Extra ma per davvero Ora conta la carriera

sabatini-roma1-421x211

Il Messaggero (B. Saccà) – Essere direttore sportivo è tutt’altro che facile. Farlo, forse, ancora di meno. Bisogna conoscere i giocatori, saperne di bilanci e soprattutto aver studiato le regole federali legate alle trattative. Una riguarda il trasferimento dei calciatori extracomunitari. In televisione, specie nelle trasmissioni specializzate, se ne discute spesso, ma alla fine l’argomento rimane sempre a mollo in un mare di totale vaghezza. Le norme però esistono e sono lì a disciplinare una materia piuttosto intricata, intrecciata alle volte con leggi nazionali o europee.

A tuffarsi nel tema ha provveduto la Figc durante il Consiglio federale dello scorso 20 novembre. Prima di analizzare nel dettaglio, in estrema sintesi diremo che la federcalcio ha reso più snelle le procedure per acquistare gli extracomunitari, eliminando alcuni obblighi e introducendo una legislazione basata per così dire sul buon senso dei club. Ecco il testo del provvedimento. «Per quanto riguarda il tesseramento dei nuovi calciatori extracomunitari, le società potranno tesserarne un massimo di due a condizione che uno vada a sostituire un altro extracomunitario, mentre l’altro abbia un comprovato curriculum sportivo (due presenze in lista gara ufficiale nella stagione in corso o cinque presenze in lista gara in carriera)». Insomma i club potranno acquisire comunque al massimo due extracomunitari l’anno, come accade da qualche stagione,ma non avranno più l’obbligo di doverne sacrificare altrettanti. O, meglio, il primo dovrà rimpiazzare uno uscente, mentre il secondo potrà essere tesserato liberamente, a patto che abbia un «comprovato curriculum sportivo», vale a dire «due presenze in lista gara ufficiale nella stagione in corso (scorsa, ndc) o cinque presenze in lista gara in carriera».

Che poi avere cinque presenze in carriera significhi possedere un comprovato curriculum, questo è molto opinabile: ma certo la sostanza non cambia. E non basta. Perché a muovere la Figc è stato pure il desiderio di strappare alla radice l’erbaccia di una furbata tutta italiana: del resto, per ricavare uno spazio da extracomunitario, i club in genere cedevano ragazzini della Primavera o riserve delle riserve. Ecco, è bene chiarire che non si potrà più fare: «La sostituzione del calciatore extracomunitario sarà possibile solo nel caso di esistenza del contratto da professionista da almeno tre anni (dal 2012)». E non va dimenticato che per essere «valida», e quindi capace di liberare o occupare una casella dedicata agli extracomunitari, un’operazione deve riguardare trasferimenti soltanto da e per l’estero. Per intendersi, trattative «Italia su Italia» non valgono nulla sotto questo profilo.

ROMA E LAZIO Si dirà: ma in pratica tutto ciò che cosa vuol dire? L’esempio giusto piove dalla Roma e dalla Lazio. Ancora fermi (o quasi) sul mercato, finora i giallorossi e i biancocelesti non hanno mosso nemmeno una pedina extracomunitaria: eppure hanno nella rosa fior di giocatori non europei come Castan, Doumbia, Gervinho, Ibarbo, Iturbe, Ljajic, Maicon, Marquinho, Paredes, Sanabria, Tallo, Uçan, Keita, Mauricio, Basta, Lulic, Felipe Anderson, Onazi, Djordjevic e Perea. Ne deriva che – attenzione, è solo un esempio – la Roma (o la Lazio) potrebbe acquisire il ghanese Baba e poi cedere Marquinho o Onazi, per rispettare così la regola del rimpiazzo; e a seguire comprare liberamente il bosniaco Dzeko senza doversi privare per forza di un secondo extracomunitario. Poi, ovvio, ogni società ha le sue ragioni, che la ragione non conosce… Quanto al resto della serie A, la Juventus ha comprato Vadalà e ha salutato Tevez; il Milan si è assicurato Bacca e Luiz Adriano, e si è disfatto di Muntari e Henty; l’Inter ha sostituito Kuzmanovic con Miranda. Carpi, Frosinone e Sassuolo, infine, sono gli unici a non esibire extracomunitari nella rosa.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti