Estate 2020, casa Roma

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – E’come quando hai sete e vedi l’oasi all’orizzonte. Un po’ non ci credi, un po’ sembra che si allontani invece di farsi più vicina. Questa è la settimana in cui si farà il nuovo stadio della Roma. D’accordo, solo sulla carta delle autorizzazioni. Quando esattamente, ancora non è lecito sapere. Alla Regione avevano una mezza idea di fissare per mercoledì l’ultima – magari estesa per un paio di giorni – seduta della conferenza dei servizi. Se non salterà fuori qualcosa di spiacevolmente imprevisto, evento verificatosi fin troppe volte in questa storia che si trascina da cinque anni, i quattro pareri favorevoli già registrati daranno vita entro il prossimo weekend al permesso di costruire. In pratica, il via libera definitivo. In mezzo alle prescrizioni, cioè alle aggiunte non comprese nel progetto che la Roma e i suoi partner dovranno obbligatoriamente implementare, potrebbe esserci anche la soluzione giusta per gestire la tribuna del vecchio ippodromo, sulla quale al momento pende un vincolo del ministero dei beni culturali.

ATTESA – Servirà un mese circa per la stesura dei documenti finali della conferenza e della convenzione urbanistica, cioè gli accordi definitivi tra amministrazioni locali e costruttori. Dal varo della convenzione medesima, in teoria, la Roma potrebbe aprire i cantieri a Tor di Valle. Nel frattempo, al primo buco di calendario disponibile il consiglio comunale voterà la necessaria approvazione. Ma la stiamo facendo eccessivamente facile e veloce, naturalmente. Intanto il club sta aspettando la conclusione positiva della conferenza dei servizi per rendere operative le richieste di finanziamento. Lo stadio in sé costerà 400 milioni di euro. In più ci sono oltre 140 milioni di opere pubbliche e il costo delle strutture commerciali circostanti. Il progetto originale, molto più vasto, era stato valutato 1,7 miliardi di euro. Quello attuale, frutto degli accordi del febbraio scorso tra la Roma e il Comune, dovrebbe comunque avvicinarsi al miliardo.

OTTIMISMO – Nei primi tre mesi del 2018 avverranno molte cose. La proprietà della Roma accenderà i finanziamenti suddetti. Chiaro che all’investimento parteciperanno sponsor internazionali (anche per questo il passaggio del turno in Champions League è pressoché vitale). In più devono essere risolti i bandi europei per la realizzazione delle opere pubbliche: allacciamenti stradali, stazione ferroviaria, rifacimento della Via del Mare e così via. Se dobbiamo stare all’esperienza comune, questa fase preparatoria durerà difficilmente meno di sei mesi. Per qualche motivo, la Roma e il costruttore Luca Parnasi sono convinti di cavarsela in tre. In effetti la soluzione dell’incastro potrebbe essere: intanto posiamo la prima pietra dello stadio, all’inizio della primavera, diciamo entro i primi quindici giorni di aprile; poi, appena tutta la burocrazia si sarà placata, avvieremo la realizzazione delle opere pubbliche. Che comunque devono essere terminate – almeno in tre settori fondamentali: restyling dell’asse Via del Mare-Ostiense, potenziamento della ferrovia Roma Lido, messa in sicurezza idrogeologica del Fosso di Vallerano – prima dell’inaugurazione dell’impianto. Tempi previsti di costruzione dello stadio: 24-28 mesi. Da questa road map la Roma ricava la speranza di disputare a Tor di Valle la stagione 2020-21. Intera se possibile, in parte se necessario. Deve andare davvero tutto bene, anzi benissimo. Ma a Trigoria sono talmente stufi di essere pessimisti.

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