E’ sempre al centro del campo durante l’allenamento: «Ognuno vive l’allenamento come vuole mi piace stare in mezzo al campo per capire le difficoltà dei giocatori, ma anche per stimolare qualche pigro, quelli che ci sono li faremo diventare meno pigri. Non voglio mai che un mio giocatore mi dica: “non so a chi dare la palla”». E riconosce l’importanza dei tifosi, ai quali fa una promessa: «Apriremo le porte anche a Trigoria quando ci sarà la possibilità, perché è giusto dare la possibilità ai tifosi di vedere i propri beniamini». Vuole un calcio offensivo, ha l’ossessione di puntare la porta sempre, in allenamento: «Ai miei ragazzi dico che bisogna osare. Non è la stessa cosa gestire lo spogliatoio tra giovani e vecchi, ma bisogna far capire che gioca chi merita. Ci vuole professionalità e farsi trovare sempre in forma. A volte qualcuno sgarra, sono ragazzi. Ma è importante che poi si rimettono a posto». Il pensiero per Zeman è affettuoso, ma rivendica la sua indipendenza calcistica: «Io non sono zemaniano, sono difranceschiano, ma apprezzo Zeman perchè in quegli anni faceva un calcio diverso dagli altri. Con lui abbiamo perso quattro derby, ma ha portato dieci giocatori in Nazionale e quei derby non li ha persi lui, li abbiamo persi anche noi. Chi scimmiotta non va da nessuna parte, io non scimmiotto, cerco di avere le mie idee. Quando giocavo correvo anche per Francesco (Totti), ma ne valeva la pena».

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