Florenzi: «Vince il gruppo. Il Barça indica la strada: è un collettivo collaudato. Noi ora siamo cambiati» – VIDEO

Alessandro Florenzi, esterno della Roma, è stato intervistato durante il ritiro dell’Italia ed ha parlato anche di come sarà possibile risollevare la Nazionale dal momento di crisi. Queste le sue parole riportate dal Corriere dello Sport:

Alessandro Florenzi, la brutta macchia della mancata qualificazione al Mondiale come si può lavare?
«Ci vorrà un bel po’di tempo per lavarla, quella macchia; qui ne siamo tutti consapevoli».

E dunque?
«Non bastano due o tre partite, magari due o tre vittorie. Ripeto: occorrerà tempo, pazienza e organizzazione. Ecco, organizzazione, come quella che sta crescendo adesso, in cui si lavora per la Nazionale che verrà».

Subito ve la vedrete con Messi…
«Messi è il calcio, per come lo vedo io».

A proposito di punti di vista, c’è chi come Mino Raiola ha scelto di sparare bordate su Nazionale e dintorni, sport peraltro molto praticato…
«Ma io sono abituato a guardare il mio orto, non a quello che pensano gli altri. Si può essere d’accordo o meno, ci vorrebbe rispetto. Certo è facile sparare a zero. Credo piuttosto che in questi momenti servirebbe soprattutto essere uniti».

Resta il fatto che siamo fuori da Russia 2018. Perché?
«Per Italia-Svezia. E’ quella partita… la palla…insomma se giocavamo tre giorni, la palla non sarebbe entrata. Ma la colpa resta nostra, come il dispiacere enorme».

Una partita nata male già alla vigilia ad Appiano…
«No, almeno che io sappia».

Il nuovo Progetto Italia per Florenzi?
«Si riparte dal gruppo. Eppoi bisogna non giocare con la paura ma sempre con entusiasmo. Insomma, serve un’Italia che abbia il coraggio di non avere paura».

Intanto Di Biagio ha chiamato i due terzi di quel gruppo eliminato a novembre…
«Se il mister ha deciso così significa che non siamo così scarsi. E noi sappiamo prenderci le nostre responsabilità, anche essendo qui, per ripartire».

In attesa della Nazionale, c’è la Roma che è ripartita…
«Sì, è vero: le ultime prestazioni hanno detto questo».

Ci spieghi cosa vi era successo…
«Ci siamo buttati giù: sembravamo un’altra squadra. Il problema è che non dobbiamo abbatterci dopo le prime difficoltà. Se dopo il primo tiro perdi fiducia non va bene anche perché, parliamoci chiaro, un tiro in porta te lo può fare di sicuro anche una squadra di Eccellenza, se ci giochi contro. Questa situazione ora sembra superata».

Inesorabile invece appare il fatto che le nostre squadre hanno sempre meno italiani in campo: contro lo Shakhtar solo lei e De Rossi titolari. Cosa ne pensa?
«Cosa ne penso… che solo pochi italiani in squadra per me ha poco senso. Vedo che il discorso vale non solo per le italiane, però. In questi quarti di Champions molte squadre non hanno tanti giocatori del proprio Paese. Tornando allo Shakhtar non so quanti ucraini ci fossero, anche se il discorso tra noi e loro è diverso».

Lei sta giocando in attesa di rinnovare il contratto: le pesa?
«Questo non è un problema, io vado avanti per la mia strada, e penso a dare il massimo di me stesso».

Dare il massimo: sarà più dura Italia-Argentina o Roma-Barcellona, fatta salva la presenza di Leo Messi in entrambi i casi…
«La montagna vera sarà Roma-Barcellona!»

Perché?
«Il Barcellona è un gruppo di campioni che sta insieme da tanto tempo. L’Argentina ha un ct nuovo, e al massimo si vedono una volta al mese».

Per Florenzi la forza di una grande squadra viene dal saper mantenere uno stesso gruppo a lungo?
«Se un gruppo resta a lungo insieme, c’è più facilità di rapporti; e non dico solamente in campo; un difetto del compagno lo conosci, non solo di gioco; se sai come è di carattere quello che magari ti manda a quel paese, non te la prendi più di tanto».

A proposito di polemiche, cosa pensa di certi arbitraggi internazionali anti-italiani, dove non c’è Var?
«Di arbitri non parlo, ognuno fa il proprio lavoro. Dico solo che il Var è un’innovazione giusta per il calcio, che io accetto ben volentieri».

L’ultima. Inaccettabile è sembrata la scomparsa di Davide Astori, che lei è venuto qui a Coverciano a piangere…
«Davide era un uomo riservato, preferisco restare dalla mia parte; penso che il silenzio ora sia il rispetto migliore»

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