Il Messaggero (S. Carina) – Non sarà un gol ai decaduti Rangers a cambiare la storia di Pellegrini con la Roma. Ma c’è un particolare che non è passato inosservato. Dopo il gol segnato al derby, lo scorso 21 settembre, Lorenzo aveva avuto un momento di cedimento emotivo, nascosto nelle larghe spalle dell’amico Mancini. Giovedì sera, 46 giorni dopo, dopo aver visto la palla finire in rete su assist di Dovbyk, si è girato e ha sorriso. Nessuna esultanza particolare, soltanto un semplice sorriso.
E le parole che ne sono seguite nel post-gara – «Mi sento finalmente libero» – confermano quello che si era percepito guardandolo giocare non solo a Glasgow, ma anche qualche giorno prima a Milano.

Pellegrini ha preso atto che non cambierà un destino già scritto, dettato da esigenze finanziarie e, forse, anche da valutazioni societarie. Ma questi sei mesi che lo separano da Verona-Roma, ultima giornata di campionato, se li vuole vivere con la serenità di chi sa che se sta bene, gioca.

Non perdi il tempo della giocata, la qualità, l’intuizione, nemmeno se resti due mesi a guardare gli altri. Ora, con lo stop di Dybala, avrà la possibilità di farlo. E chissà se confermerà quella sensazione, maturata all’Ibrox Stadium, che con Soulé possa nascere quella coppia che con Paulo è rimasta solo un progetto sulla carta.

La sfida con l’Udinese arriva nel momento giusto: una sorta di esame da affrontare senza pensare al voto, con quella leggerezza che può trasformarsi in qualcosa in più nel corso della stagione. Per Lorenzo e per la Roma.