E per Sabatini sembra giunta l’ora del decoro

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Leggo (R.Buffoni) – L’esonero più lungo del mondo. Così si può descrivere il licenziamento di Garcia. «Era il momento di cambiare» ha scritto Pallotta sul comunicato di commiato al francese. Sbagliato. Perché il momento era maturato al termine della stagione scorsa, dopo un girone di ritorno orribile e dopo le parole di Garcia alla vigilia dell’ultimo match: «Il gap con la Juventus è destinato ad aumentare, perché questo club prima di comprare deve vendere». Al più tardi, bisognava intervenire dopo lo scioccante k.o. in coppa Italia contro lo Spezia. Da ieri è acqua passata. Il bello dello sport è che c’è sempre un’altra occasione, un’altra partita, un altro allenatore per cercare di rimediare.

Perciò da oggi (ri)tocca a Luciano Spalletti, ultimo con cui la Roma ha vinto qualcosa: 2 coppe Italia e una Supercoppa italiana. Da queste parti è «tanta roba», direbbe il tecnico toscano. Quei successi e il ricordo di un gioco spumeggiante, che esaltò Totti lanciandolo alla rincorsa di Piola nella classifica dei migliori bomber di sempre, hanno fatto tornare il sorriso a una tifoseria depressa e assente come non mai. Se c’è un errore da evitare, però, è sperare di rivedere subito la Roma perfetta di Lione. Sorrisi, ma senza gli eccessi successivi all’altro ritorno, quello di Zeman. Il sapore insipido di quella minestra riscaldata e i problemi ricorrenti di un club gestito in maniera singolare, rendono diffidenti un bel po’ di sostenitori giallorossi. Riuscirà Spalletti a far correre una squadra a cui un po’ tutti gli addetti ai lavori imputano scarsa applicazione negli allenamenti? E riuscirà ad avere voce in capitolo nelle scelte di mercato, come sembra abbia chiesto al presidente Pallotta e come non è riuscito a Garcia? E, col mercato, ecco il capitolo Sabatini? Ha spesso ripetuto «se affonda Garcia affondiamo tutti», come avvenne dopo i fallimenti di Luis Enrique e di Zeman che convinsero Franco Baldini ad andarsene. A rigor di logica anche l’avventura di Sabatini è ai titoli di coda. Ma che finisca a febbraio o a giugno, l’importante è che prima dia a Spalletti ciò di cui ha bisogno nonostante non lo abbia scelto lui. Sarebbe decoroso.

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