È davvero una Rometta ma Garcia per ora si salva

FC Barcelona vs AS Roma garcia

La Stampa (M.De Santis) – Travolta dall’ormai solito destino fatto di crisi esistenziali, beghe intestine, formazioni strampalate e partite regalate, la Roma si è finalmente resa conto di essere ancora prigioniera di se stessa e della sua arroganza di credersi forte. In otto giorni, il pari acquatico offerto al Bologna, la batosta incassata dall’astronave del Barça e la lezione di ieri (firmata Gomez e Denis su rigore) presa all’Olimpico dall’Atalanta hanno fotografato i tanti punti deboli e i troppi nei di una presunta grande squadra davvero mai nata. Già, perché la Rometta attuale è proprio questo: un abbozzo, un’idea di qualcosa che, a seconda dello stato di ispirazione di qualche singolo, può ruminare un po’ di calcio qua e là, ma alla lunga, di fronte alla minima organizzazione altrui, si scioglie come neve al sole. « È un momento drammatico – ammette il ds Walter Sabatini, forse non pensando che i veri drammi sono altri – siamo tutti responsabili».

Immobilismo – Tutti colpevoli, dopo dieci reti incassate nelle ultime tre sciagurate uscite, ma nessun condannato: il paradosso è servito. Nel dubbio se tutto questo sia colpa di giocatori involuti, fuori posto o non messi in condizione di fare al meglio il proprio mestiere (sintomatico l’avvistamento in tutte le zone del campo di Dzeko, alla disperata ricerca di qualche pallone giocabile) o di un’organizzazione di gioco sempre più latitante, specialmente con le assenze degli «anarchici» Gervinho e Salah, la Roma, nonostante i fischi dell’Olimpico, continua a scegliere la via dell’immobilismo decisionale.

Champions decisiva – Per ora, quindi, non cambierà nulla. «Garcia resta perché merita la Roma», si affretta a dire Sabatini. «Non mollo e non ho mai pensato alle dimissioni», fa sapere il diretto interessato. «Sarebbe da infami addossare tutte le colpe a Garcia», sentenzia De Rossi. Tutto vero, anche e soprattutto perché quello che momentaneamente passa il convento del mercato degli allenatori disoccupati non entusiasma nessuno sia ai piani alti di Trigoria che di Boston. La rivoluzione in panchina è comunque in agenda, in barba a un contratto che vincola la Roma e Garcia fino al 2018, ma per giugno: la primissima scelta, con cui i dirigenti giallorossi hanno già scambiato più di quattro chiacchiere, si chiama Antonio Conte, in scadenza con la Nazionale. Solo la voce del padrone James Pallotta, atteso a Roma per lo spareggio europeo con il Bate Borisov, e l’esclusione dagli ottavi di Champions (con relativi introiti mancati) possono levare il panettone dalla bocca di Garcia e farlo mangiare a un traghettatore semestrale.

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