Uno sta disputando l’ottava stagione con la Roma, l’altro è alla prima.
E forse sarà anche l’ultima. Uno ha vinto un Mondiale, ma gli mancano i titoli nazionali. L’altro, invece, la Coppa del Mondo non l’ha mai vista ma di campionati se n’è portato a casa più di qualcuno in mezza Europa. Ruoli differenti, quelli di Simone Perrotta e Gabi Heinze, ma tante cose cose in comune. Una, soprattutto: il carattere. Uomini tutti d’un pezzo, uomini che parlano – a volte pure troppo, come dice qualcuno a Perrotta – e uomini che non hanno paura a dire le cose in faccia. Anche a chi comanda. Nello spogliatoio della Roma, come è giusto e sacrosanto che sia, comanda l’allenatore. Luis Enrique. Altro bel caratterino. Sia Heinze sia Perrotta non hanno avuto paura a manifestare al tecnico le loro perplessità […]
Luis Enrique li ha ascoltati, sempre, ha replicato. E ha preso in autonomia le sue decisioni. Questo ha prodotto quello che è successo mercoledì sera. Attaccamento totale alla causa, cioè ai compagni, cioè alla Roma. Heinze e Perrotta partono entrambi dalla panchina: il primo a sorpresa, più per scelta tecnica che per il dolore all’anca che si porta dietro da qualche settimana. Il secondo, come al solito quest’anno, non parte dall’inizio. In panchina ci vanno giusto il tempo di far fare qualche foto ai fotografi e qualche ripresa alle telecamere. Poi si alzano e non si siedono più.
L’argentino, soprattutto, è una furia. Dà continuamente indicazioni ai compagni, a volte in italiano, spesso in spagnolo. Segue in piedi anche l’azione del gol di Osvaldo e quando l’attaccante corre verso la panchina per esultare si capisce che dedica, abbracci e sorrisi sono tutti per lui. L’amico più stretto di questi mesi. Quello che, soprattutto da Udine in poi, non lo lascia mai solo. E condivide ogni cosa con lui, compresa – tanto per fare un esempio – la prima convocazione in Nazionale visto che quel giorno erano in macchina insieme. Nel secondo tempo Luis Enrique li manda a scaldarsi. Heinze non accenna a smettere di incitare i compagni, Guidolin ha qualcosa da ridire, il quarto uomo prova a dirgli qualcosa, lo sguardo dell’argentino lo riporta a più miti pensieri. Perrotta è sempre accanto a lui, protesta col guardalinee per un mancato fallo su Totti e se la prende coi giocatori dell’Udinese che non ammettono con Rizzoli la scorrettezza. Luis Enrique lo fa entrare negli ultimi minuti al posto di Pjanic, giusto il tempo di godersi il gol di Marquinho. […]
Il Romanista – Chiara Zucchelli