Dzeko: “Voglio tutto con la Roma. Spalletti agli attaccanti chiede ad esempio di andare nello spazio dietro alla difesa. Il mio futuro è in giallorosso. Per noi è fondamentale entrare in Champions League ad agosto”

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Non ha perso il sorriso, nemmeno per un istante, in mezz’ora di chiacchiere intense e vivaci. Edin Dzeko è un uomo di 30 anni che ha imparato a sue spese il senso dela vita: l’infanzia sotto i bombardamenti, una crescita violata dall’orrore. Oggi è una persona completa e orgogliosa. Tratta con leggerezza le questioni e i problemi del quotidiano, tira dritto davanti alle critiche, sicuro delle sue qualità e sereno nelle difficoltà. Per questa intervista americana, tra le mura color porpora dell’hotel che ospita la Roma a Harvard, ha scelto la lingua inglese. Ma l’interprete Claudio Bisceglia lo rimprovera bonariamente: “Potresti tranquillamente parlare italiano, ormai…“.

Cinque gol nelle prime due amichevoli: sta tornando il vero Dzeko?
Non direi questo. Un conto sono gli allenamenti estivi, altri le partite con i punti in palio. Adesso l’importante è non avere infortuni. E io mi sento bene.

Cosa sta imparando da Spalletti?
L’attenzione alla tattica. Agli attaccanti chiede ad esempio di andare nello spazio dietro alla difesa. E’ una particolarità rispetto a tanti altri allenatori.

Quante responsabilità si attribuisce per il rendimento dello scorso anno?
Mah, difficile rispondere. Ma non voglio pensare al passato: non ha senso, non si può cambiare. Concentriamoci sul futuro.

Il suo futuro è alla Roma?
Ovviamente. Sono qui, non mi vede?

Il mercato è ancora aperto. Si parla sempre di Dzeko in bilico e di possibili sostituti…
Solo speculazioni. Io penso a fare il mio lavoro. Se avessi voluto lasciare la Roma lo avrei già fatto a gennaio.

Quali altre opzioni aveva?
Non è necessario parlarne. Anche quello è passato

Spalletti le ha garantito un posto da titolare?
Mai. Ma non vedo perché dovrebbe farlo. Io mi allenerò, lui deciderà. E’ così che funziona.

A gennaio a Trigoria c’erano tre bosniaci. Ora resta solo lei. Cosa cambia nel suo umore?
Non cambia niente. Ho scelto la Roma a prescindere dal fatto dalle persone che avrei trovato. La presenza di Pjanic, che è mio amico, è stato un motivo in più per accettare l’offerta dello scorso anno. Ma sapevo che non avremmo giocato insieme per sempre. E lo stesso vale per Zukanovic.

Perché Pjanic è andato alla Juventus?
Non ne ho idea, bisognerebbe chiederlo a lui.

I tifosi gli avrebbero perdonato l’addio, se non avesse scelto la Juve…
Questa cosa non mi è tanto chiara. Capisco la rivalità ma non è mica andato alla Lazio.

Quindi Dzeko dopo quattro anni di Manchester City non andrebbe mai allo United?
(ride, ndi) Non ci sono andato, giusto? E allora di che parliamo?

Eppur dicono che sogni di essere allenato da Mourinho?
Mi piacerebbe, è vero. E’ tra i miglior del mondo. Ma io gioco nella Roma.

Visto che le interessa il futuro, ricorda come sono andati i suoi secondi anni prima al Wolfsburg e poi al Manchester City?
Ricordo. Dopo una stagione di ambientamento ho segnato di più e ho vinto in entrambi i casi il campionato. Sono convinto che questa stagione sarà migliore, sia per me che per la squadra.

La Roma può lottare per lo scudetto contro la Juve di Higuain e Pjanic?
Il calcio è un sport strano. Non sempre vince il favorito. Per noi intanto è fondamentale entrare in Champions League ad agosto. Poi sarà tutto in discesa.

