Garcia: “Siamo in corsa per tutto, io gioco sempre per vincere. A parte il primo tempo con il Napoli non ho nessun rimpianto”

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Rudi Garcia, tecnico giallorosso, è ospite di Roma Tv, canale tematico della società di Trigoria. Queste le parole dell’allenatore francese:

Qual è la sensazione di essere in questi studi?
Sono belli gli studi, io seguo Roma Tv e Roma Radio. Siamo tutti importanti.

La sensazione su Roma Tv?
E’ importante, io sono il primo a non accettare telecamere ma abbiamo trovato un modo di funzionare in maniera intelligente.

Sono partito con Capello che libertà non la lasciava…
A volte è importante quando prepariamo la partita di non dare informazioni all’avversario.

Mettere il piede sulla palla”: una frase del suo libro…
Quando ho pensato di fare questa cosa all’inizio dicevo che non c’era niente da dire e alla fine ho scritto circa 300 pagine. Lavoro ogni giorno per fare un bel futuro, ma tenere conto delle cose passate può essere interessante. La Roma è in corsa per tutto, siamo secondi in campionato e diciamo anche che ho cancellato in parte la gara con la Juve che rimane la favorita. Siamo sulla strada giusta, può essere la ciliegina sulla torta il fatto che possiamo qualificarci in Champions.

Se lo aspettava?
Nelle prime quattro giornate abbiamo giocato due volte contro il Bayern e col City in casa loro, non me lo aspettavo.

Cosa ha funzionato bene e cosa meno?
Il gioco è sempre lo stesso, ci appoggiamo su questa cosa. Forse c’è solo un rimpianto: non essere entrati bene a Napoli, nel secondo tempo abbiamo fatto la nostra partita. A parte il primo tempo con il Napoli non ho nessun rimpianto. Nemmeno contro il Bayern Monaco in casa, abbiamo fatto il nostro gioco rischiando anche di pareggiare con Gervinho. Dobbiamo crescere sul piano mentale, è possibile fare qualcosa in Champions, ma l’obiettivo è superare il girone. Uscendo dalla quarta urna avevamo un girone di ferro.

L’ambizione fa parte della sua storia?
Sì in Francia veniva visto come un difetto, ma io gioco per vincere.

Fanno vedere al tecnico una clip con le immagini più belle del suo periodo a Roma…
E’ interessante tornare all’inizio quando mi ricordo che le cose non erano semplici. Vedo le cose fatte e possiamo essere fieri non riposandoci. Il futuro è da scrivere e davanti è meglio.

Cosa ha pensato quando Sabatini le ha detto che non sarebbe stato l’allenatore della Roma?
Walter è una persona speciale, intelligente e intuitivo e anche io lo sono. Subito ho detto a Massara che faceva il traduttore che ci siamo capiti. Quando mi ha detto questa cosa ho sentito che la porta era aperta. Mi piacciono le sfide e la Roma era una bella sfida.

Le piacciono le persone che vengono dal basso?
Si, crescere con volontà, speranza e passione: si può riuscire a trovare la strada giusta con ambizione. Abbiamo sempre bisogno di altre persone, a me hanno aiutato facendo la scelta di prendermi. Non bisogna mai scordarsi da dove arriviamo.

De Rossi ha raccontato che non la conosceva e ha visto il video in cui suonava la chitarra…
Sì, c’è un Garcia privato che forse è diverso da quello che conosce la gente. Amo la mia famiglia, amo fare scherzi con gli amici ma questa cosa può essere positiva e negativa. L’ho fatto a Lille: può essere usata in modo cattivo e non mi piace. Oggi con internet è pericoloso, quello che mi dà fastidio è l’utilizzo che ne possono fare i media. Sentire Daniele dire che forse era arrivato un chitarrista e poi dire che finalmente abbiamo trovato un allenatore, è una cosa bella.

Ha visto in Pallotta sensibilità?
Il presidente è così, si prende cura dell’altro. È una persona abbordabile anche se è il presidente. Mi è piaciuto andare a New York e vedere anche la sua squadra che è molto aperta. Si vedeva che sono tutti amici con la passione di rendere la Roma al livello più alto possibile.

Della sua Roma mi piace il possesso palla, l’equilibrio e il ripartire molto forte…
Bisogna avere giocatori che danno segnali nel pressing. Inizia Gervinho ad esempio, poi arrivano tutti. E’ molto difficile per l’avversario uscire in maniera tranquilla. In 2-3 passaggi è possibile andare subito in porta. La cosa interessante è che Manolas, Ashley lo hanno capito subito. Quando attacchiamo non voglio che aspettano indietro attendendo il contropiede avversario

Nascono anche i gol così…
Quando recuperiamo la palla a 35 metri dalla porta avversaria possiamo andare subito in porta.

Lo fa anche Mapou?
Sì. La cosa interessante è che i consigli devono essere chiari. Prima della Fiorentina avevamo avuto due giorni per preparare la gara e in campo sembravano con noi da sempre.

Il possesso palla…
Il possesso palla è fatto per trovare spazi per attaccare. Magari bisogna allargare il gioco ma bisogna avere giocatori vicini per palleggiare e trovare spazi per attaccare. Gli inserimenti sono importanti per fare in modo che l’attaccante resti su. Cerchiamo spazi finché non li troviamo. Quando siamo tutti in campo avversario, perché tornare indietro per difendere?

