Ferrero: “Roma mia, sai che devo farlo”

Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo)Massimo Ferrero è proprio così, come si mostra davanti alle telecamere. Conosce bene il cinema ma non recita e non fa calcoli quando parla di calcio. Da due anni è alla guida della Samp, ha imparato a conoscere questo mondo e non ha smesso di sognare. E allora vuole sdrammatizzare anche questa attesa di Samp-Roma, anche se il presidente blucerchiato-romanista potrebbe allontanare la squadra del cuore dallo scudetto.

Presidente, il vostro campionato è stato un po’ condizionato dagli errori arbitrali…
«Dicendo così darei alibi ai miei giocatori e non sarebbe produttivo. Credo davvero che fare l’arbitro è molto difficile, però è umano restarci male, sbaglia chi lavora e l’errore ci può stare. Sono convinto che gli arbitri siano in assoluta buona fede. Non c’è gara senza l’arbitro».

Il campionato rischia di essere falsato?
«Credo che sia un campionato molto avvincente e i grandi colpi di scena non sono ancora finiti. Tutti davano per scontato che la Juve vincesse lo scudetto, ma per me sono in corsa tre o quattro squadre e se lo dovrà sudare. Le inseguitrici sono partite tardi e non mollano la presa. La Roma ogni tanto inciampa e si rialza velocemente, l’Inter è partita tardi e ora ha cominciato a vincere, come vedete la coperta è corta, sia verso l’alto che verso il basso».

Cosa chiede alla Samp?
«Ho un progetto con il nostro allenatore Giampaolo, l’ho scelto perché lui è un professore di calcio, dicono che sia troppo integralista, ma a me va bene così, è un uomo intelligente e ha nel Dna la vittoria, come me. Il nostro progetto “Samp next generation” va avanti, vogliamo insegnare ai ragazzi a giocare a calcio e non a pallone. L’obiettivo è provare ad arrivare nella parte sinistra della classifica per quest’anno, perché nella prossima stagione dovranno avere paura di noi» 

Vuole prendere il Flaminio, perché?
«Vi regalo una chicca. Vengo da un incontro con l’avvocato Di Rienzo del Codacons, a proposito dello stadio Flaminio ha fatto causa sia al Coni che al Comune di Roma. Abbiamo concordato che lo sport si deve praticare nei luoghi preposti e non nei tribunali. Abbiamo stabilito un incontro con l’assessore Frongia per capire come restituire il Flaminio ai romani. Deve essere la casa dello sport, vicino c’è l’Auditorium, sport e musica, un polo di entertainment dove i ragazzi la sera invece di andare a giocare alle macchinette vanno a vedere un concerto, una partita, un incontro di tennis».

Che partita si aspetta domenica?
«Una grande gara, la Roma questa volta viene a casa nostra, io penso che quando giochi in casa il 50 per cento delle partite le vincono i tifosi anche contro avversari più forti. Noi ce la giochiamo, non abbiamo nulla da perdere loro sì. Siamo arrabbiati ma anche soddisfatti perché vedere che la Roma in Coppa Italia ha messo tutti i titolari vuol dire che ci temeva molto. Quella è stata una partita decisa da episodi, ma a chi non piacerebbe ripetere il successo dello scorso anno e di due anni fa?»

Avete risolto con Cassano…
«Abbiamo fatto felice il ragazzo ed esaudito i suoi desideri, ci ha chiesto di rescindere. Non è una questione di risparmio, lo abbiamo accontentato, è un grande campione e può essere ancora utile al calcio, ma alla Samp non faceva parte del progetto».

Qual è il progetto?
«Costruire una squadra di giovani italiani. I nostri osservatori girano l’Italia per scoprire i talenti di casa nostra. Abbiamo preso Capezzi, un bel centrale, ce lo ridanno a giugno, Palombo dalla Ternana, Rolando e molti altri ragazzi».

