Il Messaggero – Non resta che l’Europa

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La priorità della Roma è il Feyenoord e non più la Juve. E non c’entra il calendario, con la trasferta in Olanda che anticipa lo scontro diretto di lunedì prossimo all’Olimpico. E’ triste mettere in secondo piano la gara contro i bianconeri di Allegri, anche perché alla conclusione del campionato mancano ancora 14 giornate, ma ormai conta soprattutto la sfida di giovedì sera a Rotterdam. L’irriconoscibile Garcia e il suo gruppo sempre più disorientato, fragile e fiacco si giocheranno il loro futuro allo stadio de Kuip. Più che alla corsa scudetto, adesso bisogna pensare alla qualificazione agli ottavi di Europa League, per non uscire di scena da tutte le competizioni già a fine febbraio e rovinare in anticipo questa stagione iniziata con l’intenzione di essere protagonisti su più fronti. La doppia eliminazione Champions-Coppa Italia, sommata alla striscia dei 6 pareggi nelle ultime 7 gare di questo torneo che ha permesso alla capolista di prendere il largo (più 9) in classifica, sposta tutta l’attenzione sul viaggio nei Paesi Bassi.

QUESTIONE MORALE Più che per il bilancio (entrerebbero circa 15 milioni di euro nel forziere giallorosso solo vincendo il trofeo), la Roma deve passare il turno per ritrovare la fiducia e la convinzione nei propri mezzi. La qualificazione aiuterebbe Garcia e i giocatori nelle successive gare di campionato in cui, come ha detto chiaramente Sabatini (la proprietà, quindi), sarà fondamentale difendere il secondo posto (il Napoli terzo, da ieri sera, è più vicino, a soli 3 punti). E per i giallorossi, davanti al proprio pubblico, diventerebbe meno umiliante affrontare la Juve avendo ancora la possibilità di conquistare l’Europa League.

SENZA ALIBI L’attuale posizione in classifica, nonostante i 9 punti in meno di un anno fa (coincidono, non a caso, pure con il distacco dai campioni d’Italia), resta paradossalmente la notizia migliore dei primi due mesi del 2015, angoscianti e deludenti nei risultati e soprattutto nelle prestazioni. Sotto processo, da qualche settimana, tutte le componenti: 1) la società per gli errori negli investimenti, nel mercato estivo oltre che in quello invernale, e nei rinnovi elargiti ad alcuni senatori in anticipo e senza valutarne lo stato fisico e il rendimento; 2) l’allenatore per la gestione incomprensibile della rosa, con continui cambi di assetto e formazione (33 diverse in 33 gare) che generano confusione tra i giocatori, per la certificata superficialità nella tattica, con la squadra che difende male e attacca peggio e che ormai palleggia invece di affondare, per la ricerca continua di giustificazioni, preferite alle soluzioni con cui dovrebbe provare a pendere di petto la situazione diventata allarmante, e per la scadente condizione atletica, provocata anche dal metodo diverso di lavoro dopo l’arrivo del nuovo preparatore; 3) i giocatori per l’assenza totale di personalità, alla prima difficoltà diventano psicologicamente vulnerabili, per la poca disponibilità al sacrificio, in partita e in allenamento, e per la scarsa conoscenza di come devono stare in campo, con ripetute amnesie sia individuali che di gruppo.

FACCIA A FACCIA Una decina di tifosi, domenica sera a Trigoria, ha avuto la possibilità di chiedere spiegazioni a Garcia, appena rientrato da Verona. Il francese, senza negare il momento no del gruppo, ha garantito che in questi giorni i giocatori lavoreranno con più intensità. E ha promesso che, già da Rotterdam, la Roma proverà a riabilitarsi.

Il Messaggero – U. Trani

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