Mauro Esposito, ex giocatore della Roma, è stato intervistato da Teleradiostereo 92.7 durante la trasmissione La Signora in Giallorosso. Queste le sue parole:
Non è facile ritornare alla vita normale dopo aver fatto il calciatore…
Si hai ragione, io sono stato uno che non amava fare interviste, farmi vedere attraverso i giornali e i media. Preferivo sempre il campo, sono contentissimo della mia vita calcistica perché posso dire che quello che ho fatto l’ho sudato.
Le cose a Roma non sono andate bene, perché?
Me l’hanno chiesto in molti, sono arrivato che magari non stavo in perfetta forma perché venivo da un intervento e non ero prontissimo. Quando arrivi alla Roma o ingrani subito e riesci a far vedere il valore col passare del tempo o fai fatica. All’inizio mi allenavo pochissimo e trovare spazi non era facile, questo era uno dei motivi per cui non sono riuscito ad esprimere le potenzialità. Ti dico che comunque ho trascorso due anni bellissimi a Roma anche se ho giocato poco. Potevo fare di più e questo mi dispiace ma non rinnego niente di quello che ho fatto.
Spalletti che tipo è? Che rapporto avevi con lui?
Dico che gli allenatori importanti per me sono stati Spalletti e Ventura. Spalletti anche se mi ha fatto giocare poco mi ha insegnato tanto, ogni allenamento che facevo con lui apprendevo qualcosa perché è un allenatore che ha sempre fatto giocare bene le sue squadre.
Quando non ti faceva giocare che ti diceva?
Mi diceva “Hai fatto una settimana spettacolare tieniti pronto”, o anche “Sono dispiaciuto perché se stai bene meriti di giocare” ma quella Roma giocava a memoria. Davanti avevo Mancini, Giuly, Vucinic, Taddei. Lui era il primo ad essere dispiaciuto per non farmi giocare.
C’erano molti talenti nel tuo ruolo…
Il ruolo di ala destra, da una decina di anni, è tornata di moda. Ora è tornato perché salti l’uomo e saltarlo è importante. Se hai un giocatore veloce che salta l’uomo per la squadra è importantissimo.
Quella Roma doveva vincere qualcosa di più…
Coppa Italia e Supercoppa però le abbiamo vinte…
C’è qualcosa che non andato in quel campionato con l’Inter…
Non lo so, l’abbiamo perso in casa col Livorno. Noi quell’anno giocavamo a memoria, era uno spettacolo quella squadra, era bellissima. Io mi divertivo dalla panchina però anche negli allenamenti c’era un clima spettacolare.
Un calciatore antipatico?
Nel mondo del calcio si fa fatica esser amico con un calciatore, cambi talmente tante squadre e compagni che fai fatica a legare proprio al 100%.
Un llenatore antipatico?
Come dicevo prima non ti saprei dire un giocatore o allenatore, io stavo bene con tutti.
Tutti si sono trovati bene con te…
Essendo uno riservato mi trovavo bene con tutti. Ancora oggi mi sento con i compagni della mia prima esperienza ad Udine, addirittura 16 anni fa.
Il massimo per un esterno è fare un tunnel al marcatore?
No, il tunnel è bello a vedersi ma non è produttivo, finisce li. Devi essere concreto con la palla, devi andare a concretizzare.
Roma-Cagliari?
Roma favorita, poi per come sta adesso non ci dovrebbe essere partita anche perché il Cagliari fuori casa non si esprime bene. E’ una partita insidiosa, non è mai facile. E poi non c’è più Conti (ride, ndr). A maggio sono stato al suo addio ed è stato emozionante.
Hai vissuto il primo Spalletti, è maturato?
E’ una persona carismatica, già dai tempi quando c’ero io. Ti dà la sensazione che ha quella voglia di vincere, sempre di più.
L’Olimpico non è più quello dei tuoi tempi…
E’ molto triste, a Roma vivono per la Roma. Quando c’ero io era sempre pieno. Vederlo così mi dispiace tantissimo e spero possa tornare com’era prima.
Cosa ti chiedeva Spalletti?
Agli esterni chiedeva di essere concreti quando si aveva la palla, di creare la superiorità numerica. Quello è un ruolo molto importante, arrivano tanti palloni, di giocare palla a terra.
Chi sono i migliori in Serie A per quel ruolo?
Gli esterni del Napoli rappresentano al meglio il ruolo, stanno andando alla grande, il Napoli assomiglia molto alla Roma e gioca palla a terra. Riescono a determinare la giocata importante, loro due lo fanno meglio di tutti.
