Giordano e Giannini: «Ecco come si vince un derby»

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo – R-Maida – F.Patania – D.Rindone) – Giannini entra in sala e si fionda davanti alla lavagna: «La giocano così». Prende il pennarello e disegna la Roma: «4-3-3 contro 3-5-1-1». Giordano lo stoppa: «Così finisce 0-0», dice sorridendo. Giannini continua serissimo: «Di Francesco, per vincere, deve allargare la difesa della Lazio tenendo i due esterni d’attacco molto larghi, altrimenti è dura perché Inzaghi si difende molto bene». Sono due allenatori. E Giordano entra nel tema tattico: «D’accordo, ma la Lazio non è una squadra che si sbilancia. Gli esterni della Roma entrano dentro la trequarti quando hanno il possesso palla, lo fanno per riceverla, non per smistarla. In questo momento giocare contro la Lazio è difficilissimo, l’unico modo per affrontarla è adottare un cambio di gioco continuo, molto veloce». Il derby Roma-Lazio inizia una settimana prima con il derby Giannini-Giordano, bandiere romane. Sono simboli storici, s’identificano nelle squadre del cuore, le sentono ancora loro, è come se vi giocassero, dicono «noi, voi, vinciamo, perdete…».

Giuseppe Giannini e Bruno Giordano, a voi il derby. Domanda banale per rompere il ghiaccio: chi vince?
GIANNINI: Non ci sono favorite, non mi stupirei se finisse in pareggio. La Lazio sta giocando meglio in questo periodo, parlo proprio della qualità della manovra, ma la Roma ha acquisito consapevolezza ed entusiasmo.
GIORDANO: Vince la Roma… (risata). Una quindicina di giorni fa avrei detto sicuramente Lazio, ma la vittoria sul Chelsea ha dato morale alla Roma». Inzaghi l’anno scorso ha beffato più volte Spalletti, come fa Di Francesco a evitare di finire nella stessa trappola?
GIANNINI: Servirà attenzione perché Inzaghi è bravo a studiare gli avversari: non mi stupirei se giocasse con il 4-4-2. In questo caso secondo me vincerebbe.
GIORDANO: Per giocare così dovrebbe levare un esterno o mettere Radu sulla fascia, non credo che cambierà così tanto. Quest’anno è partito in un modo e non ha mai cambiato né con la Juve né con Milan e Napoli».

In assoluto chi è più forte tra Roma e Lazio?
GIANNINI: Alla lunga credo che la Roma abbia qualche soluzione in più, non dimentichiamo che Schick ed Emerson non si sono mai visti. Certo, Schick sarà una mina vagante quando rientrerà, dovrà essere bravo Di Francesco a inserirlo.
GIORDANO: In questo momento stanno sullo stesso piano. Come organico ha qualcosa in più la Roma, loro hanno dei miglioramenti da fare. La Lazio sembra già al massimo, il miglioramento può essere prodotto da Felipe Anderson o da Nani se acquisterà condizione.

Cosa può dare Luis Alberto alla Lazio e cosa può perdere la Roma con l’infortunio di Nainggolan?
GIANNINI: Luis Alberto e Milinkovic sono le sorprese tra le linee, quei giocatori anarchici che possono metterti in difficoltà. La probabile assenza di Nainggolan pesa, ma con Pellegrini sto tranquillo, è il perfetto interprete del calcio di Di Francesco. E anzi io l’avrei fatto giocare comunque al posto di Strootman.
GIORDANO: Tutti commettono un piccolo errore, si dice che la Lazio gioca con il 3-5-1-1, per me gioca con il 3-4-2-1. Milinkovic sta sempre in linea con Luis Alberto e si invertono. Il serbo difficilmente lo vedi sulla linea dei centrocampisti.

Di Francesco e Inzaghi sono due allenatori giovani e sanno rischiare…
GIANNINI: Di Francesco ha dimostrato di saper cambiare in corsa. Questo denota una flessibilità che tanti allenatori del passato non avevano. GIORDANO: La bravura di un tecnico si nota nella lettura dei 90 minuti, durante la settimana un allenatore vale l’altro. Nello stress agonistico devi essere bravo a cambiare, a capire come farlo, anche in cinque minuti.

La Roma è lanciata, la Lazio dei titolari arriverà al derby con quasi tre settimane di inattività. Chi se ne avvantaggerà?
GIANNINI: In effetti può essere un vantaggio per la Roma. Non è facile calarsi in un derby dopo un lungo periodo di inattività.
GIORDANO: Non giocare contro l’Udinese può essere servito per recuperare, la Lazio è stata tra le prime ad andare in ritiro. Non sono preoccupato, sono tutti nazionali, il ritmo non si perde. E poi rientri per giocare il derby…

La Lazio ha un allenatore che è stato centravanti laziale, la Roma ha un tecnico che è stato un centrocampista romanista. Esattamente come voi. Perché voi due non siete mai diventati allenatori di Roma e Lazio?
GIANNINI: Qualche anno fa sono stato in corsa per fare il secondo, quando si parlava di Rijkaard alla Roma. C’è stato qualche contatto indiretto. Poi nulla di fatto.
GIORDANO: Ci sono state sempre le solite chiacchiere dopo gli esoneri. Una volta ho incontrato Lotito, andai con l’idea di allenare la Lazio, lui mi offrì un ruolo dirigenziale. Non mi bastava, venivo dalla buona avventura di Messina in serie A e volevo fare l’allenatore. E’ finita lì.

