La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Prima della gara d’andata Alexandre Lacazette ci aveva scherzato su così: «Cosa ha più di me Dzeko? I centimetri… Lui è più forte di testa, io forse sono più veloce». Quei centimetri in più sono 18, con Dzeko che arriva a 193 e Lacazette «appena» a 175. Ma la sfida di stasera non si giocherà solo su quei centimetri, anche perché se dovesse essere così la Roma non avrebbe grandissime possibilità di rimonta. Se c’è una cosa su cui Dzeko non è davvero decisivo, infatti, è proprio il colpo di testa. Ed allora Edin e Lacazette stasera si sfideranno a distanza su altri campi, terreni, aspetti. Con il primo che cercherà altri gol per mettere le ali alla Roma verso l’attesa remuntada e il francese che invece sarà lì, con il solito veleno, per provare a spegnere sul nascere qualsiasi tentativo di rimonta.
IL MOMENTO – È inutile negarlo, la partita di stasera passa inevitabilmente per questi due qui, i due centravanti. Perché la Roma avrà bisogno di attaccare (e non poco) e perché al Lione – per rintuzzare i tentativi giallorossi – servirà presumibilmente almeno un gol. Ed allora saranno loro a guidare, a condurre, ad aiutare a sognare, da una parte o dall’altra. Del resto, che quella di entrambi sia una stagione già molto importante lo dicono anche i numeri: 30 gol stagionali per Dzeko su un totale di 41 partite (media-gol di 0,73 a gara), 28 su 33 gare (senza contare quella sospesa con il Metz in campionato) per Lacazette, con una media che però sale rispetto al bosniaco, fino ad arrivare a 0,85 a match. Insomma, numeri importanti che testimoniano quanto i due centravanti siano assolutamente vitali per le rispettive squadre. «Dobbiamo dare un po’ di più tutti perché per passare servirà la squadra – dice Dzeko – Servono 90’ di aggressività, dovremo essere alti con la difesa visto che i loro attaccanti sono forti. Ma dobbiamo dimostrare di essere più forti ed è questo il momento di dimostrarlo. Abbiamo perso solo il primo tempo, non ancora la partita».
LE DIFFERENZE – Per ora quel primo tempo, nella loro sfida personale, l’ha vinto proprio Lacazette. E anche di molto, vista che la gara di Lione è una di quelle (poche per la verità) sbagliate da Dzeko. Stasera ci sarà la possibilità per lui di prendersi la rivincita, anche se poi ad Edin interessa molto di più il passaggio del turno che non la gloria personale. Che poi lui e Lacazette siano due centravanti profondamente diversi si sa, soprattutto per stazza fisica ed atletismo. Anche se poi in comune una cosa ce l’hanno eccome: la qualità tecnica. Con quella, cercheranno di raggiungere i rispettivi obiettivi. Dzeko dovrà attaccare gli spazi e giocare di sponda per gli inserimenti dei centrocampisti e dei trequartisti giallorossi, provando anche a portare fuori posizione uno dei due centrali (Mammana e Diakhaby) con i suoi movimenti a «risucchio» per creare spazio centralmente dove può andar far male, ad esempio, uno come Nainggolan. Lacazette, invece, avrà presumibilmente spazio per far male, soprattutto negli uno contro uno a campo aperto dove andrà a cercare più Fazio di Manolas, proprio per sfruttare il mismatch (a suo favore) sulla velocità.
IL CONFRONTO – Che poi siano due centravanti diversi, ce lo dicono anche altri indicatori statistici. Andando ad analizzare il confronto tra i due (con riferimento solo al campionato ed alle coppe europee), scopriamo infatti che Dzeko tira molto di più in porta (4,59 volte a partita contro le 2,96 di Lacazette), mentre il francese crea molte più occasioni del bosniaco: 1,53 a gara per lui, appena 0,78 per Edin. Insomma, uno vive più per la porta e la sente anche di più, l’altro cerca anche con il suo movimento perpetuo di favorire le giocate e le conclusioni dei compagni di reparto. In buona sostanza, si potrebbe ridurre il tutto ad una differenza dialettica: più centravanti d’area Dzeko (anche se poi spesso lo vediamo anche giostrare fuori), più centravanti di movimento invece Lacazette. Chi sarà più decisivo stasera, poi, ce lo dirà solo la partita dell’Olimpico.
IL RICORDO – Ovviamente, Dzeko spera proprio che possa essere lui. Non fosse altro perché nella sua vita di rimonte vere ed importanti ne ha già vissuta qualcuna. Ad iniziare da quel Manchester City-Queens Park Rangers del 13 maggio 2012 che regalò ai Citizens il trono d’Inghilterra quando tutto sembrava oramai perso (con il titolo che venne assegnato al City per la migliore differenza reti sui cugini dello United). «In quella partita perdevamo 2-1 fino al 91’, poi pareggiai io e Aguero segnò il gol della vittoria. Ripensando a quella partita ed a Barcellona-Psg mi viene in mente che nel calcio è sempre tutto possibile». Figuriamoci allora se lo spaventa la sfida con Lacazette o l’idea di dover rimontare due gol al Lione questa sera.