Corriere dello Sport (M. Evangelisti) – Un punteggio perfetto. Diciamo pure che meno si fa e meno si sbaglia. In 454 partite di club Edin Dzeko ha affrontato la Juventus una sola volta. Già: ha percorso le strade d’Europa, ha frequentato le coppe e i campionati con più maglie, si è incassato nelle aree di rigore del mondo eppure ha visto bianconero di colpo il 30 agosto 2014, all’Olimpico di Roma.
SENTIERI – Siccome Dzeko non è una giovane mammola, appunto, tanto gli era comunque bastato per annusare il pericolo. La Roma conquistò tutte le posizioni del campo e le tenne fino alla fine, fin quasi alla fine. La Juventus rinacque improvvisamente e quasi pareggiò la partita. Ci si mise di mezzo Szczesny parando su Bonucci, ci si era messo di mezzo lui stesso segnando il gol del 2-0 dopo la punizione ripassata a china di Pjanic. Era anche un altro Dzeko, siamo franchi. Il punteggio perfetto contro la Juve, una partita, una vittoria, un gol (e un’ammonizione, per buona misura), l’inizio di un viaggio su un sentiero luminoso e poi sempre più opaco, sempre meno distinguibile. Alla fine dell’estate Dzeko era l’uomo chiamato dalla Roma per mettere a ferro e fuoco le reti avversarie. Il bosniaco che scala l’aria per raggiungere un pallone morbidamente tracciato a parabola da Iago Falque, scavalca Chiellini, lo stritola, colpisce di testa e sembra abbia colpito con un maglio, batte Buffon era esattamente quanto i tifosi si aspettavano. A quel punto è stato come se si fosse aperto un bozzolo. E’ uscito qualcosa d’altro. Un giocatore esiliato fuori della zona pericolo, un Totti che distribuisce senza i piedi di Totti. Anche un centravanti che non segna, come dire un cane da caccia privo di fiuto. In campionato Dzeko è andato in rete altre due volte, sempre su rigore.
TURBO – Magari ricomincia tutto dalla Juventus come con la Juventus tutto si è arrestato. Alla Roma stanno lavorando per questo, per Dzeko. I compagni non lo hanno mai abbandonato, e non parliamo soltanto dell’amico Miralem Pjanic. Dzeko di gol ne realizza parecchi ma quando non vale. In allenamento. Li realizza applicando diligentemente il suo repertorio, che è vastissimo: di testa, di destro, di sinistro. L’allenatore Luciano Spalletti invita tutti a cercarlo il più possibile, cosciente del fatto che ritrovare il centravanti sarebbe arrivare a metà dell’opera. Dal punto più basso di solito si risale e questa volta la retorica ha anche un senso. Dzeko con il Verona ha sì sbagliato quattro gol, ma ha anche ricevuto più servizi utili in una partita che in tutto il resto del campionato. Gli manca ancora la risposta immediata delle gambe alla sollecitazione visiva, l’istante di turbo che lancia l’attaccante puro verso il pallone prima che i difensori intervengano. Non è affatto poco, ma domenica dopo parecchio tempo si sono viste guardie scelte faticare a tenere il passo del sorvegliato speciale.