Trovare l’uomo tra le linee…
I tre attaccanti al centro di gioco e così è difficile per la difesa avversaria.

Il possesso palla stanca l’avversario?
E’ su quello che giochiamo, nel primo tempo l’avversario corre, ma poi c’è anche stanchezza mentale, è difficile correre per la palla.

L’equilibrio?
E’ importante, gli attaccanti sanno che per me non importa chi è a destra o a sinistra. Chi è sulle fasce deve aiutare poi abbiamo anche la capacità di andare velocemente in avanti.

La squadra non regala spazi?
Dobbiamo farlo meglio. Ci abbiamo lavorato anche per Monaco, i ragazzi hanno capito che bisogna mettere densità difensiva.

Sapete rubare palla e ripartire…
Questo è un vantaggio nostro con giocatori veloci come Gervinho e Iturbe. E’ una possibilità per andare avanti veloce e lo abbiamo fatto anche lo scorso anno: a Milano contro l’Inter. Passaggio di Totti per Kevin che fa ripartire l’azione.

Gervinho?
Lui non segna tanti gol ma fa tanti assist e soprattutto anche il penultimo passaggio. Tre volte su quattro sta nelle azioni dei gol.

Il calcio totale…
Possiamo avere campioni e giocatori bravi ma la relazioni tra loro è fondamentale.

La sua passione per il Subbuteo. Chi prenderebbe tra la Roma e il Lille?
La Roma, la mia storia è il presente. Ho fatto 11 anni a Lille, è una grande parte della mia vita e rimangono nella mia vita. Il mio presente è la squadra giallorossa.

Giocava contro i suoi amici?
Si contro i miei amici.

Il Lille giocava anche 4-2-3-1?
Sì, anche con la Roma quando dobbiamo mettere in difficoltà l’avversario, con Pjanic a centrocampo, è facile cambiare modulo.

Il punto fermo è la linea a 4 in difesa?
Sì, in passato ho anche usato la difesa a 3. Era un tempo che pensavo che quando sei in vantaggio mettere in difesa un giocatore in più da sicurezza ma non è così: facendo così dai la possibilità all’attacco avversario di tenere palla. Adesso preferisco pressare non rischiando il pareggio avversario.

Un giorno le piacerebbe allenare la Francia?
E’ un altro mestiere, ho avuto la possibilità di sentire i ct: vai a vedere le paritte ogni settimana senza avere tutto il tempo la rosa. Per il momento no, forse un giorno quando dovrò riprendere fiato, un anno senza allenare o fare il ct può essere una buona cosa sul piano energetico per vivere con meno pressione.

Il presidente del Lille Tapie?
Era un personaggio importante, è l’unico presidente che ha vinto la Champions in Francia. Lo ha vinto contro il Milan. Ero sul suo aereo privato e l’ho conosciuto così la prima volta. Poi mi ha fatto andare a vedere il Marsiglia, un pubblico molto caldo. Ho guardato la partita e ci siamo messi d’accordo poi un giornalista mi ha chiamato dicendomi che era saltato tutto.

Il contrario che con la Roma?
Il sale della vita e le opportunità si fanno sugli incontri. Ero curioso di vedere i dirigenti romanisti. Ero tranquillo con un anno di contratto col Lille. Stavo riflettendo, potevo continuare, trovare un progetto come la Roma o fare il commentatore che è una cosa che mi piace. Se non avessi fatto l’allenatore il giornalista era una cosa interessante.

Le piace che in una squadra ci siano diverse nazionalità?
Penso che la società dovrebbe prendere esempio dal calcio e dallo sport. Se c’è una cosa che non guardiamo nello sport sono il colore della pelle o le abitudini. Lo sport è fantastico in questa cosa. Bisogna solo sapere se un giocatore è forte o meno. Non parlo delle cose brutte: i cori razzisti vanno cancellati per sempre. I giocatori tra loro si rispettano, tra loro ed è un piacere.

Ha mai fatto discorsi alla Al Pacino?
Nel corso della stagione servono, bisogna sapere cosa dire e in che momento. Ci sono passate cose importanti, sia lo scorso che quest’anno. Poi a volte bisogna dire cose all’esterno, e quest’anno sono state cose importanti dette in un determinato momento.

I tifosi?
E’ una domanda di attualità. Sono andato in settimana a Tor Vergata e l’accoglienza mi ha caricato facendomi riflettere su questa cosa: parliamo di ambiente Roma come un fantasma, se sono cani o gatti, il vero ambiente è quello che ho trovato a Tor Vergata, con tutti quei tifosi. Credono nella squadra e ci danno la carica. Dopo le partite con il Bayern, in tutte le partite all’Olimpico e fuori casa, abbiamo il piacere di avere una tifoseria unica. Già l’ho detto alla squadra: dobbiamo festeggiare qualcosa con i tifosi, speriamo già da quest’anno.

Il pullman della Roma con le foto dei tifosi?
Da quando sono arrivato avevo chiesto al presidente, a Baldissoni, che per l’immagine della Roma era importante avere un pullman e arrivare in tutti gli stadi con il nostro pullman. Ci dà la grandezza della società.

La frase del libro: “In nome di mio padre”?
Mi serve, mi dà carica. So che vede le cose dall’ato e mi da soddisfazione sul fatto che ogni giorno do il meglio anche per lui.

 

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