Il futuro: ruolo vero o ciao Roma

Corriere dello Sport (R.Maida) – E adesso? Adesso è già domani. La Roma è rimasta sorpresa dall’eco mediatica internazionale suscitata dalle prime parole di Monchi su Totti, ricordando che «l’ultima stagione da calciatore» era stata già anticipata dal comunicato che un anno fa ufficializzò il rinnovo del contratto. In più a Trigoria sottolineano che anche gli altri dirigenti, da Baldissoni a Massara, avevano lasciato intendere nelle scorse settimane che si sarebbe andati in questa direzione. Eh già però proprio Francesco Totti, mentre firmava gli autografi dopo il derby, aveva assicurato che la certezza del suo ritiro era stata data «da altri e non da me». Beh, dopo le affermazioni di Monchi ogni ambiguità è venuta meno.

SCENARIO – Resta da capire cosa farà Totti dal primo luglio. Il presidente Pallotta non lo vede nell’area tecnica, che giudica già abbastanza intasata con la presenza di Monchi, Massara, Balzaretti e il gruppo di osservatori. Nel ruolo di team manager poi (ammesso che a Totti possa interessare) sembra intoccabile Manolo Zubiria, che ha la fiducia della proprietà e parla correntemente quattro lingue. Resterebbe la possibilità di creare una figura ad hoc, quella di supervisore della squadra o di direttore tecnico, una sorta di collante tra giocatori e dirigenti. E in questo senso Totti è stato confortato da Monchi che ha detto di «volerlo accanto per capire cosa sia la Roma. Francesco è la Roma».

FRIZIONI – Totti dal canto suo sarebbe contento di rimanere a Trigoria, specialmente in caso di addio di Spalletti, se gli venisse conferito un incarico che ritiene congruo, al di là del contratto firmato per sei anni da dirigente. Non accetterebbe invece una posizione puramente rappresentativa, da ambasciatore della società in giro per il mondo, o un lavoro nel settore marketing dove invece Pallotta lo dirotterebbe volentieri, in modo da sfruttarne la straordinaria immagine mondiale.

OPZIONI – La partita quindi è soltanto all’inizio, tra periodi di malumore e altri di distensione. A quasi 41 anni Totti è consapevole di non poter più essere il centro di gravità della Roma ma neppure si sente completamente un ex, come invece già l’anno scorso i dirigenti lo consideravano. Vorrà essere lui a decidere cosa fare da grande, senza neppure completamente scartare l’idea di giocare ancora in un altro posto. Essendo libero dai bisogni economici, vuole godersi gli ultimi palpiti della carriera e poi capire cosa gli prospetti il futuro.

PUNTI DI VISTA – In questo complicato percorso, d’altra parte, la Roma non ripeterà l’errore del 2016. Non ci sarà una campagna di moral suasion per raggiungere l’obiettivo. Se per i tifosi l’importanza simbolica del Capitano è impossibile da sminuire, a Trigoria la questione Totti non è prioritaria rispetto alle faccende più urgenti da sbrigare: tra il testa a testa con il Napoli per la Champions League, il futuro dell’allenatore e il contratto di De Rossi, che Monchi ha stralciato ad arte rispetto a quello di Totti, il lavoro ai dirigenti non manca. E forse non è casuale che si sia aspettato proprio Monchi per dare la conferma più scottante. Nessuno potrà vedere alcun retropensiero nella testa di un dirigente appena arrivato dalla Spagna per ricostruire la Roma dalle fondamenta. Omaggiando storia e bandiere ma anche pianificando una rivoluzione culturale.

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