Il fuoco amico di Baldini per una Roma senza romani

La parole che da otto anni circola a Roma è “Deromanizzazione”, e figurarsi ora che in un mese saltano le due teste coronate più ingombranti, i simboli della romanità nello spogliatoio e nella dirigenza: De Rossi e Totti. Era l’estate del 2011 quando Baldini tornò a Roma al timone della nuova proprietà e il primo atto fu un’intervista a Repubblica dove definì TottiPigro” per le potenzialità inespresse, ma per Francesco fu una coltellata. Nella sua testa chi lo ha fatto smettere di giocare è uno solo: Franco Baldini. Si ricorda una prima riunione operativa con il consulente di Pallotta da una parte della sera e i “romani” della dirigenza dall’altroa a evidenziare una distanza non solo filosifica. A Baldini, inoltre, sono state imputate tante decapitazioni: quella di Sabatini, quella di Totti giocatore, quella di Di Francesco e quindi quella di Monchi, fino ad arrivare alla più netta del Totti dirigente. Il peso specifico che Roma riconosce a Baldini nelle scelte del presidente è un macigno che lui rigetta riducendolo a mera leggenda, sentendosi semmai alternativamente il capro espiatorio di chiunque fallisca o incontri il giudizio negativo del vulcanico Pallotta o la scusa di chi abbia bisogno di un alibi. Lo scrive La Repubblica.

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