Gazzetta dello Sport – Emanuelson. Urby et orbi. Benedizione di successo targata Roma

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La seconda occasione sta per capitare e si chiama Roma: Urby Emanuelson non può lasciarsela sfuggire dopo il tormentato percorso con il Milan. Quattro anni fa, quando era ancora un giocatore dell’Ajax, Urby era arrivato a un passo dalla convocazione per il Mondiale. Era sparito nell’ultimo taglio dell’allora c.t. Van Marwijk, ma se non altro era sotto osservazione. L’esperienza al Milan, ricca di ombre, lo ha confuso sul piano tattico e lo ha reso oggetto misterioso anche per il c.t. Van Gaal, che pure conosce bene le caratteristiche tecniche dei figli della scuola Ajax. 




TRADIZIONE  Urby è nato con il calcio addosso. E’ arrivato al club di Amsterdam molto piccolo uscendo da una famiglia completamente dedita al pallone. Il padre, Errol, aveva stupito l’Olanda con la nazionale surinamese, facendo cose favolose contro gli oranje di Cruijff. Era soltanto una amichevole, ma i tifosi olandesi, così esigenti sul piano estetico, notarono subito quel tipo al quale ogni giocata sembrava riuscire naturale. La stessa naturalezza i tecnici dell’Ajax l’hanno ritrovata in Urby, considerato tecnicamente raffinatissimo. I suoi problemi sono il carattere poco competitivo e una certa inconsistenza tattica che finora gli hanno complicato la carriera. A 28 anni appena compiuti Urby non ha ancora trovato una sua collocazione, e il fatto di essere così adattabile gli ha reso la vita difficile sia con De Boer che con Allegri. Seedorf gli aveva accordato molta fiducia all’inizio del suo mandato milanista, fissandolo nel ruolo di terzino sinistro, ma poi Urby è sparito anche da lì. E resta sempre il dilemma: meglio da terzino o da centrocampista? A Urby piace di più giocare a centrocampo, ma non è il tipo che si lamenta ed è sempre stato dove lo mettevano. Forse questo alla fine si è rivelato un difetto. 



CERTEZZE Terzino sinistro, mezzala destra o sinistra, perfino trequartista: Emanuelson era un giocatore errante da ragazzino e tale è rimasto anche arrivando in Italia. Al Milan, superati alcuni problemi personali con la fidanzata che se n’era tornata in Olanda portando via il loro bambino, Urby sembrava aver ingranato e aver trovato qualche certezza, ma alla fine non è andata benissimo. Abituato a rimanere nell’ombra in squadra e nello spogliatoio, Emanuelson è un ragazzo tranquillo con la passione tipica di tutti i calciatori della sua età o più giovani per il rap. A Milano ogni tanto lo hanno accusato di fare qualche giro di troppo nei locali, ma il suo vero problema sta nei pellegrinaggi da una zona all’altra del campo. Se Garcia gli troverà un ruolo definito, potrà avere in cambio tanta qualità. 

Gazzetta dello Sport – A.Bocci

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