E’ una fortuna essere come Di Francesco e Inzaghi? Giocatori prima, allenatori dopo nel club più amato?
GIANNINI: Per Eusebio è un vantaggio aver conosciuto l’ambiente, ma lui è stato bravo a creare dei punti fermi dentro lo spogliatoio: a esempio ho letto nella vostra intervista che vuole sempre Totti vicino sul pullman. Sembra un dettaglio, in realtà è molto importante perché consente ad un allenatore di acquisire carisma davanti alla squadra.
GIORDANO: E’ una gran bella cosa anche per la tifoseria. Tornare nel posto dove sei già stato ti avvantaggia. Conosci tutto, il campo, la sala stampa, ti senti a tuo agio. Altrove, invece, devono accompagnarti per mano, devi conoscere tutti.

Siete stati due giocatori straordinari, ma da allenatori vi è mancato qualcosa per confermarvi agli stessi livelli. Che cosa?
GIANNINI: Il principale motivo è essere capitati sempre in società complicate, dove serviva il grande nome da esporre sulla piazza. Quel nome purtroppo a volte è ingombrante perché diventa il parafulmine nelle difficoltà. Ho sbagliato anche io a volte ad accettare delle offerte da club che poi non mi hanno sostenuto (l’ultimo è stato il Fondi, che l’ha esonerato il 18 settembre scorso).
GIORDANO: Devi avere una grande società alle spalle, che sia solida e che nei momenti di difficoltà non ti butta a mare, ti protegge. E’ quello che mi è mancato. Guarda caso in tanti club in cui ho lavorato sono andato via e l’anno dopo sono falliti, non ho mai trovato una società che si potesse chiamare tale. Quelle poche volte che mi è stata data la possibilità di lavorare, ad esempio a Crotone, quando abbiamo vinto il campionato (nel 1996 dalla Serie D alla C2), a Reggio Emilia e a Messina, ho fatto vedere che in panchina potevo starci.

Nel vostro mestiere contano le prime tappe…
GIANNINI: Qualcosa di buono l’ho fatta, ma torno al discorso di prima. Se avessi accettato il settore giovanile di una grande squadra, come ha fatto Montella nella Roma, avrei trovato una strada più breve per allenare in serie A.
GIORDANO: Il mio errore è stato pensare di fare la gavetta, ho sbagliato pur essendo nel giusto. Penso al Grosseto in C: firmo e il giorno dopo mi chiama Giorgio Perinetti chiedendomi di allenare la Primavera del Napoli. Ringraziai, dissi no, ero sotto contratto. Ma dopo una settimana il Grosseto fu cancellato. Tornando in dietro sarei andato a Napoli, era questa la strada più breve. Negli ultimi anni ha fatto moda il “guardiolismo”, è salito dal settore giovanile e ha vinto tutto. Le società l’hanno preso come modello.

Andrete al prossimo derby? Frequentate lo stadio?
GIANNINI: Ci sarò e ci sono sempre.
GIORDANO: No, non vado mai all’Olimpico. Nel weekend sono impegnato a Napoli in tv.

Il Napoli vincerà lo scudetto?
GIANNINI: E’ una candidata però mi convince meno rispetto all’inizio.
GIORDANO: Non so: l’assenza di Ghoulam è pesante, una bella botta.

Chi saranno gli uomini derby?
GIANNINI: Viene da pensare a Dzeko, ma io dico Perotti. E’ in grande forma, è spensierato. Prima andava a sprazzi, ora no.
GIORDANO: Immobile, vive un grande momento, è il simbolo della Lazio. Se si ferma lui, per noi diventa problematico scardinare le difese.

Risposta secca: meglio Dzeko o Immobile?
GIANNINI: Sono due grandi, per caratteristiche potrebbero giocare insieme.
GIORDANO: Ognuno è adatto alla squadra in cui gioca. Dzeko farebbe fatica nella Lazio che punta sul contropiede. Immobile soffrirebbe a trovare gli spazi nella Roma che gioca spesso sulla linea dell’area di rigore avversaria. In definitiva, da laziale, mi tengo Ciro.

Cullate ancora l’idea di rientrare nella Roma e nella Lazio?
GIANNINI: Non è un’ossessione, ma il pensiero c’è. Sensi mi offrì un incarico da concordare con Franco Baldini. Andai a Trigoria e Baldini fece qualche battuta sulla mia collaborazione con gli agenti Morabito e Fioranelli. Ringraziai e tornai a casa. Sbagliai a non richiamare Sensi per dirgli cosa fosse successo. Più recentemente sono stato un mese negli Usa per seguire le Academy, mi era stato detto da Sabatini che ci sarebbe stato un altro ruolo, poi non è successo.
GIORDANO: Non ci penso, non credo sia neppure fattibile. Avendo 20 anni in meno mi sarei messo ad allenare Giovanissimi e Allievi e poi avrei valutato. Alla mia età non ha senso. Se uno ci crede, ci crede. Ma non è che devi dimostrare quanto vali allenando i giovani.

Giannini e Giordano, giocate ancora a calcio?
GIANNINI: Io no, ho un problema a un’anca, mi impedisce di farlo. Ogni tanto gioco a tennis.
GIORDANO: Giannini fa ancora i tunnel quando gioca (risata). Io sì, mi muovo e mi avveleno ancora. Mi piace, voglio morì in campo.

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