
Corriere dello Sport (R.Maida) – Questa non è soltanto la storia di una bella amicizia. E’ soprattutto la storia di due colleghi di lavoro che si capiscono al volo. Un cenno con la testa, un gesto, uno sguardo, una parola in codice balcanico. Vale tutto e il gioco è fatto. Kolarov ispira e rifinisce, Dzeko conclude e banchetta. Era già successo, succederà ancora. Nella Roma che segna quattro gol a Benevento, recuperando il gusto di divertirsi, tutto è nato dalle loro idee, dalla loro intesa. Nel loro caso viene lontano, dalla grigia Manchester e da una lunga serie di successi condivisi. Sono affini, sono inseparabili, sono micidiali.
SORRISI – Nella serata fredda di Benevento, con le montagne sannite sullo sfondo, Kolarov e Dzeko rappresentano l’immagine di una felicità compiuta. «Non avevo dubbi – dice Dzeko – che Alex mi avrebbe aiutato. Mi ha dato tanti assist quando giocavamo insieme nel City, sta continuando a Roma». Uno contro il Verona, sul primo palo; uno al Vigorito, sul secondo. E poi Kolarov ha piazzato il piede sinistro anche nel quarto gol producendo il cross che ha generato l’autorete di Venuti. Ha anche perso 16 palloni ma, da campione qual è, ha saputo scegliere il momento giusto per sbagliare. Non esattamente un dettaglio.
MOSTRUOSO – Al resto ha pensato papà Edin che, dopo il botta e risposta a mezzo stampa con Di Francesco, si è sfogato con due doppiette rifilate ai successivi avversari dedicando quattro reti in cinque giorni al neonato figlio Dani. E per fortuna che le polemiche fanno male alle squadre… Mai Dzeko aveva cominciato così forte nella Roma (cinque gol in quattro partite di campionato) e con i due gol di Benevento ha portato a 21 il totale in Serie A nell’anno solare: è il principe dei cannonieri “italiani” del 2017, non considerando i rigori; viene da un malloppo di 21 gol nelle ultime 21 giornate, a conferma delle premesse e delle promesse di mezza estate. «Non mi sono mai sentito così bene» raccontava Dzeko, nonostante i 31 anni e il ricco curriculum di centravanti alle spalle. Se contro il Verona aveva tirato 10 volte verso la porta, stavolta è salito addirittura a 11 sfruttando anche il piede meno delicato, il sinistro, per celebrare il quarto gol venuto da fuori area nella sua carriera in Serie A (sui 42 totali). Una perla meravigliosamente rara del suo repertortio. Per concludere con i numeri, il Benevento è stato la sua ventiduesima vittima nel campionato italiano: soltanto al Frosinone, poi retrocesso, non ha fatto gol.
AVANTI – E se una settimana prima (non un mese prima) si era lamentato perché sentiva il vuoto di Salah e Nainggolan, ieri se l’è spassata anche senza Salah e Nainggolan. «Ma a me piace questo gioco, con Di Francesco non ci sono mai stati problemi – spiega -. Siamo ancora all’inizio della stagione, la condizione migliorerà con il passare delle partite». Senza turnover, possibilmente: «Io più gioco, meglio sto». Agli altri tocca uscire ogni tanto, a Dzeko no. E nemmeno a Kolarov, unico giocatore di movimento della rosa ad aver giocato tutti i minuti del campionato. L’asse balcanico è un architrave irrinunciabile. Che Roma sarebbe senza di loro?
