E ora tocca alla giustizia sportiva: tremano ancora l’Atalanta e Mauri

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La Gazzetta dello Sport (A. Catapano) – C’è una probabile coda sportiva delle richieste di rinvio a giudizio che il pm Di Martino starebbe per firmare, e potrebbe fare parecchio rumore, arricchendo di un filone bollente (forse addirittura due) un’estate già caldissima. Che fin qui ha sconvolto soprattutto i campionati di B e Lega Pro, sfiorando appena la Serie A. Ma quanto durerà? La domanda è legittima, perché alla luce dei probabili rinvii a giudizio di Cremona, Cristiano Doni e l’Atalanta tornano pesantemente in ballo. Il club nerazzurro ha già pagato a caro prezzo nel 2011 l’illecito sportivo del suo ex capitano: tre anni e mezzo di squalifica beccò lui per Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011, 6 punti di penalizzazione la squadra per responsabilità oggettiva. Un incubo che ora torna prepotentemente d’attualità, perché dalle carte del pm Di Martino è spuntata un’altra partita del 2011, Crotone-Atalanta, per cui Doni rischia di dover rispondere nuovamente del reato di frode sportiva. E, stavolta, non è solo. C’è una chat (con l’amico portiere Santoni) che tira in ballo anche Stefano Colantuono, oggi tecnico dell’Udinese, pure lui probabilmente rinviato a giudizio per frode sportiva. L’allenatore romano si è sempre detto all’oscuro di quel tentativo di combine, ma la sua posizione (unitamente a quella dell’allora d.s. atalantino Zamagna, che Di Martino sembrerebbe aver risparmiato) è da mesi al vaglio della Procura federale. Palazzi l’ha tenuta in caldo, in attesa di avere tutti gli atti da Cremona. E sarebbe pronto a trarre le sue conclusioni. Su Doni, Colantuono e l’Atalanta, nuovamente costretta a fare i conti con la responsabilità oggettiva. Col rischio, anche stavolta, di subire una penalizzazione di un certo rilievo. In quale campionato, più che l’esigenza di rendere afflittiva le pena, rischiano di stabilirlo i tempi. Strettissimi, e oltretutto schiacciati dalle altre pesanti inchieste sul tavolo di Palazzi. Catanzaro e Catania, dove ci sono in ballo responsabilità dirette, e Napoli, dov’è coinvolto uno dei massimi dirigenti del calcio italiano (Lotito). Casi anche politicamente molto delicati. Che potrebbero mettere l’Atalanta in secondo piano, a tutto vantaggio della permanenza in A del club nerazzurro, ottenuta con appena tre punti di vantaggio sul Cagliari, l’ultima delle retrocesse in B: cosa accadrebbe se Palazzi potesse giudicare ed eventualmente sanzionare l’Atalanta in tempi relativamente brevi? Comunque vada a finire, la vicenda sarà fonte di altre infinite polemiche.

QUANTI DUBBI E altri strascichi potrebbe lasciare il caso della Lazio, che ha già pagato l’omessa denuncia del suo capitano Stefano Mauri con una semplice ammenda (che l’Uefa non ha ritenuto elemento sufficiente per negarle la licenza Uefa, ma se arrivasse una penalizzazione la valutazione cambierebbe), ed ora viene ritirata in ballo, sempre nella scia di Mauri, dalle rivelazioni di Ilievski su Lazio-Genoa e Lazio-Lecce. Tanto pesanti da spingere Palazzi a istruire, dicono, un nuovo procedimento disciplinare, seppure per lo stesso match, ma in presenza di fatti diversi e più gravi. E lo stesso meccanismo potrebbe scattare per Omar Milanetto, assolto dalla giustizia sportiva ma ora prossimo al rinvio a giudizio. Può accadere qualcosa anche a lui e al Genoa? E con quali conseguenze sulla prossima Serie A? Insomma, un altro bel rebus.

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