I giallorossi, la tirannia del Financial Fair Play e la testa da ritrovare

Leggo (R.Buffoni) – Sulla lavagna, invece di pallini e frecce ad indicare sovrapposizioni o diagonali difensive, ci sono cifre, flussi finanziari, punti di break even. Siamo a Trigoria, dove la Roma lavora per tornare a vincere dopo sette partite, ma sembra di essere in un’aula universitaria, lezione di Economia. È il calcio moderno, bellezza, e il caffè lungo tre ore serve per spiegare la tirannia del Financial Fair Play dell’Uefa, divenuto quello che è per le paure di Bayern e Real di essere seppellite da Psg e Manchester City. Intanto ci rimette la Roma, che cresce ma che è costretta a inseguire il pareggio di bilancio. Impresa dura con questo fatturato. Ecco allora i paletti zona Champions e plusvalenze. Chi sbaglia paga: buffetto o cazzotto? A discrezione dell’Uefa. Tutto chiaro.

Più difficile cercare il perché la squadra si sia spenta, uscendo dalla coppa Italia e precipitando dal 3° al 5° posto. A Trigoria nessuno crede che siano state le voci di mercato a far afflosciare il gruppo, o che nelle ultime tre partite siano state le polemiche sulle vacanze prese alla leggera. Come spiegare allora ai tifosi depressi e incazzati che cosa è successo alla Roma, passata in pompa magna agli ottavi di Champions, che sembrava in grado di lottare per lo scudetto e che oggi è a -5 dalla Lazio? Tocca ai giocatori: devono ritrovare testa e determinazione e seguire Di Francesco, che è sempre in simbiosi con Monchi. Ma attenzione a non si tralasciare il fattore “sfiga”, questa sì impossibile da spiegare anche se lo chiedessimo agli scienziati del Cern.

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