Il Tempo (F. Zurina) – Joseph Blatter non è più il presidente della Fifa. Anzi lo è ancora. Per qualche mese, forse un anno. Ha annunciato le dimissioni ma non immediate, sembra un politico o politicante italiano, lascia ma raddoppia, se ne va ma resta. Ma stavolta Blatter sente puzza di bruciato, l’incendio dell’Fbi ha portato lo scompiglio nella real casa di Zurigo, quella sporca mezza dozzina di arrestati è una vergogna mondiale, trasmessa in televisione, gli americani se ne fottono del politically correct, se devono mettere le manette a qualcuno approfittano delle telecamere e delle camere di albergo, se è Strauss Khan meglio, se si tratta di un alto dirigente del calcio mondiale ancora di più. Per il momento Blatter è salvo, innocente, puro e duro. Ma sotto i suoi piedi il pavimento mostra cedimenti, le tavole non hanno tutti i chiodi ben piantati, il danaro sporco puzza, l’evasione fiscale e le mazzette fanno girare gli zebedei agli investigatori della Federal bureau of investigation ma anche ai rivali dell’Uefa. Platini ha scritto un comunicato di pochissime parole ma sono una sventagliata di mitra: «Decisione difficile, coraggiosa, giusta», come a dire, bravo ma lento, potevi pensarci prima, caro herr Sepp, potevi presentarti già con le dimissioni in mano ed evitare questo epilogo da commedia dell’arte.
Blatter ha voluto giocare contro tutto e contro tutti, a settantanove anni ha creduto di essere un duce eterno ma gli ultimi fatti e misfatti lo ha messo a nudo. Ora non è affatto detto che lascerà definitivamente la poltrona con tutti i pulsanti del potere. Blatter è uomo astuto, furbo, intelligente, acido e perfido. Nel corso di questi anni si è liberato di alcuni collaboratori che avevano intuito e scoperto il malaffare, addirittura Garcia, non Rudi allenatore romanista, ma Michael J., il capo degli investigatori della stessa Fifa che aveva scoperto i guai. Il tempo delle mele va a concludersi. Blatter ha capito di essere circondato da cortigiani e non amici, da collaborazionisti e non collaboratori. Se ne è infischiato per gli ultimi quattro anni del suo quarantennale rapporto con la Fifa ma adesso ha deciso di fermarsi, di riflettere e di fare slittare ai prossimi mesi la svolta. Da dicembre a marzo il comitato straordinario si occuperà di trovare i candidati che porteranno alla svolta. Nell’attesa sarà lui stesso, il dimissionario, a costruire la casa del Grande Fratello e a provvedere alle nomination e alle espulsioni. L’Uefa è alla finestra, Platini non si muove, conosce l’arte del play maker, sa quali debbano essere i tempi per intervenire. Il suo candidato sconfitto, il principe di Giordania, Al Hussein, si è prontamente ristabilito e ha annunciato di ricandidarsi al soglio. Si possono prevedere mesi di grandi lavori sotterranei, settore nel quale Blatter e i suoi fidati sono abilissimi, come dimostrano questi quarant’anni di storia. Gli ultimi fuochi sono stati anche patetici da sceneggiata napoletana, con la partecipazione della figlia Corinne all’accorata in difesa del padre.
Blatter stesso ieri ha detto che non vuole perdere tempo. Strano, se così fosse avrebbe potuto salutare e sparire da tempo, per il bene suo e della Fifa. Non lo farà, almeno per quanto riguarda l’ufficio di Zurigo. Non sarà comunque presente alla finale di champions league tra Barcellona e Juventus. Michel Platini lo ha invitato ufficialmente già sapendo che la poltroncina dell’Olimpia Stadion resterà vuota e sarà occupata da un altro personaggio. Buon segno per Buffon e Pirlo che già nel 2006, in quello stadio, non videro Blatter nel momento della consegna della coppa.