Il Messaggero (S. Carina) – Ottobre non è tempo di bilanci, ma di prime riflessioni sì. Dopo cinque gare di campionato e due di coppa, qualche perplessità sul mercato della Roma è più che legittima — soprattutto se il primo a sollevarle è stato Gasperini, che già il 1° settembre aveva ammesso: “Avevamo la necessità di fare ancora qualcosa, ma la società potrà operare con più calma nel prossimo mercato”. Una visione che non coincide con quella del ds Massara, convinto invece della profondità dell’organico.
Eppure, i nuovi arrivati finora non hanno dato le risposte attese. Il problema più evidente resta il centravanti: puntare su un ventenne in prestito e reduce da un anno di inattività si sta rivelando un azzardo, mentre Dovbyk, pur impegnato e generoso, non rappresenta il profilo ideale per il gioco di Gasp. Anche gli investimenti più onerosi — 25 milioni per El Aynaoui e altrettanti per Wesley — non stanno ancora ripagando. Il marocchino è oggi la riserva di Koné, e viene spontaneo chiedersi se non fosse meglio destinare quelle risorse per un esterno o una punta più pronta.
Situazioni simili si ripetono in difesa: Ghilardi, pagato 11,5 milioni, è stato scavalcato da Hermoso, Ziolkowski e persino Celik, ormai adattato a centrale. Un segnale di scarsa chiarezza nelle scelte tecniche e progettuali. E così, dopo oltre 180 milioni complessivi spesi tra Ghisolfi e Massara, per Gasperini i due giocatori più affidabili restano Dybala e Pellegrini. Un dato che fa riflettere: la Roma ha investito tanto, ma il salto di qualità, per ora, non si vede.