Il futuro del Flaminio è «rugby»

Il Tempo (V.Lo Russo) – Che il Flaminio torni al rugby. Ipotesi assolutamente verosimile. Ma non certo per giocarci il Sei Nazioni. Il numero uno della Federazione Italiana Rugby Alfredo Gavazzi torna a ribadire il concetto già espresso in passato: sì ad un accordo con l’amministrazione capitolina per le squadre giovanili, per il Seven a Roma e per un’eventuale terza franchigia romana, ma la casa dell’Italrugby resterà lo stadio Olimpico, senza possibilità di equivoci: «Non penso che la Nazionale possa tornare in uno stadio da 22mila persone, ne serve uno da 50mila – torna a spiegare Gavazzi la visibilità del Flaminio è eccezionale ma mi rendo conto che se la famiglia Nervi e Renzo Piano non lo lasciano ampliare non possiamo stare in uno stadio del genere». Se ne parla da qualche tempo, soprattutto dopo l’incontro tra il presidente federale e l’assessore allo sport Daniele Frongia, occasione in cui si era ipotizzato il recupero dell’impianto ormai fatiscente.

«Ci sono state altre idee – aggiunge Gavazzima dalla Fir avrebbero in Comune la garanzia che nessun altro gli può dare». Lo stesso Frongia continua a dirsi possibilista su un accordo con la Fir che sarebbe ben contenta di ampliarlo e portarlo a nuova vita, proprio quello stadio che ha visto la Nazionale esordire nel 2000. Questione anche di cuore. «L’idea di sistemare il Flaminio, oggi in condizioni di abbandono, riportando attività al suo interno, noi l’abbiamo presa al balzo». Il numero uno del rugby italiano non ha nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire questa occasione: «Con 45mila posti sarebbe stato lo stadio ideale per la Nazionale – ha detto ancora Gavazzi– intanto stiamo andando avanti». Questa volta il matrimonio sembra proprio che s’ha da fare.

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