La Samp è molto attiva sul mercato…
«Tutti dicono che vendiamo i calciatori, ma quest’anno ho solo acquistato e non venduto. Dobbiamo stare attenti a non distogliere il lettore, siamo andati sempre a migliorare, se ho venduto per uno, ho speso due. Bisogna sempre capire chi siamo e dove vogliamo andare. Dobbiamo attrezzarci per arrivare all’obiettivo di fare calcio e non giocare a pallone e dare sempre maggior qualità alla nostra squadra. Mi hanno preso per matto quando ho acquistato Muriel per 12 milioni, Correa per 10, ma quando abbiamo venduto abbiamo ricavato il doppio e abbiamo reinvestito. Abbiamo rifatto i campi nuovi, anche quello di Marassi, ho investito tanto sulle strutture, siamo stati i primi a far giocare la Primavera a casa, a Bogliasco, prima andava a 50 chilometri di distanza. Abbiamo dato una foresteria all’avanguardia per i giovani. Ringrazio il Credito sportivo che ci ha accompagnato in questo. In due anni tante cose le ho fatte. Mi piacerebbe regalare ai miei tifosi un titolo».

La Samp all’andata ha perso con la Roma e il Napoli. Chi è più forte?
«Sono due realtà importanti, con due allenatori forti, con caratteri diversi e con diverse impostazioni di gioco. Bisogna vedere chi ha più fame e chi sa fa meno pippe mentali. Lo scorso anno il Napoli poteva vincere lo scudetto, lo hanno perso loro».

Si dice che Romei possa diventare presidente di Lega…
«Rispondo a nome del mio amico Antonio Romei. Sono molto felice di averlo vicino, è una persona perbene, di spessore, tutti vorrebbero che facesse il presidente di Lega ma sta con me e me lo tengo stretto, stessero tranquilli, non accadrà. Magari potrebbe andare a fare il Presidente del Consiglio…».

Chi lo farà?
«Non sto all’interno di questi giochi. Ancora non ci sono certezze, è presto, bisognerà vedere se tireranno fuori il coniglio giusto».

Lotito è sempre molto influente?
«Lotito è una persona molto intelligente, che si dà molto da fare per il nostro calcio. Lo stimo molto, è come il prezzemolo, secondo me dovrebbe pensare un po’ più a se stesso perché il lavoro che fa non gli viene riconosciuto».

Lo stadio della Roma si fa?
«Trovo questa cosa molto complicata, sta diventando una telenovela, un giorno dicono di sì e un giorno dicono di no. Le istituzioni devono prendersi le proprie responsabilità, posso capire che ci siano molti ostacoli. Nessuno riconosce il lavoro che fa il povero Baldissoni nel tenere in piedi questa commedia romana. Meno male che c’è lui che ancora riesce a rendere vivo questo progetto».

Con Pallotta ha avuto un piccolo battibecco nella partita di andata…
«Credo che il signor Pallotta si sia arrabbiato perché nel suo slang molto da americano a Roma, in tribuna è venuto urlandomi sul viso e mi ha fatto una scenata di gelosia perché in un’intervista al vostro giornale avevo preferito Lotito a lui. Io penso che sia un uomo molto fortunato, senza invidia, perché ha trovato una grande dirigenza a Roma, ma ha perso un ottimo elemento come Sabatini, che per me è un fuoriclasse».

Lei è soddisfatto dei suoi dirigenti?
«Sono soddisfatto di aver preso Pradè tenendo Osti, vanno d’accordo per il bene della Samp. Io sono sempre presente».

Si dice che lei abbia il sogno di prendere un giorno la Roma…
«Tutti noi nella vita abbiamo il sogno nel cassetto, il mio è vincere con la Samp. E’ noto che sono nato nel quartiere dove è nata la Roma. Al cuore non si comanda. La Roma è dei romani».

Domenica potrebbe allontanare la Roma dalla lotta per lo scudetto…
«La guerra è guerra, in senso sportivo. Lo scudetto non dipende da questa partita, andiamo a giocarcela. Sarò molto felice di fare risultato».

Andrà a salutare Totti, visto che potrebbe essere l’ultima volta che viene a Genova?
«L’ultima è per chi muore, Totti, che io ho la fortuna di conoscere, è uno dei ragazzi più intelligenti del calcio italiano. Non credo che sia stato trattato bene, ma non è affare mio. Francesco è la Roma, la Roma non è Pallotta, la Roma è Totti e quando lo vedo lo bacio tutto».

 

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