Gandini: “Quella di Totti e la Roma è una storia fantastica. Rappresenta il calcio italiano. Al calcio italiano servono le seconde squadre”

Umberto Gandini, amministratore delegato della Roma, ha ripercorso il 2016 giallorosso tramite il sito ufficiale della Roma. Queste le sue parole:

Su Francesco Totti: “È una storia fantastica. L’ho vissuta dall’esterno, mentre ero al Milan. Totti rientra in una categoria speciale, in cui rientrano altre 3 o 4 personalità di rilievo, come quei giocatori storici del Milan che hanno vestito soltanto la maglia rossonera, Maldini e Baresi. Totti ha avuto un grande impatto sulla squadra alla fine della scorsa stagione. È stato fantastico ed è ancora fantastico, perché Totti non rappresenta solo la Roma, ma l’intero calcio italiano. La dimostrazione è stata il suo quarantesimo compleanno e l’eco che ha avuto nei social media in tutto il modo, è un atleta fantastico che si impegna a fondo per mantenere il passo con la velocità e la forza richiesta nel calcio di oggi. Ovviamente non può essere agli stessi livelli di un tempo, tuttavia, in circostanze molto critiche, può essere assolutamente decisivo. La prima partita che ho visto da AD della Roma è stata Roma-Sampdoria. Totti è entrato nel secondo tempo e abbiamo vinto 3-2 col suo gol su rigore al 93°. Una gioia per gli occhi“.

Sulla Primavera: “Ovviamente il nostro fiore all’occhiello delle giovanili è la Primavera, categoria nella quale siamo Campioni d’Italia in carica. Abbiamo un ottimo sistema di formazione, una struttura molto chiara che permette a ogni allenatore di seguire gli stessi schemi in tutte le età, arrivando a produrre un grande numero di giocatori. Il problema, così come accade in molti altri club italiani, è che quando arrivano a 19 anni alla fine della Primavera, per molti di loro è ancora troppo presto per fare il salto di qualità in Serie A. Sono pochi quelli che ci riescono, ma non tutti sono al livello dell’AS Roma. Perciò, dobbiamo cederli in prestito a club più piccoli e fargli fare esperienza, alcuni di loro non sono ancora pronti dopo quel passo e devono andare in categorie minori. Ogni anno si producono 10, 12 o 15 giocatori e forse uno o due tra loro possono essere professionisti da Serie A, mentre il resto fiorirà più avanti e avrà quindi bisogno di tempo per crescere. È questo il problema del sistema italiano: dovremmo avere un’altra squadra tra la Primavera e la prima squadra. Ci piacerebbe averne una Under-21 o una seconda squadra che possa giocare in divisioni inferiori ma sempre sotto il nostro controllo. Un po’ come succede in Spagna, in Inghilterra o in Germania, in cui si può mantenere il controllo dei giocatori, gestendo il loro sviluppo secondo le proprie regole. Oggi si può avere un giocatore molto talentuoso che fa tutta la trafila di un club qualsiasi e poi, all’improvviso, si ritrova a seguire un regime di allenamento, preparazione fisica e nutritivo completamente diverso, per non parlare dello stile di gioco. Questo crea dei seri ostacoli alla crescita di un ragazzo, ma è una situazione che dobbiamo saper gestire. D’altro canto, sono molti i fattori che riguardano l’approdo di un diciannovenne in prima squadra. Nel nostro club, per esempio, c’è Seck, poi ci sono Ricci e altri che giocano nel Sassuolo. Dobbiamo vendere alcuni di loro perché hanno bisogno di giocare e non vogliono perdere tempo rimanendo nel nostro club, anche se uno o due tra questi possono essere talvolta utili per la squadra. Dobbiamo capire che i ragazzi non vogliono sprecare le loro opportunità: hanno bisogno di giocare, devono farsi vedere e devono mettersi alla prova per poi diventare giocatori professionisti dell’AS Roma. Spero che alcuni di loro possano tornare presto per rivelarsi poi colonne portanti della nostra squadra“.

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