Il Messaggero – Florenzi, una conferma. Romagnoli, che sorpresa

Il cucciolo della compagnia si chiama Alessio Romagnoli, nato a Roma il 12 gennaio del 1995, come Osvaldo ma nove anni dopo; 665 giorni prima, invece, e quindi saltiamo al 1993, faceva il suo esordio in serie A un ragazzino di belle speranze che si chiamava e si chiama ancora Francesco Totti, oggi il più anziano del gruppo, capitano e uomo che ha abbattuto ogni record, tra presenze e gol segnati con la stessa maglia. Due giorni dopo la nascita di Romagnoli la Roma vive una situazione surreale sul campo della Juventus: il guardalinee Manfredini intralcia Aldair mentre sta battendo una rimessa laterale, la palla finisce inavvertitamente a Ravanelli, che ovviamente fa gol.

Tra Totti e Romagnoli c’è una storia giallorossa in mezzo, ora Alessio gioca con Francesco, il più piccolo e il più grande, prima uno idolo dell’altro, ora colleghi. Classe ’95, dicevamo, di Alessio si è innamorato Sabatini vendendolo giocare, sotto età, nella Primavera di Alberto De Rossi. La sua «prima» con la squadra del papà di Daniele risale al derby di andata, così come fu per Aquilani nel 2000. Buon segno. Il ds della Roma lo ha consegnato immediatamente a Zeman, al quale non è affatto dispiaciuto, anzi. Alto, senso della posizione, mancino, spiccata personalità e non ancora diciottenne. Ieri il boemo lo ha lanciato subito nella mischia, lo ha piazzato dal primo minuto, nell’amichevole contro la squadra della Val Pusteria, al fianco di Burdisso. Un tempo giocato con personalità, senza sbagliare niente. «Come gli altri giovani ha più voglia di mettersi in mostra. Romagnoli è un ragazzo molto interessante», parola di Zeman.

Nella rosa di Riscone di Brunico non c’è solo Romagnoli tra i giovani sotto osservazione. Al di là del portiere lituano, Svedkauskas (che nell’idea di Zeman è il terzo) e di quello della Primavera Proietti Gaffi, c’è più di un ragazzo che potrà nel tempo essere utile alla causa. Tra questi senza dubbio Alessandro Florenzi, classe ’91, cresciuto nel vivaio giallorosso, giovane ma non più inesperto visto che arriva fresco fresco da undici gol e un campionato di B con la maglia del Crotone. Se non è da considerarsi un titolare poco ci manca, ieri ha giocato l’amichevole, risultando uno dei più lanciati. «Sono contento di essere tornato alla Roma e di lavorare con Zeman, ho realizzato un sogno», dice Alessandro.

Un altro osservato speciale è Valerio Verre, centrocampista di qualità, anni diciotto, può giostrare al centro e da intermedio. Piede sinistro vellutato, è da svezzare, ma le qualità tecniche non gli mancano di sicuro. Anche lui viene dal settore giovanile della Roma, spesso si allenerà con Zeman. Sta facendo pian piano il suo ingresso in prima squadra Nico Lopez, diciannove anni, uruguaiano. Nella testa di Zeman è l’alternativa naturale di Lamela. Stesse caratteristiche dell’argentino, anche lui piede sinistro, predisposizione al dribbling e al gol. Più reti che presenze nell’ultimo campionato Primavera con De Rossi: dodici partite, quindici reti, nel Nacional di Montevideo ne aveva segnati tre in sei gare.

Tutto da scoprire il brasiliano Lucca, classe ’94, trequartista-fantasista che in Brasile definiscono il nuovo Ronaldinho. L’ha scelto Baldini, portandolo via in due minuti dall’Inter di Porto Alegre. Ora è qui, impara. Chiudono l’elenco dei giovanotti ambiziosi, Bertolacci (già due campionati di A con il Lecce), che novantanove su cento, finirà in qualche operazione di mercato (vedi Bradley o Tachtsidis) e Dodò, che ancora non può appagare il senso estetico di Sabatini, perché infortunato. Ne avrà per un po’ il piccolo brasiliano, ma su di lui sono pronti a giurare in tanti. Gran sinistro, corsa spedita, forza e personalità. Un campione. In divenire.

Il Messaggero – Alessandro Angeloni

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