Fonseca, il bello della nuova Roma

Il timbro di Paulo Fonseca stampato sul primo successo della Roma in campionato. Che è anche il primo ufficiale per il portoghese da quando è sbarcato nella Capitale. Il suo stile di gioco, con il 4-2-3-1 che non ha mai pensato di rinnegare sul nascere della nuova stagione, appare in campo e non solo nell’idea. Il portoghese ha convinto i giocatori, come ha raccontato, dopo la vittoria di domenica pomeriggio, Edin Dzeko, il leader riconosciuto dello spogliatoio. Loro hanno sposato il nuovo corso. La svolta subito dopo il pari contro la Lazio. E a caldo, già nello spogliatoio dell’Olimpico. E’ stato proprio il centravanti giallorosso a dare certezze al management di Pallotta. Poi è mosso pure Petrachi. E’ stato lui stesso a rivelarlo. Il 9 settembre il ds ha parlato con l’allenatore. E, girandogli indirettamente il pensiero di Dzeko e dei giocatori, gli ha dato la spinta definitiva per insistere sulla sua traccia. La Roma è ripartita con l’ingresso di Veretout e Mkhitaryan, rinforzi tra l’altro su misura per il sistema di gioco del lusitano. I nuovi hanno però inciso proprio perché il 4-2-3-1 è stato modificato in qualche posizione. Pellegrini, protagonista assoluto contro il Sassuolo, ha legato il rombo offensivo con il centrocampo. Trequartista a 360 gradi: pressing accanto a Dzeko e regista tra Veretout e Cristante. Doppia fase. Come quella evidenziata dal sacrificio di Mkhitaryan e di Kluivert al momento di rientrare in linea con i mediani. Ma il baricentro non si è mai abbassato verso Pau Lopez. Reparti stretti per anestetizzare il possesso palla del Sassuolo. Le due reti prese sono arrivate per stanchezza e rilassatezza. Dietro, comunque, linea ancora da registrare. Davanti, 8 gol in 3 partite e con 6 giocatori diversi, ogni soluzione è invece buona per far centro: da corner o da punizione, direttamente da calcio da fermo (rigore compreso) o da fuori area, con il tap in o il colpo di testa. O semplicemente in contropiede. Lo scrive Il Messaggero.

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