Il piano Casini: “Diritti tv, stadi e betting. I ricavi saliranno, ma la Federcalcio deve ascoltarci”

La Gazzetta dello Sport (A. Di Caro) – Il presidente della Lega di Serie A, Lorenzo Casini, ha parlato al quotidiano. Aumento dei ricavi, riduzione dei costi, ingresso dei fondi e proprietà straniere: tanti i temi trattati. Queste le sue parole.

Lorenzo Casini, dopo 100 giorni dalla sua elezione a Presidente come le sembra la Lega calcio vista dall’interno?

L’impressione è positiva perché parliamo di un settore con straordinarie risorse e opportunità non solo economiche, ma anche culturali e sociali. La Lega di A riflette tutte le virtù e i vizi del Paese. E questo la rende interessante.

Ha già fatto i conti con la famosa litigiosità tra presidenti?

È più raccontata che reale. Certo, ci sono argomenti che portano conflitti, ma in questi mesi ho visto che quando si discutono questioni di interesse comune è possibile trovare sintesi, compattezza e unità.

Come nel caso della battaglia vinta contro la Figc sull’indice di liquidità?

La Figc voleva introdurre criteri più rigorosi per assicurare la sostenibilità finanziaria. E su questo siamo d’accordo. Quel che non ha funzionato sono tempistica e modi con cui sono state introdotte misure con effetti retroattivi. La A non ha avuto l’ascolto che meritava, la Lega lo ha rappresentato più volte e alla fine siamo stati costretti a difenderci con un ricorso che è stato parzialmente accolto dal massimo organo di giustizia sportiva, il Collegio di garanzia del Coni a Sezioni unite. La questione poteva finire così, ma la Figc invece di convocare subito un consiglio federale, non ha accettato la pronuncia della giustizia sportiva e della sua Cassazione, il che mi preoccupa molto perché è un grave precedente per l’intero sistema. Ha inspiegabilmente fatto ricorso al Tar contro un dispositivo, senza neanche attendere la decisione e le motivazioni del Collegio; e ha perfino chiesto la sospensione del dispositivo in via cautelare, quando non esiste alcun pericolo per il campionato di A e per le squadre.Io spero solo ci si metta a lavorare insieme il prima possibile per le vere riforme che servono al calcio italiano.

Che rapporto ha con il presidente Gravina e la Figc?

A livello personale con Gravina molto buono. Nei rapporti tra le istituzioni, il caso dell’indice di liquidità e altre vicende hanno però mostrato alcune inefficienze del sistema di governo federale, per come è disegnato oggi.

Dal governo federale a quello della Lega. Sono sempre più pressanti le richieste di una nuova governance in grado di affrontare le tante sfide sul tavolo: dall’aumento dei ricavi alla modernizzazione del sistema.

Il tema ha due profili. Il primo è il ruolo della Lega nel sistema federale e nel consiglio federale. La soluzione non può essere solo numerica, bisogna lavorare su meccanismi procedurali: serve un’intesa con la Lega per le decisioni che riguardano la A. Il secondo è come rafforzare la Lega: creare una media company e migliorare la struttura. La Lega ha poche decine di dipendenti ,la Liga spagnola dieci volte tanto. La Lega, con poco sforzo, potrebbe diventare un vero sostegno per i club nel rapporto con le istituzioni e un supporto tecnico su temi come le infrastrutture e la commercializzazione.

L’aumento dei ricavi è una necessità impellente per i presidenti che a fine stagione sono quasi sempre alle prese con conti che non tornano e bilanci da sistemare in modo fantasioso. Il prodotto calcio può essere sfruttato venduto meglio?

Le risorse possono aumentare sia incrementando i ricavi, sia riducendo i costi. Nel primo caso, la commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero va liberata da limiti legislativi che riducono le opportunità. Per esempio, vi è un termine massimo d i3 anni, mentre in altri Paesi si arriva anche a 8-9. È un tema che il Parlamento e il Governo, con la sottosegretaria Vezzali, che ringrazio, hanno ben compreso. Poi gli investimenti sulle nuove tecnologie, come fan token e Nft quale ulteriore font edi reddito, anche se più volatile e incerto, come ha osservato anche Bill Gates. Ci sono gli introiti dal betting, da cui il calcio non ricava nulla pur essendone l’oggetto. E infine c’è il tema di lungo periodo dei ricavi da investimenti su infrastrutture e stadi.

E come ridurre i costi?

Si può partire dalle commissioni a mediatori e procuratori, un caso non solo italiano e su cui la Fifa interverrà in autunno con un nuovo regolamento. Poi serve rivedere la normativa fiscale: un tema è la mancata deducibilità dell’Irap, perché i contratti dei calciatori sono per forza a tempo determinato.

Il tetto salariale può essere un’altra soluzione?

Non può essere risolto da un singolo Paese. Va trattato a livello almeno europeo perché pone seri problemi di competitività. Diverso è un tetto di spesa complessiva di un club, in percentuale come ha già introdotto la Uefa, ma non sul singolo giocatore.

Incentivi alla firma e bonus ad arricchire gli stipendi. Come si frenano?

Lavorando con la Fifa per avere regole uniformi.

Cosa pensa dell’ipotesi Fondi?

Prima vanno definiti progetto e modello di business che la Lega vuol perseguire, poi ci può rivolgere ai Fondi, se lo si ritiene utile.

A parte alcuni nuovi impianti, solo un paio di proprietà, siamo fermi alle ristrutturazioni del 1990. Come velocizzare pratiche interminabili e snellire una burocrazia che allontana possibili nuovi investitori?

Per gli stadi il primo problema sono procedure e tempi, con amministrazioni spesso in difficoltà. Un rimedio su cui la sottosegretaria Vezzali sta lavorando, e che condivido, è avere una cabina di regia del governo con tutte le amministrazioni interessate, la Figc, le Leghe, l’Istituto credito sportivo, per esaminare i dossier e cercare di sciogliere tutti i nodi che rallentano le procedure.

Su 20 squadre solo 3 sotto la linea di Roma. L’entusiasmo e la passione viste a Palermo nella finale per salire in B fa pensare che sarebbe utile avere anche più squadre del Centro-Sud.

Spero che in A il Paese sia sempre più rappresentato. Dopo gli scudetti romani a cavallo del 2000, hanno vinto solo tre squadre del Nord. È un problema antico. Se oggi si facesse l’All-Star Game Nord vs Sud, modello Est vs Ovest basket NBA, saremmo in difficoltà.

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