El Shaarawy, uno sgambetto al «suo» Milan per ottenere il sì della Roma

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Accantonate presenze, gol, cartellini, riscatti, delusioni e tutto quello che può intercorrere tra un calciatore ed una società. Ad analizzarla da vicino, quella tra El Shaarawy e il Milan è stata innanzitutto una storia d’amore vero, e proprio per questo soggetta a sofferenze non banali. L’attaccante di origini egiziana in rossonero ha giocato 102 partite e segnato 27 gol che raccontano però solo parte di un rapporto che il prossimo mercato dovrebbe troncare per sempre.

LUI E KAKÀ – Come ci ha raccontato in una intervista in uscita su «Sportweek», nel club di Silvio Berlusconi – tra il 2011 e il 2015 – il Faraone è diventato prima «enfant prodige» e poi oggetto di rimpianto, ma con due punti fermi che hanno orientato la sua carriera: il modello Kakàè stato il mio mito dentro e fuori dal campo») e l’umiltà della vecchia guardia carica di trofeivendendoli allenarsi mi hanno insegnato tanto»). Chissà, forse proprio l’estrema precocità potrebbe aver finito per appannare l’immagine di El Shaarawy. Stephan esordisce nel Genoa in Serie A a 16 anni; a meno di 20 sigla il suo primo gol in Champions League diventando il più giovane della storia del Milan a segnare in quella competizione, alla fine del girone d’andata di quel campionato (il 2012­/2013) è a quota 14 reti in 19 gare, secondo solo a Cavani. Dinanzi a prestazioni del genere, per i confronti viene scomodato persino Peppino Meazza.

CADUTA E RINASCITA – Il resto è storia nota. Quella che adesso lo ha portato alla Roma, pronta a riscattarlo in estate a 13 milioni dal Milan, che a gennaio – tornato a casa dal malinconico prestito al Monaco – lo ha di nuovo ridato in prestito, stavolta ai giallorossi, che possono esercitare il diritto di riscatto. Lo faranno – ha confermato lo stesso d.s. Sabatini la scorsa settimana – per la soddisfazione dello stesso Faraone. «Sarei felice di restare in giallorosso, ma dipende da come si metteranno d’accordo i club», ha detto spesso Stephan. L’unico paletto che il giocatore metterebbe, d’altronde, è comprensibile: se la Roma mi vuole mi tenga e, anche se arriveranno offerte munifiche da altre società (soprattutto inglesi, ndr), non mi faccia partire. L’impressione è che andrà a finire proprio in questa maniera, anche se i 7 gol segnati in questo spicchio di stagione romanista e la convocazione sicura per l’Europeo in Francia, gli hanno restituito una grande vetrina internazionale.

BEFFA ESTIVA – E così sabato a San Siro proprio El Shaarawy potrebbe essere l’arma impropria con cui la Roma proverà a sbancare San Siro per andare a caccia del secondo posto (Napoli permettendo). Occhio però, perché c’è anche dell’altro. Se il Milan non vincesse la Coppa Italia e la classifica finale obbligasse i rossoneri a giocare il doppio preliminare di Europa League, sarebbe la squadra giallorossa a sostituire quella milanista nella International Champions Cup in programma negli Usa tra luglio ed agosto, «soffiandole» un ingaggio che si sussurra pari a circa 3,5 milioni. Storie di soldi e sospiri, che El Shaarawy per fortuna può permettersi di osservare dall’alto della sua piramide ritrovata.

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