I tecnici usa e getta. La Roma americana trita gli allenatori: 6 in 7 anni

Corriere dello Sport (R.Maida) – Sembra un copione già scritto, nei fatti e nelle parole. La Roma di Eusebio Di Francesco non vince da 6 partite, come cinque anni fa quando galleggiò tra Zeman e Andreazzoli con conseguenze frustranti che si materializzarono in una finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. Di Francesco ammette le difficoltà finanziarie del club, che vanno oltre rispetto a quanto lui stesso immaginava, come già fecero negli anni scorsi Rudi Garcia e Luciano Spalletti che spiegarono con il gap economico l’incapacità di competere con la Juventus per lo scudetto (Garcia pagò addirittura l’espressione di impotenza con un commissariamento estivo che si trasformò in esonero invernale). Passano gli anni e gli allenatori ma ciclicamente, a un certo punto, la Roma si trova a discutere sempre degli stessi problemi: squadra scarica, carenza di personalità, mancanza di gioco, tifosi scontenti.

ALTERNANZA – Di Francesco è il sesto allenatore della Roma americana. Il sesto in sette stagioni. Nessuno dei suoi predecessori ha vinto qualcosa, quindi è evidente che il male non possa essere soltanto in panchina. Il ruolo però logora e dopo un po’ spinge al cambiamento: determinato dai dipendenti, tipo Luis Enrique e Spalletti che se ne sono andati per scelta, o imposto dalla società, che ha esonerato Zeman e Garcia in corso d’opera e non ha confermato il traghettatore Andreazzoli. Se non ha resistito il più longevo di tutti, appunto Garcia, che aveva firmato un contratto lunghissimo dopo aver fatto innamorare il presidente Pallotta, è segno che nella Roma il concetto di pianificazione si scontri con la volatilità degli umori e con l’insoddisfazione per il risultato a breve termine.

CROLLO – In questa stagione però tutto sembra compresso rispetto alle stesse frenesie romaniste: è vero che a Trigoria si passa velocemente dall’euforia alla delusione ma adesso si sta esagerando. Il 5 dicembre la Roma si qualificava agli ottavi di Champions League, come prima nel girone davanti a Chelsea e Atletico, e festeggiava il via libera per lo stadio. Da una giornata storica che prometteva gloria imperitura è nato uno sfacelo tecnico. Niente è irreversibile ma il trend è molto, molto preoccupante. La Roma di Di Francesco sta andando peggio di quella di Spalletti, di Garcia e persino di Andreazzoli: media punti 1,79 su 29 partite. Nelle ultime sei giornate ha fatto peggio di tutte, Benevento incluso, Chievo escluso. Assomiglia a quella di Zeman, che a metà gennaio lamentò l’assenza di regole nello spogliatoio e il 1° febbraio venne esonerato. Di Francesco, che spesso muove appunti pubblici ai calciatori, è obbligato da subito a invertire la rotta per non essere triturato. Altrimenti ancora una volta si darà la colpa all’allenatore.

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