Gattuso-Fonseca, i gemelli diversi

Il Messaggero (A.Angeloni) – Diplomatico, sereno, moderato, l’uno; diretto, schietto, vulcanico, l’altro. Le differenze fisiche, dialettiche tra Paulo Fonseca e Rino Gattuso, sono evidenti. Ma si ritrovano in una filosofia comune: un calcio piacevole, spettacolare, verticale. Possibilmente vincente: Rino sogna lo scudetto, Paulo pensa alla Champions, poi chissà. Al San Paolo la squadra di Fonseca ha perso per l’ultima volta, era l’alba di luglio (il 5), quella sera Fonseca aveva deciso di cambiare volto alla squadra, passando dalla difesa a quattro a quella a tre-cinque (Zappacosta, Mancini, Smalling, Ibanez, Spinazzola). Si chiama flessibilità, termine che spesso sfugge agli allenatori, non al portoghese né a Gattuso. La Roma da quella volta ha cambiato volto, Fonseca ha ritrovato se stesso e la squadra. Poi, sedici i risultati utili consecutivi dei giallorossi. “Sono cambiate tante cose, siamo migliorati, la squadra sta giocando con fiducia. Quando si vince è normale averne. Il Napoli? Per me è la più forte in questo campionato. Gioca un gran calcio, ha coraggio”, le parole di Fonseca esaltano il collega. Coraggio, ecco, questo insegue anche Gattuso, che porta in campo tre attaccanti e un centrocampo di qualità: ama il palleggio, come Fonseca, gli piace il calcio visionario, come a Fonseca.

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