Gandini: “Ci siamo guadagnati la semifinale sul campo, abbiamo l’opportunità di scrivere un’altra pagina di storia e ci crediamo”

L’amministratore delegato della Roma Umberto Gandini ha rilasciato delle dichiarazioni a 48 ore dalla semifinale d’andata di Champions League contro il Liverpool. Il dirigente giallorosso si è espresso sulle frequenze di Radio24, queste le sue parole:

Come si vivono le vigilie così?
Adesso che abbiamo passato lo scoglio Spal cominciamo a pensarci. Veniamo da una prestazione straordinaria, che ci ha permesso di arrivare qui. Ora siamo curiosi di vedere quanto siamo bravi, c’è questi tipo di attesa la consapevolezza di essere di fronte ad un’occasione storica.

Ricorda qualche vigilia in particolare?
Sono passati dieci, undici anni, i ricordi sono un po’ sbiaditi. Era molto più vivo il ricordo della partita col Barcellona, perché lo scoglio era di quelli insormontabili. E’ un po’ presto ora, dobbiamo ancora giocare l’andata. Mi ricordo una partita perfetta che fu Milan-Man Utd, dove abbiamo perso ad Old Trafford e poi vinto a San Siro, fu una partita straordinaria che portò il Milan alla finale del 2007. Mi piace pensare di essere in quel mood. La squadra sta bene ed è consapevole di quello che la aspetta. La viviamo con gioia e consapevolezza di esserci.

E’ lo spirito libero di chi ha già fatto un miracolo?
Delle quattro rimaste il percorso della Roma è il più difficile… Credo che ce la siamo guadagnata sul campo, in particolare sul campo giocatori ed allenatore. Quindi adesso devono continuare quel sogno che coltivano e che facciamo come società e città con i nostri tifosi.

Che rappresenta per Roma questa semifinale?
Sono la persona meno indicata per rispondere essendo qui da poco. Dopo il Barcellona si è entrati in una specie di guscio, di sogno e di impresa. Rappresenta molto per la società, per Pallotta, per tutti quelli che credono nella Roma e per la città stessa che vive un rapporto molto forte con la squadra. C’è grande positività.

I risultati raccontano una distanza diversa dalle altre…
Il calcio di club rappresenta un movimento più vasto rispetto alla Nazionale. Ci sono componenti che non sono rappresentative della scuola italiana. Ci sono allenatori italiani che guardano la partita in modo diverso, che cercano di ottenere risultati attraverso il gioco e cercano di imporre una filosofia sull’avversario. Nel club si sta sui prodotti del settore giovanile e meno sul mercato. La Nazionale ha avuto un incidente di percorso, dietro c’è una scuola che non è mai avara di talenti. La tanto rinomata Cantera del Barcellona non produce più. L’ultimo prodotto è Sergi Roberto, questo dice tutto. I cicli sono tali anche a livello di talenti.

Speriamo che si faccia lo Stadio della Roma, ma siamo indietro in molti altri posti…
Rimane un problema di risorse. Quando sei una squadra italiana che ha risorse dallo stadio, come la Juventus sui 40 milioni, e ti confronti con altre realtà che hanno più di 100 milioni di ricavi, è un gap che puoi colmare sul campo con allenatori e giocatori, ma al di fuori devi trovare risorse che ti fanno competere ad armi pari. L’ultimo grande evento in Italia che ha permesso di costruire stadi è stato Italia 90. Abbiamo perso gli Europei del 2008, 2012 e del 2016, sono mancati per poco e per politica, non per incapacità. Gli stadi dove giochiamo oggi sono figli di Italia ’90.

Quanto crede nella possibilità di superare il Liverpool?
Ci crediamo tutti. Giochiamo una semifinale, cosa che non capita a molte squadre e tutti i giorni. Giochiamo contro una squadra forte, una delle migliori del calcio europeo, con cinque coppe dei campioni, l’ultima me la ricordo bene nel 2005. Sono forti davanti, con un buon centrocampo, ma che concede. Abbiamo un cammino in Europa importante ed abbiamo l’opportunità grandissima di scrivere un’altra pagina di storia e ci crediamo.

La Roma ha caratteristiche europee…
Il periodo in cui abbiamo giocato in Europa, ha coinciso con il momento in cui stavamo molto bene. E’ difficile dire se siamo una squadra costruita per questo tipo di competizione, indubbiamente nelle partite ad eliminazione c’è stata la giusta interpretazione.

Semifinale tra chi ha venduto Salah a giugno e chi ha dato via Coutinho a gennaio…
Il Fair Play è importante e ti impone determinate scelte, ma è anche il fatto di costruire qualcosa, di disegnare un percorso. Siamo qui anche grazie a chi è arrivato per sostituire chi è partito. E’ il lavoro di Monchi e della società, fatto per arrivare a questo punto.

La Roma raggruppa il tifo di tutta Italia. Sarà una responsabilità in più?
Sicuramente, la sentiamo. Non è nemmeno solamente italiana, perché aver eliminato il Barcellona, considerata una delle favorite, ci ha dato una spinta ulteriore da fuori, da chi vede in noi la voglia di rivalsa che porta avanti altre tifoserie. Noi ce la prendiamo queste responsabilità ma con rispetto e consapevolezza, con la leggerezza mentale che abbiamo un’opportunità unica. Ci sarà una finale inaspettata: o il Liverpool o la Roma sarà in finale ed è un bene per la competizione.

 

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