Iezzi (La Repubblica): “Fondi cinesi vogliono la Roma”

Luca Iezzi, l’autore dell’articolo dell’inserto de La Repubblica, Affari e Finanze che parla dell’interesse di un fondo cinese per l’acquisto del 20% delle azioni della Roma di proprietà di Unicredit, è intervenuto a Centro Suono Sport. Queste le sue parole:
Ci sta un’offerta che viene da lontano, quando non era certa la proprietà della Roma, Unicredit ha cercato a 360 gradi e ha contattato anche i fondi cinesi. Ora si sono riproposti e la banca ci pensa perché deve uscire dal capitale della Roma, per loro non è cambiato molto. Il debito della famiglia Sensi con Unicredit e la vendita della Roma sono due discorsi sono separati, il debito che aveva la famiglia Sensi è una partita più grande e dovrebbero essere ristorati vendendo i vari asset di Italpetroli ma sono asset che con il passare degli anni e con la crisi economica sono difficilmente piazzabili, non si trova un compratore da due anni. La Roma era quello meno ricco ma quello più facile da piazzare anche se con qualche difficoltà. Non è stata una vendita netta, Unicredit partecipa al 40%  e quindi la banca deve trovare una via d’uscita la Roma ha un eco mediatica molto ampia“.
Iezzi ha inoltre descritto le potenzialità dei fondi cinesi, chiarendo però di non essere al corrente di contatti tra americani e cinesi per la vendita di quote azionarie della Roma:
I fondi cinesi sono fondi sovrani, frutto di capitali che il governo cinese ottiene in vario modo, gran parte delle proprietà e aziende è statale. Questi fondi hanno come mandato l’investimento all’estero, un paragone calciato può essere il Psg, che è stato comprato da un fondo arabo. Sul 20% mi pare ovvio che Unicredit che non può vendere a dispetto degli americani, tutti i soci devono essere d’accordo, può essere un 20% reale, probabilmente tempo un mese la Neep avrà il 100% della Roma. Non mi risulta però che ci siano stati contatti diretti tra fondi cinesi e americani. Anche Unicredit sta vagliando possibilità di valutare una proposta più definita. Non essendo più una società quotata, la possibilità di comportamenti aggressivi è limitata, gli americani avranno sempre il 60% se non vendono la loro quota non possono essere scalati. Mi sembra molto prematuro perché i cinesi non mi sembrano molto aggressivi. Gli arabi sono stati molto più aggressivi come nel Psg, hanno ricapitalizzato subito e hanno fatto gli acquisti“.
Infine il giornalista de La Repubblica ha parlato dell’Opa, prevista tra poco tempo:
L’offerta ha come obiettivo quello di chiudere un capitolo, cioè quello della Borsa. Non so se avrà successo dipende dal tipo di proprietario di questo 33%. È probabile che aderiscano, i piccoli risparmiatori che hanno comprato per tifo magari non aderiranno, anche chi ha lavorato nell’azionariato calcistico ha avuto un’idea chiara. È un prezzo molto basso ma reale a differenza delle quotazioni in Borsa che sono volatili. Di solito quando c’è un’offerta in denaro il prezzo deve essere importante ma anche inferiore“.

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