Florenzi: “Totti e De Rossi mi hanno insegnato la Roma, posso solo ringraziarli” – VIDEO

Intervenuto in una diretta social, in compagna del noto YouTuber, Marco Montemagno, Alessandro Florenzi è tornato a parlare di come sta vivendo questo periodo in prestito secco al Valencia. L’ex capitano della Roma, partito dalla Capitale nel gennaio scorso, rimarrà in Spagna fino al termine della stagione, prima di decidere il suo futuro. Di seguito, alcune delle sue dichiarazioni:

Che differenze hai trovato tra il calcio italiano e quello spagnolo?

Di calcio qui ne ho vissuto poco, ho fatto tre o quattro partite. Sembra più aperto come calcio, meno tattico. Le squadre sono molto propense all’attacco. Io ho vissuto in una città dove il calcio è parte integrante del quotidiano. La passione che c’è per il calcio a Roma c’è a Buenos Aires, con il Boca Juniors. Ho trovato meno passione e un po’ più di libertà qui. In stazione abbiamo fatto il biglietto come persone normali, a Roma avevamo la scorta.

Tu, Totti e De Rossi vi sentivate di dare qualcosa in più per la maglia?

A noi bastava uno sguardo. Bastava poco per far capire agli altri quanto per noi contasse quella maglia o quanto per noi contasse una partita. Bastava che ci guardassero negli occhi, eravamo posseduti. Difendere la maglia della tua città è un grande orgoglio, ma anche una grande responsabilità: hai sempre gli occhi puntati addosso. È una bella responsabilità. Un giocatore romano per i tifosi romani è un qualcosa di unico, come unico è il rapporto che ho con Totti e De Rossi. Ci sentiamo spesso. Due o tre giorni fa mi sono sentito con entrambi. Con Francesco ho un rapporto eccezionale, con Daniele ne ho uno fantastico. Loro sono stati il mio cammino. La mia formazione come calciatore e come uomo lo devo a Totti e De Rossi. Mi hanno insegnato la Roma, posso solo ringraziarli.

Altre differenze tra Italia e Spagna?

Qui hanno dei campi che sono fantastici per allenarsi e per giocare. In passato abbiamo detto alla Roma che c’erano dei campi non adeguati dove ci allenavamo e ora stanno migliorando la situazione.

Cosa si dice nell’ambiente rispetto ad una riapertura?

Sto cercando di capire se in Italia sono troppo prudenti o in Spagna sono troppo andanti. Oggi qui sono aperti i parrucchieri, in Italia aprono il primo di giugno. Qui sono aperti i ristoranti e in Italia non si sa quando riapriranno. Si sta cercando di fare simil-Germania, dove sono parecchio avanti. Apriranno i cinema con il 30% di disponibilità di posti. Calcisticamente parlando siamo molto simili invece. Quando saranno diminuiti i contagi in tutta la Spagna si ripartirà a porte chiuse con il calcio.

Eri davvero vicino all’Inter?

L’ho già detto, ho rifiutato l’Inter quando ho rinnovato il contratto con la Roma. C’era un’offerta importante da parte dell’Inter, ma per varie situazioni e seguendo quello che mi diceva il cuore ho deciso di rimanere a Roma.

Cosa si prova a segnare un gol da metà campo?

Sembra un gol da film (la rete segnata contro il Barcellona, ndr). Ieri mi hanno fatto notare che hanno fatto un’equazione con quel gol, me l’ha segnalato mia moglie.

Cosa hai pensato nella tua testa?

Ho visto Edin che faceva un taglio e i due difensori che lo seguivano. Quindi ho pensato che se gliel’avessi passata avrei perso la palla. Ho visto Ter Stegen fuori dai pali e ho pensato “Ci provo”. L’istinto mi ha detto questo. Poi ho visto che la traiettoria era giusta, ma la vedevo dritta nel palo. La corsa del portiere mi ha fatto capire che la palla stava per entrare. Ho pensato “Vuoi vedere che ci siamo?”. Poi palo, gol e “Oddio!”. Ho visto tutti i miei compagni che mi venivano addosso ed è una cosa che non scorderò mai nella mia vita.

