Il paradosso dei piedi di Pau Lopez e il calcio moderno

La Repubblica (M. Ferretti) – Il paradosso più avvilente, per chi ha una Lupa tatuata sul cuore, è che Pau Lopez, il portiere spagnolo della Roma, nell’estate di due anni fa è stato acquistato per una valanga di milioni dal Betis Siviglia perché bravo a giocare con i piedi. In realtà, i fatti, stanno a dimostrare/confermare che Pau Lopez con i piedi è davvero scarso. Solo che il calcio moderno impone  che una squadra, grande o piccola che sia, debba avere tra i pali uno abile con i piedi. Non conta più essere solo capaci di bloccare, deviare, respingere il pallone: no, conta anche saperlo calciare come una mezzala.

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Qui non si tratta di tirare in ballo la super chiacchierata “costruzione dal basso”, ma il dogma che un portiere debba essere anche un centrocampista dal lancio lungo e preciso. Ma chi l’ha detto? Dove sta scritto che un portiere che sa (solo) parare non sia un buon portiere? Pau Lopez domenica sera contro il Milan ha giocato – usando le mani – la miglior partita con la maglia della Roma: ha parato tutto quello che poteva, anzi doveva parare e anche qualcosina in più. Quando, però, si è trattato di giocare con i piedi, è risultato il peggiore in campo. E, di fatto, ha regalato il successo alla squadra milanese. In sintesi: voto altissimo in pagella alle mani, bocciatura totale invece ai piedi.

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