Con la Bosnia la sua media gol è 0,58 a partita, con i club di tutta la carriera è di 0,41. Si è mai domandato perché?
Veramente no. Forse con la nazionale mi sento più responsabilizzato, essendo il capitano. Ma forse è solo un coincidenza.

Dello scorso anno quale critica le ha dato più fastidio?
Nessuna in particolare. Le critiche sono comprensibili quando non si gioca bene. Quello che non è capisco è l’up and down continuo che c’è da voi. Un giorno sei un fenomeno, il giorno dopo sei da buttare via. Ci vorrebbe più equilibrio.

Dicono: Dzeko è bravo ma non è un leader…
Una cavolata. Come si fa ad affermare che non sono un leader se non si conosce l’apporto che do alla squadra?

Dicono: Dzeko rende meglio se gioca con un altro attaccante centrale vicino…
Questa può essere una chiave di lettura. Per un centravanti è sicuramente un vantaggio avere un altro attaccante vicino. Ma nella mia carriera ho giocato in tanti modi, non credo che sia un fattore decisivo.

Dicono: Dzeko non è mai stato un grande goleador…
Rispondo onestamente: se fossi un giocatore da 50 gol a stagione forse costerei 80 milioni e non sarei stato preso dalla Roma.

Chi è il miglior centravanti del mondo in questo momento?
Ibrahimovic. Anche a 35 anni è il top.

Che differenza c’è tra i difensore del campionato italiano e quelli di Germania e Inghilterra?
La differenza non è nei singoli ma nel modo di difendere, nella compattezza dei reparti. In Italia c’è un’organizzazione superiore.

Che differenza invece ha notato tra i media italiani e quelli tedeschi o inglese?
Quasi nessuna. I giornalisti sono uguali ovunque. Magari qui si tende a dare spazio anche a persone che non hanno gli strumenti per giudicare. Faccio un esempio: se hai giocato vent’anni come fai a esprimere un parere serio su quello che succede?

Invece cosa hanno di diverso i tifosi romanisti?
La riposta è semplice: in Inghilterra e in Germania amano il calcio. A Roma invece sono pazzi di calcio. Penso a quanti punti in più avremmo conquistato se la Curva Sud fosse stata piena per tutto il campionato.

Il suo rapporto con i tifosi com’è? Un anno fa sono arrivati in cinquemila ad accoglierla a Fiumicino. Poi però in molti l’hanno fischiata…
Per il discorso dell’equilibrio di cui parlavamo prima, Roma non è un posto semplice per giocare a calcio. Ma io sento che la maggior parte dei tifosi mi sostiene ancora.

Cosa non ama del mondo del calcio?
Non mi piace che la gente penso che per noi la vita sia facile. Raggiungere certi obiettivi è difficile, credetemi. E lavoriamo tanto per ottenerli, a costo di enormi sacrifici e di stress notevoli. Spesso si pensa al benessere dei soldi ma non si ragiona sulla fatica che serve per arrivare a quei soldi. Se fosse semplice diventare ricchi giocando a calcio, lo farebbero tutti.

Dzeko è partito dalla guerra e dalla miseria. Cosa rappresenta la Bosnia oggi per lei?
La Bosnia è tutto per me. Ho passato brutti momenti là, ma per questo sono legato ancora di più alla gente. E’ il miglior Paese del mondo, anche se la politica corrotta cerca di rovinarlo di continuo.

Bosniaca è anche sua moglie, la modella Amra Silajdzic. Come è nato l’amore?
Ci siamo conosciuti a Sarajevo cinque anni fa. Ma la relazione è cominciata l’anno dopo a Los Angeles, dove ci siamo incontrati per caso durante una tournée del Manchester City. Abbiamo preso un caffè e così è nato tutto.

Compresa sua figlia, che si chiama Una…
Una, che ora ha quasi sei mesi, è il nome di uno dei fiumi più belli della Bosnia, Ho sempre creduto che se avessi avuto una bimba l’avrei chiamata così.

Una è nata a Roma. Qualcosa vorrà dire sul suo futuro…
Infatti sono ancora qui.

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