Fonseca?

È ed è stato una persona importante per me. È stato un allenatore vero, che dice quello che pensa. Abbiamo provato a fare un percorso e mi ha detto quelle che erano le sue sensazioni su di me. A giugno faremo lo stesso, sarà chiaro come lo è stato a gennaio. Uomo e persona top.

Hai fatto molte iniziative sui social…

Li gestisco io insieme a Max. All’inizio ero molto più attivo a leggere i commenti. Quando ero più piccolo, all’inizio vedevo tutte le tv, ascoltavo tutte le radio e leggevo ogni virgola sui social. Poi vedendo che mi portavano ad una “malattia” mi sono chiesto perché. Un bambino di 12-13 anni che viene ad augurarti la morte… mi chiedo che problemi ci sono dietro? Se capisci questo è tutto più bello. Da giovane fai fatica a capire. Io sono molto riservato su tante cose, il mio essere umile passa come un essere arrogante. Piano piano cercherò di essere umile, ma anche far capire che l’umiltà non vuol dire arroganza.

Qual è stato il boato più forte che hai mai sentito nella tua vita?

Credo sia stato quello alla fine di Roma-Barcellona 3-0.

Com’è giocare contro Messi o Ronaldo?

All’inizio era diverso. La prima volta che ci giochi è molto diverso rispetto alla seconda, alla terza o alla quarta. La prima volta li guardi con sospetto e ti chiedi: “Vieni da un altro pianeta?”. Poi capisci che sono umani anche loro, che possono sbagliare. Per come la vedo io Ronaldo è al livello di Messi per quello che ha fatto nella sua carriera, per come ha lavorato e come è stato attento ai dettagli. Messi ha il dono.

Totti come lo paragoni?

È un campione, non ci sono altre parole. Messi per me fa un altro sport, Maradona faceva un altro sport. Francesco ha gli occhi di dietro, lui sapeva già cosa succedeva alle sue spalle. Alle volte Totti sbagliava la giocata perché aveva il pensiero di due giocate avanti rispetto agli altri. Quando ti metti nel suo pensiero capisci che non ce n’è per gli altri perché lui era due passaggi avanti.

Un tifoso scrive: “È come se fosse andato via mio figlio”…

È quello che dicevo prima. Mi ricorderò sempre lo striscione all’addio di Totti, il quale diceva: “Speravo de morì prima”. Indimenticabile, un genio. Mi ricordo le persone che hanno pianto, quello che ti dà l’emozione, quello che ti dà l’uomo rimane.

Sull’ambiente romano…

A Roma se la domenica perdevo e facevo una brutta partita, il lunedì non potevo mettere una foto dove sono al parco con mia figlia perché sotto al post non si potevano leggere i commenti. Questo può succedere in piazze molto calde, qui invece finita la partita finisce la performance. Come se andassi a teatro. La passione che c’è a Roma la trovo in poche parti nel mondo. La gente ti aspetta fuori dai cancelli per 6-7 ore per una foto. Una volta ho litigato con un papà e con una mamma. Il bambino avrà avuto un mese, c’erano 45 gradi all’ombra e lui era lì con il figlio. Gli ho chiesto se gli facesse male e lui mi ha risposto: “Qualcosa gli devo tramandare a mio figlio”. Un’altra volta mi è capitato che un bambino si è fatto una foto con me e ha chiesto al papà chi fossi. In pratica il papà lo aveva spinto a fare la foto nonostante lui non sapesse chi fossi (ride, ndr).

I tuoi obiettivi calcistici?

I prossimi due anni saranno fondamentali. Entro in un’età dove psicologicamente, mentalmente e fisicamente sarò al top. Poi arriveranno Europei e Mondiali. Dovrò farmi trovare pronto, il mio obiettivo è giocare il più possibile. Finito il prestito tornerò alla Roma.

Ti chiedono i selfie mantenendo la distanza?

Sì, ma se vado a Roma mi becco anche un abbraccio.

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