Corriere dello Sport (R. Maida) – L ’apnea, determinata dall’ansia, è terminata dopo 12 ore con un respiro profondo. E un bel sorriso del protagonista sotto osservazione: Paulo Dybala sta bene, al Dragao ha chiesto il cambio perché il calcione sul ginocchio di Varela gli ha causato molto dolore, però non ha tanti motivi per preoccuparsi. Ha provato a restare in campo, si è arreso poco prima dell’intervallo perché riusciva a correre e tantomeno a calciare, eppure se l’è cavata con uno spavento.

Oggi farà altri esami per escludere definitivamente infiammazioni tendinee ma dopo i primi controlli effettuati ieri mattina, al rientro dal Portogallo, la paura è passata. E’ stato Dybala il primo a festeggiare il responso. Le sue sensazioni in tempo reale, come dimostravano le mani a proteggere il volto terrorizzato, non erano buone. Il timore era una lesione, come gli era capitato a Cagliari un anno e mezzo fa. Invece l’articolazione è un po’ gonfia per la botta, niente di più. La rotula è intatta, i legamenti pure. Basteranno due o tre giorni di riposo, con ghiaccio sul ginocchio, antinfiammatori e un po’ di fisioterapia, per restituirlo alla Roma. E’ da evitare una sua convocazione per Parma, dove comunque Dybala sarebbe andato in panchina per evitare sovraccarichi, ma la sua presenza nel ritorno dei playoff contro il Porto non sembra in discussione. Scusate se è poco per una squadra che deve vincere per passare il turno.

Esistono un paio di precedenti confortanti, da questo punto di vista. Due anni fa, sempre al livello dei sedicesimi di Europa League, Dybala si fece sostituire a Salisburgo perché aveva sentito un fastidio muscolare. La settimana dopo giocò titolare e segnò il gol della qualificazione. Nei quarti poi, stessa situazione a RotterdamMourinho fu obbligato a toglierlo già nel primo tempo. Ma al ritorno, entrando negli ultimi minuti, Dybala inventò la magia che condusse la Roma ai supplementari, dove poi El Shaarawy e Pellegrini avrebbero completato la missione eliminando il Feyenoord di Arne Slot. Ranieri naturalmente si augura che l’atmosfera della grande partita, da dentro/fuori, agisca come un detonatore di talento nella testa dove poi El Shaarawy e Pellegrini avrebbero completato la missione eliminando il Feyenoord di Arne Slot. Ranieri naturalmente si augura che l’atmosfera della grande partita, da dentro/fuori, agisca come un detonatore di talento nella testa del suo miglior giocatore, che proprio alla vigilia della sfida di Oporto aveva elogiato per le qualità professionali e umane. E pure per la continuità nelle performance.