Gabrielli-Pallotta: cani, porci e litigi che non servono alla gestione Usa

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La Gazzetta dello Sport (A.Catapano)Cani e porci, pure senza ali. Per dire che qui con le oscenità non si vola da nessuna parte, anzi si rischia seriamente di cadere. Il Prefetto «maltratta» Pallotta, lui gli risponde in modo scomposto, quello lo rimette a tacere. Uno scontro senza precedenti, in cui l’incontro sì o no (alla fine sì, domani alle 14.30) sembra solo un pretesto. Fatto sta che dai «fottuti idioti» al dubbio amletico se essere «can che abbaia o porco che grugnisce», James Pallotta continua a farsi del male (do you know Nanni Moretti?), e chissà se si rende conto del danno di immagine che provoca a se stesso, sempre più Donald Trump de’ noantri, e alla Roma, ormai ridotta a macchietta, abbandonata dai suoi tifosi, rimproverata dalle istituzioni, tra risultati altalenanti e senza i soldi per completare il faraonico progetto-stadio (sbagliato il business plan), sbertucciata perfino dal vice presidente del Senato Gasparri, in radio ha dedicato un’«ode tragica a Garcia, che all’inizio fu pimpante, ma poi in seguito calante…».

MA COME FA? – Diceva Flaiano: «La situazione è grave ma non seria». Nel caso della Roma è maledettamente seria, perché il botta e risposta con il Prefetto Gabrielli che prima lo ridicolizza poi gli concede un incontro per domani, tanto lui riceve «cani e porci, basta chiederglielo», e la «buca» rimediata poco dopo dal commissario Tronca che manda avanti i suoi vice, degna del «manco dottore, quello è dottorino…» dello sketch con Verdone, fanno ridere tutti gli altri, non i romanisti, sempre più perplessi. Atteggiamenti indisponenti, capacità limitate, assenza di strategia. Perché i suoi collaboratoriMa chi sono?», si è chiesto ieri pure Gabrielli) non gli hanno preparato il terreno per aprire una trattativa sull’ordine pubblico (comunque complicata) e sul progetto-stadio (che comunque prima dovrebbe trovare finanziatori per le opere pubbliche)? Questi sgarbi istituzionali non promettono nulla di buono, né per i rapporti con le autorità né per il prosieguo dell’avventura di Tor di Valle. Per dire del livello di stima toccato da Pallotta, ieri il commento più carino che circolava tra Questura e Prefettura era più o meno questo: «Ma uno che non riesce nemmeno a incontrare il Prefetto, come fa a costruire uno stadio?». È Roma, bellezza. I passaggi istituzionali sono fondamentali, il dramma è non averlo ancora capito. E chissà se la frase pronunciata da Gabrielli gli aprirà gli occhi: «Io al momento conosco solo lo stadio Olimpico, poi quello che sarà non appartiene ai miei orizzonti…».

INTERROGATIVI – Ecco, se i presupposti sono questi, con che faccia e quale forza domani Pallotta chiederà al Prefetto di allentare un po’ la morsa sugli ultrà della curva Sud, peraltro a suo tempo da lui stesso invocata (e questo i tifosi lo sanno)? Per non parlare del dossier su Tor di Valle, ormai rimandato a dopo le feste. Con lo stesso inquietante interrogativo sullo sfondo: ma se Pallotta non dovesse fare lo stadio, cosa farà della Roma?

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