Garcia: “Ho smesso di credere allo scudetto solo quando la Juve ha vinto con il Sassuolo. Benatia resta”

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La grande stagione di Rudi Garcia alla Roma ha fatto il giro del mondo. Soprattutto in Francia, dove Garcia è ancora molto amato, si parla dei risultati dei giallorossi. Il tecnico della Roma, in un’intervista concessa al quotidiano francese L’Equipe, racconta la sua prima esperienza in Italia e parla dei suoi obiettivi per la prossima stagione, a partire dal ritorno in Champions League dei giallorossi.

Quando ha sentito di aver perso definitivamente la possibilità di vincere il campionato?
Ho creduto al titolo fino alla vittoria della Juve a Sassuolo (35a giornata, 3-1, 28 aprile). Però quando sei a tre partite dalla fine, con 8 punti dalla prima che gioca contro delle squadre che hanno obiettivi…

Lei ha battuto molti record con la Roma in questa stagione, ma nonostante questo non siete diventati campioni. Ha un po’ di rammarichi?
Nessuno, il vero pericolo sarebbe essere delusi. Molti hanno ricordato come abbia caricato l’ambiente quando sono arrivato a inizio stagione. Se mi avessero detto che sarei riuscito a battere il record di punti della Roma in Serie A e ad ottenere le qualificazione diretta in Champions League…qui si dice “firmare con il sangue”: non ho nessun rimpianto. E’ un po’ come Cristiano Ronaldo che alla fine è riuscito a vincere il pallone d’oro contro Messi. Quest’anno i nostro rivali hanno battuto ogni record in Italia

La Juve è davvero irraggiungibile?
No, ma noi abbiamo manifestato alcuni difetti importanti dopo la serie di 10 vittorie consecutive in avvio di stagione. La Juve ha fatto una stagione stratosferica, ma era una squadra in crescita, come ha ricordato il loro allenatore Conte

Tuttavia abbiamo visto la Juventus soffrire nelle fasi finali dell’Europa League contro il Lione. In Champions League non ha passato la fase a gironi. Quest’anno, le due milanesi non erano in lizza per il titolo. Senza sminuire la vostra stagione, il campionato italiano non è stato più facile quest’anno?
Non credo. E’ stata una stagione in cui molte squadre lottavano per la qualificazione diretta in Champions League. Ci è stata concorrenza con la Juventus, il Napoli, la Fiorentina…è stato un campionato aperto

E poi ci sono i problemi della violenza negli stadi, come quanto è successo nella finale di Coppa Italia. Il calcio italiano è in crisi?
La cosa che mi ha sorpreso in negativo quando sono arrivato qui sono gli stadi fatiscenti. Con uno sguardo neutro, rispetto a quello che ha rappresentato per me il calcio italiano, quando regnava in Europa, dico che serve effettivamente una vera riflessione a tutto campo. Il Portogallo ha raggiunto l’Italia nel ranking UEFA. In Europa, l’Italia deve far meglio. Per quanto riguarda la violenza, si devono prendere troppe precauzioni per garantire la sicurezze e questo non è normale.

Per tornare al gioco, sono veri i cliché sul troppo tatticismo del calcio italiano?
Sì, è molto tattico, ma la particolarità è che qui il 40% delle squadre che giocano e le altre sono indietro. La Juve ha fatto scuola. Tuttavia, è pur sempre un campionato difensivo.

Sul futuro di Benatia…
Mehdi ha quattro anni contratto senza clausola rescissoria. Sarà romanista il prossimo anno

Pericolo cessioni eccellenti…
L’obiettivo è quello di non aumentare il monte ingaggi. Non abbiamo i mezzi per farlo. Ma non avremo più bisogno di vendere.

Sul secondo posto dietro alla Juve…
Siamo stati un po’ come Ronaldo col Pallone d’Oro negli anni di Messi. Ma Cristiano, ha finito per vincerlo

Come pensate di gestire Francesco Totti (38 anni a Settembre) dovendo giocare una partita ogni tre giorni?
Mi piacerà giocare la Champions con Totti. Un giocatore del suo talento ha bisogno di questa vetrina. In questa stagione, quando ci sono state tre partite a settimana, si è dovuto preservare, proteggere. E’ intelligente, non chiede nulla. E’ sempre positivo e pensa solo alla squadra. Tra di noi si è instaurata una complicità. Totti è accondiscendente e molto facile da gestire.

Mi sono state dette molte cose su di lui prima che arrivassi, ma ho chiuso le orecchie per farmi una mia idea, e me la sono fatta. Non l’ho coccolato nè aiutato. In Francia quando un giocatore supera i 30 anni è vecchio, bruciato. E’ qualcosa che qui non esiste, visto che non vale per giocatori come Maldini, Totti, Zanetti

Le manca la Francia?
Non troppo. Sono tornato a Parigi in occasione delle soste per le nazionali, a settembre, ottobre e novembre, da allora non sono più tornato. Lo farò il mese prossimo, tornerò a Lille. Ho anche avuto offerte per lavorare a Parigi come commentatore televisivo per i Mondiali, ma non mi interessava.

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