L a notizia non è tanto che Coni e Governo abbiano ricominciato a vigilare, ma con quanta pressione lo stiano facendo. La moral suasion ripartita negli ultimi giorni è evidente e condivisa: i contatti, ormai frequentissimi, tra Malagò e Delrio, gli interventi duri del presidente del Coni, le visite istituzionali di Andrea Agnelli, il grande capo dell’opposizione. Lunedì a colloquio con Malagò, stamattina con Delrio a Palazzo Chigi: «Incontri di cortesia, nel rispetto delle istituzioni», secondo la vulgata protocollare. Ma non è la prima volta che si incontrano. In realtà, nell’attivismo del presidente della Juventus si nasconde il tentativo (condiviso con il proprietario della Roma James Pallotta) di trovare un varco per attaccare il governo del calcio italiano. Impresa che resta difficilissima, anche alla luce delle ultime penose vicende.
ATTENZIONE MASSIMA Intanto, il dato è che mai come in queste ore il calcio italiano è finito sotto la sorveglianza dei vertici dello sport e del governo del Paese. Da giorni e nei prossimi mesi ogni decisione della Lega di A e ogni mossa della Figc saranno studiate, valutate, soppesate, al Coni e a Palazzo Chigi. L’attenzione è massima, i fronti aperti (e molto pericolosi) sono tre: il destino del Parma e il regolare svolgimento del campionato; gli strascichi giuridici e le conseguenze politiche del caso Lotito-Iodice; le nuove evoluzioni del grande caos della Lega Pro dopo l’istanza di 12 club al Collegio di garanzia del Coni. Gli obiettivi di tanta vigilanza, nel caso in cui almeno uno dei tre fronti esplodesse, sono facilmente intuibili. Uno, intermedio, considerato percorribile: affiancare a Carlo Tavecchio un commissario per le riforme del calcio, appena sottratte dalle competenze di Lotito ma ancora esposte al rischio che il presidente della Lazio ci metta comunque le mani. Ipotesi indigeribile per il Governo, che a questo punto si aspetta uomini e scelte inattaccabili, e possibilmente tempestive. Ad esempio, l’annuncio dell’introduzione di criteri di iscrizione ai campionati più restrittivi in futuro è stata salutata positivamente, ma è arrivata troppo tardi, «quando — per dirla con Malagò — i buoi erano già scappati». L’altro obiettivo, finale, non nuovo, ma ancora praticamente irraggiungibile: commissariare l’intera Figc.
OCCHIO, LEGA Ce ne sarebbero gli estremi solo se si dimostrasse il «non regolare svolgimento del campionato di A»: un’ipotesi difficilmente percorribile anche se i club, venerdì, si rifiutassero di aiutare il Parma, abbandonandolo al suo destino, cioè l’esclusione dal campionato. Ciò non toglie che l’assemblea di Lega sarà seguita come un momento cruciale: Coni e Governo valuteranno non solo il destino del Parma e di questo campionato, ma anche l’eventualità che l’assemblea, sviscerando il caso, riveli un comportamento improprio della Lega, a proposito del famoso paracadute da 15 milioni, in parte già riconosciuto al Parma (e non ad altri). Cosa accadrebbe, ad esempio, se fosse riconosciuta a Beretta e al resto della governance una grave violazione amministrativa? Si potrebbe chiedere a Tavecchio di commissariare la Lega?
TAVECCHIO SPIEGHI Sul fronte Lotito, invece, il Coni vuole vederci chiaro, e non solo sulla regolarità giuridica delle mosse di Lotito. È l’opportunità «politica» del comportamento del presidente federale che potrebbe finire sotto la lente di ingrandimento: nelle prossime ore ci si aspetta che Tavecchio fornisca maggiori dettagli su come e perché abbia concesso, e con una procedura d’urgenza, la deroga a Lotito, e quali «gravi ragioni di opportunità» lo abbiano spinto stavolta e non in passato per casi ben più eclatanti. Stasera il d.g. dell’Ischia Pino Iodice consegnerà un dettagliato esposto sulla vicenda alla Procura Federale e a quella Generale del Coni. Quali responsabilità accerterà è presto per dirlo.
La Gazzetta dello Sport – A. Catapano